“Andrà tutto bene”, almeno nella Casa Svizzera di Malnate

In questi ultimi mesi nelle case di riposo di alcuni Paesi europei si è scatenata la tempesta perfetta: circa la metà degli ospiti che risiedevano negli ospizi, nelle comunità per disabili e nelle residenze sanitarie assistenziali è morta per Covid 19. “Una tragedia umana inimmaginabile”, così è stata definita da Hans Kluge, direttore sanitario dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

In Italia, la regione più colpita è stata la Lombardia, dove i numeri dei contagi sono stati davvero impressionanti e perlopiù generati dalla necessità di alleggerire il carico di lavoro di pronto soccorso e ospedali, quasi al collasso, individuando luoghi per accogliere pazienti clinicamente stabilizzati. Ma questi luoghi, gli alloggi assistenziali appunto, sono polveriere, abitate da persone fragili per età e condizioni di salute che andavano per prime tutelate e protette con tutte le cautele e, magari, anche con un po’ di buon senso.

Nel triste panorama di cui abbiamo letto sui quotidiani, per fortuna, vi sono state delle eccezioni. Si contano infatti sulle dita di una mano gli esempi di strutture per anziani che hanno saputo far fronte all’emergenza sanitaria e, tra questi esempi virtuosi ce n’è uno svizzero: La Residenza di Malnate, in provincia di Varese.

L’esperienza de La Residenza
Conta ben 145 anni di storia, lo chalet per il soggiorno “dei non più giovani” a firma dell’architetto svizzero (ça va sans dire) Hans Fritz, già noto per aver progettato negli anni ’60 alcune modifiche al palazzo del Centro Svizzero di Milano.

La Residenza è un piccolo angolo di paradiso collocato ai piedi delle Prealpi, a Malnate, ma soprattutto è una casa moderna e funzionale: ampi soggiorni modulabili, grandi camere singole e, se non bastasse, un parco secolare di 12.000 mq per le passeggiate pomeridiane. Tali caratteristiche architettoniche hanno certamente aiutato, in questo momento così critico, a rendere un po’ più facile il lavoro del management della casa-albergo.

Accoglie 44 ospiti autosufficienti, vi lavorano 23 persone, fra dipendenti e operatori, e non si è verificato nessun caso di Coronavirus e nessun contagio, grazie ad un attento ed efficiente piano anti pandemia messo a punto dal presidente Alberto Fossati, in stretta sinergia con la direttrice Antonella De Micheli.

Ai primi segnali di rischio, sin dallo scorso 24 febbraio, la casa svizzera ha adottato alcune importanti misure precauzionali, come il divieto delle visite dei parenti e quello di accesso dall’esterno. Tutti i fornitori infatti sono stati invitati a depositare i pacchi in un’area esterna, dove venivano disinfettati dal personale prima di essere portati all’interno della struttura. Misure che sembravano eccessive e inizialmente criticate...

Come sappiamo, non è facile vivere in isolamento e men che meno per le persone anziane che aspettano con gioia il momento delle visite dei propri famigliari, ma gli ospiti hanno invece ben compreso la necessità delle nuove disposizioni. Come sintetizza lucidamente il signor Carlo Calamusa, 99 anni e tutta l’intenzione di voler festeggiare i 100, “L’ansia è peggiore della malattia e trova origine nella paura. La cura è necessaria. Nella nostra comunità si vive in clausura per la nostra sicurezza; l’assistenza è ottima e diciamo al Virus 19: qui non si entra”.

Ha prevalso l’empatia e la compartecipazione di Antonella De Micheli e del suo staff nel comunicare sia verbalmente che con l’aiuto di una cartellonistica chiara, ma non ansiogena, le nuove regole di convivenza a tutela degli ospiti e dei collaboratori, che tutti ormai conosciamo bene, come il mantenere le distanze o lavarsi spesso le mani.

