Da oltre ottant’anni anche il romancio è una delle lingue nazionali svizzere

Era il 20 febbraio 1938 quando il romancio fu riconosciuto quale 4a lingua nazionale

Il romancio è da 80 anni una delle lingue nazionali della Svizzera: il 92% approvò questo suo statuto nel 1938. Nell’anniversario della votazione si calcola che siano fra 40’000 e 60’000 le persone per le quali è la prima lingua. Lo stesso idioma è diviso in cinque varietà, parlate in diverse regioni dei Grigioni: sursilvano, sottosilvano, surmirano, putér e vallader. Nel 1982 si è aggiunto il rumantsch grischun, una lingua standardizzata creata artificialmente, dal 2001 adottata come lingua ufficiale dei Grigioni.

Oggi, il romancio resta un mistero non solo agli occhi del mondo, ma anche per molti Svizzeri. È parlato unicamente nei Grigioni ed è raro sentirlo parlare al di fuori dei confini cantonali. Eppure è parte integrante dell’identità svizzera ed è la quarta lingua nazionale e ufficiale della Svizzera. Oggi il patrimonio culturale romancio è minacciato. Di fronte alla concorrenza dello svizzero tedesco, la quarta lingua perde terreno nonostante le misure adottate per tutelarla e rivitalizzarla.

Dove si parla?
Attualmente il romancio è parlato solo nella sezione centrale del Canton Grigioni, in quella che viene chiamata in modo non ufficiale “Svizzera Romancia”.
Nonostante oggi occupi uno spazio tutto sommato modesto, si stima che anticamente il romancio occupasse un’area ben più vasta: dallo studio dei toponimi si può ipotizzare che nel Medioevo la lingua romancia si estendesse in larga parte dell’attuale Svizzera tedesca e in parte di Germania e Austria. Per esempio, il nome della capitale del Liechtenstein, Vaduz, sembra derivare da una parola neolatina che significa “acquedotto”.
È abbastanza certo che il romancio formasse una sorta di continuum dialettale con le lingue del Nord Italia, sebbene la storia degli ultimi secoli abbia attenuato questo legame. La connessione con il lombardo è testimoniata dai tratti fonetici “di transizione” di molti dialetti alpini della Valtellina e del Ticino,
e soprattutto della variante parlata in Val Bregaglia, considerata una sorta di ponte tra le due lingue. Inoltre, la presenza del romancio (di tipo “ladino”) è stata attestata storicamente in Val Venosta, Alto Adige, almeno fino al XVIII secolo: il che ci porta a pensare che un tempo ci fosse un collegamento tra il ladino “engadinese” e ladino “dolomitico”.

Al giorno d’oggi il romancio è parlato da poco più di 40.000 persone in tutto il Canton Grigioni, che costituiscono il 15% del Cantone e lo 0,5% dell’intera Svizzera. Quindi la “Svizzera Romancia” è veramente piccola!
Tuttavia, il romancio è anche l’unica lingua della Confederazione Elvetica a essere parlata solo all’interno dei confini svizzeri: quindi può essere chiamato a pieno titolo la “lingua svizzera” per antonomasia!

Storia e prime attestazioni
Il dibattito scientifico riguardo alle origini del romancio è stato molto acceso e vivo: in generale, si ammette una certa correlazione con le varianti neolatine parlate nel Nord Italia, che poi venne interrotta nel corso del Medioevo con il formarsi di nuovi centri di aggregazione (per esempio le diocesi, o le varie signorie e potentati).
La prima testimonianza scritta del romancio è un frammento ritrovato in un codice del XII secolo: si tratta di una traduzione interlineare di un sermone latino. Si tratta di un frammento interessante dal punto di vista linguistico, ma poco rilevante da quello letterario.
La prima opera letteraria in romancio è del 1527: si tratta della Chanzun da la guerra dalg Chiasté d’Müsch, poemetto epico di 704 versi ad opera dell’engadinese Gian Travers (1483-1563), uomo di cultura e d’arme, che fu anche autore di alcuni drammi a sfondo religioso.
In generale, la Riforma protestante diede un grande impulso alla produzione letteraria in romancio: nel 1560 vide la luce la traduzione del Nuovo Testamento – ancora in romancio putér – da parte di Jachiam Bifrun (1506-1572). Due anni più tardi vennero pubblicati i Salmi (questa volta in romancio vallader) ad opera di Durich Chiampell (1510-1582).
Nel corso del XVII secolo cominciano ad apparire i primi scritti nelle varianti renane, come nel caso del protestante Luci Gabriel (1597-1663) e del cattolico Gion Antoni Calvenzano, autore del primo catechismo in romancio (sutsilvan).

