Chi siede alla guida potrà anche dormire? I veicoli autonomi sono già su strada.

I veicoli diventeranno un salotto dove potremo passare il tempo come più ci piacerà.

LUGANO – Prossimamente, durante il tragitto che ci porta al lavoro, potremo leggerci tranquillamente la Gazzetta Svizzera, mentre la nostra automobile si guida da sola?

La tecnologia del trasporto viaggia veloce, le sperimentazioni su strada si svolgono in molti Paesi e in quelli più avanzati la guida autonoma – ai primi livelli – è già una piccola realtà.

Auto e pulmini senza conducente sono visibili in strade a circolazione sicura. A Sciaffusa svolgono pubblico servizio autobus senza autisti, così come a Sion e in altre cittadine. La Svizzera è all’avanguardia in questo con un polo di sperimentazione divenuto riferimento internazionale.
Anche in Italia si stanno svolgendo sperimentazioni avanzate e test in luoghi sicuri.

Chi segue e testa da vicino queste incredibili innovazioni dei veicoli è certo che la tecnologia servirà alla nostra sicurezza stradale. Ne parliamo con l’esperto Luigi Melita, Direttore editoriale Automotive della rivista di settore HDMotori.it.

Oggi abbiamo già tante automazioni, come la frenata autonoma, tuttavia, parte del pubblico over 50 non le vede di buon occhio, molti detestano le auto centralizzate che comportano grandi costi anche per un piccolo problema meccanico, e c`è persino chi vorrebbe tornare ai finestrini a funzionamento manuale…
«È vero che gli ADAS, cioè i sistemi di assistenza alla guida, comportano dei costi in più, basti pensare che vanno ricalibrati anche quando si cambia parabrezza. Questo però non può fermare l’innovazione perché si tratta di progresso applicato alla sicurezza. Una frenata automatica in grado di evitare un incidente al ragazzino distratto dal cellulare così come all’anziano colpito da un malore vale la spesa in più? La frenata automatica non salva solo vite umane ma evita anche quei tamponamenti che accadono ogni giorno fra vetture nel traffico, risparmiando quindi sulle riparazioni».

Davvero durante il tragitto che ci porta al lavoro potremo farci una dormitina mentre la nostra automobile si guida da sola?
«Per arrivare a questo bisognerà aspettare i livelli più evoluti della guida autonoma, il 4 e il 5. Oggi siamo in una fase di automatismi per l’assistenza alla guida a livelli 1, 2 della classificazione SAE».

Dunque a che punto siamo?
«So che in Svizzera circolano già alcune navette autonome. In Italia siamo ancora agli inizi con il progetto Smart Road e gli sviluppi principali si vedranno entro il 2020 a Torino, in Campania e a Modena con una circolazione in aree limitate. In Usa troviamo una situazione diversa, basti pensare a Lyft che ha già avviato sperimentazioni dove chiunque, prenotando un’auto tramite servizio di car sharing, potrebbe veder arrivare un taxi autonomo, ovviamente con i tecnici a bordo pronti ad intervenire in caso di problemi. Celebri anche gli esempi di Google e di Waymo sempre negli Stati Uniti».

Quali sono i pregi principali della guida autonoma?
«Sicurezza e tempo. Il primo scenario è facile da capire: eliminando l’imprevedibilità della variabile umana avremo strade più sicure. Già oggi i sistemi di assistenza alla guida sono stati in grado di evitare molti incidenti e stiamo parlando di una percentuale di auto ancora insignificante rispetto al totale delle vetture in circolazione. Con la guida autonoma avremo poi più tempo: chi oggi legge il giornale nel traffico o guarda le mail sullo smartphone, mettendo a rischio tutti con questo comportamento, domani sarà legittimato a farlo. Le ore passate in coda potranno diventare produttive per il lavoro o le potremo spendere per recuperare quella puntata della serie TV che ci mancava. L’abitacolo si trasformerà, diventerà un salotto dove potremo passare il tempo con i passeggeri oppure mettere in piedi una riunione di lavoro».