La fornitura dei presidi di protezione merita poi una menzione speciale.
La signora Luciana Gilli con uno sguardo dolce e attento, seduta nella comoda poltrona rossa della sua bella stanza, ci racconta: “Il personale addetto alla nostra cura ci circonda munito di guanti e mascherine, oltre alle divise. Così funziona anche per gli addetti alla cucina ed al servizio in tavola. Devo dire che queste misure precauzionali ci danno una grande sicurezza e sono certa che daranno un risultato più che soddisfacente, in attesa che finiscano presto i timori”.

Tutto il materiale sanitario (mascherine, guanti, camici, dispenser per la sanificazione, bombole di ossigeno extra, ecc.) è stato procurato in totale autonomia e non senza difficoltà. Era importante infatti avere garanzie da parte dei fornitori sulla qualità e tempistica di consegna della merce. Le mascherine, in particolare, acquistate in grandi quantità sono state generosamente fornite anche ai famigliari dei dipendenti. La Residenza, ancora una volta, ha agito con tempismo e lungimiranza adottando i dispositivi di protezione ben prima che ne fosse introdotto l’obbligo a livello nazionale!

Ma non è tutto.
Nel mezzo della crisi c’è stato anche il tempo per ascoltare i bisogni di alcune realtà del territorio locale. Sono state donate un certo numero di mascherine a coloro che ne erano ancora privi e che avevano altrettanto bisogno di essere protetti e si è elargito un contributo all’associazione di volontari SOS Malnate per l’acquisto di dispositivi di protezione per i soccorritori che hanno trasportato pazienti Covid negli ospedali di zona.

Si sa, far del bene porta bene e alla Residenza un giorno è arrivata una grossa fornitura di kit di protezione, gradito omaggio dell’azienda Lati Industria Termoplastici di Vedano Olona. Anche il Comune di Malnate, tramite il Sindaco, ha provveduto a fornire un certo quantitativo di mascherine e di visiere, realizzate con una stampante 3D. Sono queste belle storie di solidarietà, che creano un clima che favorisce i rapporti fondati sulla fiducia e l’aiuto reciproci!

Entriamo a questo punto nel vivo e facciamo qualche domanda al gruppo dirigente.
Questi nonni non possono incontrare i famigliari. Non possono più guardare i programmi di intrattenimento a cui erano abituati perché la TV non li manda più in onda, per contro, i telegiornali forniscono notizie, a dir poco, terrificanti. Infine, le attività di animazione che ospitavate regolarmente alla Residenza sono ormai sospese. Che qualità della vita potete garantire oggi ai vostri ospiti?
Lo abbiamo chiesto alla direttrice De Micheli.
“Grazie per questa domanda che mi permette di mettere in luce un aspetto del mio lavoro che più mi sta a cuore: il prendersi cura anche delle “ferite invisibili” dei nostri residenti; come dire, sento su di me il peso della vita degli altri.

Subito dopo aver messo in sicurezza i nostri ospiti, il mio primo pensiero è stato quello di riconnetterli – è proprio il caso di usare questo termine – con i loro cari, che non hanno più potuto incontrare di persona. Qui ci sono venute incontro le nuove tecnologie e i nuovi strumenti per comunicare: abbiamo infatti predisposto sin dai primi di marzo una postazione fissa con la quale possono comunicare quotidianamente via Skype. Abbiamo poi fornito loro tablet per le videochat da tenere nella privacy delle loro camere e istituito un servizio di chiamata ai famigliari, su appuntamento. Vedere i propri cari e poterci parlare quando ne hanno voglia li ha molto tranquillizzati e confortati.

Per quanto riguarda le attività del tempo libero è stato un po’ più difficile, perché in effetti la quantità di iniziative che proponiamo annualmente è davvero notevole e credo che poche altre strutture possono vantarne altrettanto. Il non “chiudersi” è sempre stata la filosofia della Residenza e purtroppo incontri, concerti, spettacoli teatrali, presentazioni di libri, escursioni e pranzi fuori sede ce li siamo dovuti scordare. Allora ho proposto loro di fare gli inviati per il giornalino della Residenza che pubblichiamo bimestralmente. Questa attività di scrittori li ha molto divertiti e interessati e soprattutto penso che li abbia aiutati psicologicamente a sfogare ansie e paure inespresse.