Un grande declino
Benché anticamente il romancio fosse molto diffuso, arrivando probabilmente a lambire l’area del Lago di Costanza, ben presto entrò in una fase di contrazione, per perdere progressivamente sempre più terreno.
Già a partire dal Medioevo, iniziò una forte migrazione germanica nelle terre romance: la germanizzazione fu abbastanza precoce anche a Coira, la città vescovile di riferimento per i romanci. In questo modo, non si sviluppò una variante “illustre” che facesse da riferimento per i dialetti delle diverse valli – in modo simile a quanto successo in altre lingue, come il francoprovenzale.
Come abbiamo visto, solo con la Riforma Protestante il romancio cominciò a sviluppare una forma scritta: ma di fatto si svilupparono due koinè differenti, il che fu un altro danno all’unità linguistica.
Il romancio resistette in Val Venosta fino al XVIII secolo: in quel periodo la Chiesa cattolica tirolese vedeva il ladino come un veicolo potenziale del protestantesimo dalla confinante Val Monastero, e quindi incoraggiò una rapida germanizzazione della zona.
Nel corso degli ultimi due secoli, l’uso del romancio ha avuto un tracollo impressionante, perdendo sempre più terreno a favore dello svizzero tedesco: stando ai censimenti, tra il 1803 e il 1980 la percentuale di parlanti romancio nei Grigioni è passata dal 50% al 21%. Non si sono ancora registrate inversioni di tendenza in questo senso.
da “La Rivista”

Camera di Commercio Italiana per la Svizzera

La tutela
Nel 1938 con un referendum gli svizzeri votarono a larga maggioranza il riconoscimento del romancio come quarta lingua nazionale della Confederazione. In questo modo il retoromanzo non assumeva ufficialità in tutto il Paese, ma godeva comunque di un riconoscimento dalle istituzioni.
Nel 1982 viene dichiarata lingua amministrativa per la popolazione romancia, mentre nel 1999 assume definitivamente un ruolo ufficiale in tutto il Canton Grigioni. La costituzione cantonale (scritta anche in romancio) sancisce la tutela del trilinguismo e la parificazione della lingua con l’italiano e il tedesco. I Grigioni diventano così l’unico cantone ufficialmente trilingue di tutta la Svizzera.
Il romancio diviene quindi lingua amministrativa di tutti i comuni in cui è parlato da una parte considerevole dei residenti, ed è materia di studio e lingua veicolare di insegnamento nelle scuole di ogni grado di quei territori. Ciò significa che molte lezioni scolastiche vengono tenute in romancio. Oggi ci sono 13 comuni grigionesi in cui la sola lingua ufficiale è il romancio, e altri 22 bilingui tedesco-romancio, su un totale di 125 comuni del Cantone. Stando alle statistiche, il paese con la maggior densità di parlanti romancio (più del 90%) è Medel.
La tutela statale e cantonale tuttavia non basta ancora a frenare l’emorragia linguistica, che porta sempre più parlanti verso il tedesco.
Secondo Johannes Flury, attuale presidente della LR, almeno un terzo della popolazione romancia vive oggi al di fuori della tradizionale area di diffusione della lingua. La Svizzera nella sua totalità dovrebbe perciò essere considerata come “area della quarta lingua nazionale e le misure di promozione dovrebbero tener conto di questa circostanza”.
Dal canto suo, Mario Cavigelli, presidente uscente del Governo retico, ribadisce che il romancio contribuisce alla particolare identità della Svizzera, richiamando un’affermazione dello scrittore Peter Bichsel, secondo cui le Svizzere e gli Svizzeri sarebbero dell’opinione che il quadrilinguismo sia come una specie di “proprietà collettiva”. I comuni cittadini non sono forse singolarmente in grado di parlare le quattro lingue, ma gli Svizzeri in quanto entità collettiva lo possono fare. “La Svizzera ha affermato Cavigelli concepisce sé stessa quale nazione che consente e incentiva la coesione del Paese e delle persone, conferendo, all’insegna del rispetto, un posto importante a tutti i gruppi di popolazioni autoctone e alle loro lingue e lasciando così spazio all’individualità e alla molteplicità”.
In sostanza il romancio, con la collaborazione di tutti gli attori, intende dare anche in futuro il suo contributo alla pluralità della Svizzera.