Tra i pregi si mette sempre al primo posto il supposto calo degli incidenti: chi non se ne intende, d’istinto pensa il contrario, ossia, non potendo controllare direttamente tutte le possibili variabili della realtà stradale, il rischio incidenti aumenta…
«Credo che questo pensiero nasca dal fatto che tutti ci sentiamo grandi piloti. In realtà si tratta di una percezione sbagliata: anche i guidatori migliori (che sono pochi) si possono distrarre, la stanchezza può colpire chiunque e inaspettatamente. Quando la guida sarà completamente autonoma le auto avranno sensori ridondanti così da funzionare anche in caso di avaria e in più comunicheranno fra di loro. L’auto saprà in anticipo della presenza di un veicolo in arrivo dietro una curva cieca o di una buca sulla strada perché una telecamera, un’altra auto o dei sensori avranno inviato quest’informazione prima che il pilota possa effettivamente accorgersi dell’ostacolo. Oggi la tecnologia serve ad aiutare il conducente e a dargli “un paio di occhi in più”, domani potrà sostituirlo. L’unico dubbio è quello etico, ovvero cosa farà il computer quando l’incidente sarà inevitabile? Sceglierà di salvare il ciclista o schivarlo buttandosi fuori strada e mettendo a rischio gli occupanti”? Domanda lecita ma si tratta di casi rarissimi già oggi e che in futuro diventeranno ancora più rari».

D’altronde durante i primi test gli incidenti non sono mancati ed il morto nemmeno…
«Non possiamo fermare il progresso per un incidente, la storia è piena di casi simili. Riguardo all’incidente di Uber in Arizona, è stato dimostrato che si è trattato di un errore umano. Quando parlo di guida autonoma nei miei video, ad esempio, aggiungo sempre una puntualizzazione: oggi i livelli 1 e 2 della guida autonoma, quelli disponibili in commercio, non sollevano il conducente dalle sue responsabilità, servono solo ad assisterlo e a rendere meno faticoso il viaggio».

Questi veicoli dovranno superare la complessa fase delle omologazioni di legge.
«Sì, il vero problema della guida autonoma è oggi la lentezza burocratica perché i progressi tecnologici corrono più velocemente di quanto non riesca a fare il legislatore. I test proseguono a ritmo serrato ma già oggi esistono auto di livello 3 che potrebbero guidare in autonomia in autostrada, dalla rampa di accesso a quella di uscita per intenderci. Questa è la “guida autonoma” alle porte. In città e nell’extra-urbano le variabili aumentano esponenzialmente (il bambino che attraversa, i lavori in corso, il traffico irregolare) e dovremo aspettare qualche anno in più».

Lei quali veicoli autonomi ha testato?
«Ho avuto la fortuna di poter provare tantissimi veicoli con vari sistemi di assistenza alla guida. Tesla, Mercedes-Benz e Audi hanno oggi sistemi che sono molto vicini al livello 3, ho provato Tesla Model S e Model X che, come accade anche per le ultime Mercedes, possono cambiare corsia da sole previa l’attivazione della freccia da parte del conducente».

E in città?
«In città l’auto frena da sola se mi distraggo, mi avvisa se c’è un veicolo nel punto cieco dei retrovisori, parcheggia da sola e si ferma se, in uscita dal parcheggio, si accorge dell’arrivo di un altro veicolo o di un pedone. La guida veramente autonoma esiste già sulla carta e su strada: questo gennaio, a Las Vegas, ho visto auto in grado di portarti da A a B senza l’intervento del pilota, ma si tratta ancora di vetture sperimentali con a bordo operatori pronti ad intervenire».

Cosa farà mentre non guiderà?
«Sicuramente approfitterò della guida autonoma per dormire o lavorare: già oggi nei video faccio vedere come l’auto sia in grado di intervenire in caso di distrazione. Si tratta di esempi a puro scopo didattico e situazioni controllate (con una seconda persona a bordo pronta ad avvisarmi) ma sono comunque dimostrazioni di come la tecnologia sia già oggi pronta, specie in autostrada».

Annamaria Lorefice
lorefice.annamaria@gmail.com

un autobus senza conducente nel canton Sciaffusa (foto CdT).

foto di uno dei progetti svizzeri più innovativi, Rinspeed Xchange, auto elettrica a guida autonoma.

totale relax nell’abitacolo, dove si potrà leggere, guardare la tv o lavorare (foto Natiper).