Contributo di solidarietà per le vittime di misure coercitive a scopi assistenziali

Grazie a una revisione della legge è ancora possibile effettuare una richiesta di contributo di solidarietà

Lo Stato riconosce le ingiustizie subite dalle vittime di misure coercitive a scopi di assistenza e di collocamenti extrafamiliari che hanno avuto luogo in Svizzera prima del 1981 e che ora danno diritto a un contributo di solidarietà. La domanda può essere inoltrata dalle persone che hanno subito un simile trattamento e gravi sofferenze, ad esempio a seguito di un collocamento d’ufficio in un’azienda agricola o in un foyer, o ancora di un internamento amministrativo. Anche le vittime di una sterilizzazione o di un aborto sotto costrizione o di un’adozione forzata e le persone che sono state sottoposte a test nell’ambito medico possono avere diritto a un contributo.
Finora, l’Ufficio federale di giustizia ha già registrato quasi 10’300 domande, di cui circa 500 provenienti da persone che vivono all’estero. In 96% dei casi, la domanda è stata accettata e il contributo di solidarietà è stato elargito.

Nella sua versione originale, la legge indicava che le richieste di contributi di solidarietà dovevano essere effettuate al più tardi entro la fine di marzo 2018. Considerato come, per varie ragioni, un gran numero di persone non siano state in grado di inoltrare la loro domanda per tempo, il Parlamento ha modificato la legge, abolendo il precedente termine per la presentazione delle domande. Questo significa che chiunque non abbia ancora presentato una domanda può ora rivendicare il suo contributo di solidarietà in qualsiasi momento.
Per facilitare l’inoltro di una domanda, il sito web dell’Ufficio federale di giustizia fornisce i formulari di domanda e le guide da stampare o da compilare in forma elettronica: revue.link/contribution.

Le persone che hanno bisogno di un aiuto per inoltrare la domanda o ricercare documenti ufficiali possono rivolgersi a un punto di contatto cantonale per le vittime o agli archivi cantonali. Gli indirizzi si trovano anche sul sito web menzionato sopra. Questi servizi di sostegno sono gratuiti e le persone che vivono all’estero possono beneficiarne. Ulteriori informazioni possono essere ottenute presso l’Unità MCFA dell’Ufficio federale di giustizia (+41 58 462 42 84 o sekretariat@fuersorgerischezwangsmassnahmen.ch). UFG, Unità MCFA.

Le persone che sono state vittima di collocamenti d’ufficio e di misure di coercizione protestano davanti a Palazzo federale a Berna mostrando foto della loro gioventù rubata (2014). Foto Keystone

I bambini collocati d’ufficio, come qui a Wattenwil (BE, 1954), venivano spesso sfruttati come manodopera a buon mercato. Foto Keystone