Abbiamo poi organizzato tornei di carte in sicurezza, predisponendo cioè tavoli molto grandi che permettono di ospitare quattro giocatori o giocatrici. Il gioco delle carte è molto amato dai nostri anziani!

Per quanto riguarda la televisione, abbiamo cercato di proporre documentari sulla natura, film divertenti ma anche funzioni religiose in streaming evitando il più possibile di esporli a trasmissioni caratterizzate solo da eccessivo allarmismo, senza peraltro fornire informazione, e prendendoci il tempo necessario per spiegare cosa stesse succedendo fuori.

Abbiamo coccolato le nostre signore approntando un servizio interno per la messa in piega settimanale e uno di acquisto delle loro creme per il viso, acqua di colonia, prodotti per il corpo, riviste ecc. presso i negozi di zona. Piccoli vizi, insomma, che le hanno tirate su di morale.
I risultati fin qui ottenuti ci sembrano molto soddisfacenti, anche dai ritorni che abbiamo dai famigliari con i quali vi è un rapporto di grande fiducia.
Ma non ci fermiamo qui: stiamo pensando a gruppi di lettura, una rassegna cinematografica sulle donne che hanno fatto la storia e per l’estate un icecream party con tanto di furgoncino nel nostro bel giardino! Insomma la strada è ancora lunga e non ci perdiamo d’animo, come è stato finora. Noi ci siamo”.

Come si organizzerà la ripresa delle attività e delle visite dei famigliari? E come si tutelano i residenti quando si inseriranno nuovi ospiti alla Residenza?
Lo abbiamo chiesto al Presidente Fossati.
”Siamo attualmente in una situazione di sospensione inaspettata della nostra quotidianità. In primis, dovremo vedere come si evolverà questa terribile pandemia e di conseguenza riprenderemo, con la prudenza che finora ci ha contraddistinto, le nostre attività di socializzazione, così come la riapertura delle visite dei parenti dei nostri utenti, all’interno di un percorso condiviso di regole di sicurezza.

Il capitolo dell’ingresso di nuovi ospiti richiede invece una ponderata riflessione per individuare la giusta strada da intraprendere in futuro.
L’era del Coronavirus ha permesso di far capire al mondo che è necessaria e auspicabile una maggiore responsabilità per la cura degli anziani, cosa che noi facciamo da sempre con impegno e dedizione.

Dal punto di vista pratico siamo fortunati perché la nostra è una casa – che ha molti luoghi dove il distanziamento fisico - non mi piace definirlo “sociale” -è possibile e facile da mettere in pratica, senza per questo venir meno all’aspetto umano e sociale tra gli ospiti. Inoltre, operativamente abbiamo definito un piano anti pandemia chiaro ed efficace che prevede, tra le altre misure, camere dove isolare, in quarantena, gli ospiti prima di inserirli - o reinserirli - in comunità. È un tema questo molto attuale a cui stiamo lavorando, perché abbiamo recentemente ricevuto diverse domande di ammissione.

Il futuro dei nostri anziani, di oggi e di domani, ci sta molto a cuore, ed è nostro desiderio e volontà poter essere sempre in grado di rispondere non solo alle necessità quotidiane, ma anche alle reciproche aspettative che dobbiamo intuire ed interpretare. E come dice Monsignor Delpini, Arcivescovo di Milano: “è solo quando gli uomini camminano insieme, verso una stessa direzione, che nasce una strada”.

Resistere non è inutile, perché vinceremo questa battaglia come abbiamo vinto le altre. Un giorno si troverà un vaccino e si smetterà di “combattere tenendo la testa ritirata nel guscio, come le tartarughe”, come dice con un’immagine suggestiva Antonio Golzi, un giovanotto di 93 anni.
Fino a quel momento, ci abbracciamo virtualmente, virus free.

Antonella Amodio
SOCIETÀ SVIZZERA DI MILANO