Dieci domande a un giovane svizzero: Riccardo Pogliani

Riccardo, sei legato alla Svizzera e se sì in che modo?

La Svizzera è sempre stata presente nella mia vita. La mia famiglia da parte di padre è originaria del Canton Ticino, io e i miei fratelli abbiamo la doppia cittadinanza e siamo sempre stati in contatto con la cultura elvetica. Ho avuto modo di sviluppare un legame più personale e profondo con la Svizzera quando a partire dai quattordici anni ho iniziato a frequentare i campus estivi e invernali dell’Organizzazione Svizzeri all’Estero, dei quali conservo ottimi ricordi. Mi sono, poi, trasferito per motivi di studio e lavoro nel 2016 a Ginevra, dove ho vissuto per quasi due anni. In questo periodo di tempo ho potuto conoscere e frequentare ragazzi/e nati e/o cresciuti in Svizzera, vedere da vicino alcune delle dinamiche socio-culturali che vigono nel territorio elvetico, nonché lo stile di vita svizzero molto legato, ad esempio, al patrimonio naturale, tema a cui io sono particolarmente sensibile.

Cosa ti ha spinto ad impegnarti nell’ambito dell’UGS?

Mi piace molto l’idea di creare una rete tra ragazzi/e di tutta Italia che condividono almeno un aspetto caratterizzante della propria identità come quello di possedere la cittadinanza svizzera. Ritengo che la condivisione sia una chiave di accesso per l’instaurazione di rapporti interpersonali che, a prescindere dalla loro natura, sono senza dubbio un elemento molto importante per ognuno di noi.

Ti interessa la politica, la scena culturale svizzera o lo sport svizzero? 

Non seguo molto la politica e lo sport svizzero (così come quello italiano) ma questo non mi impedisce di gioire per le vittorie di Federer! La scena culturale è l’ambito che mi interessa maggiormente e cerco di tenermi aggiornato quanto più possibile, soprattutto facendo riferimento all’offerta culturale di Lugano e Locarno e ai tanti progetti culturali che coinvolgono la Svizzera e l’Italia.

Hai mai letto un autore svizzero e se sì quale libro ti ha influenzato più di tutti

Ho letto opere di Robert Walsen, Leta Semadei e Joël Dicker, quest’ultimo è l’autore di cui ho letto di più quindi credo che sia stato lui a influenzarmi maggiormente, principalmente per il suo modo di costruire storie complesse e inserire colpi di scena.

Se avessi la possibilità di cenare con un personaggio pubblico svizzero ed uno italiano chi incontreresti e perché? Quale piatto cucineresti? 

Inviterei due persone che ammiro molto: il tennista svizzero Roger Federer e il cantautore italiano Francesco De Gregori. Cucinerei un risotto radicchio e gorgonzola perché è quello che riesco a fare meglio.

Come è percepita la Svizzera dai tuoi amici e dai tuoi conoscenti?

Ho notato che la Svizzera, come tanti altri Paesi, è spesso vittima di pregiudizi. La percezione che si ha di questo Paese è quella di un porto franco per mettere al sicuro i propri soldi, di un luogo in cui la precisione, la rigorosità, l’osservanza delle regole portate al loro estremo concorrono all’unico obiettivo contemplabile, ovvero quello di incrementare ulteriormente il proprio patrimonio economico, nonostante si goda già di una situazione florida visto che “in Svizzera sono TUTTI ricchi”. La verità è che nel territorio elvetico c’è un’offerta culturale molto prosperosa e eterogenea, basti pensare che non c'è altro Paese al mondo che ospiti più musei per abitante e nonostante ciò, forse anche a causa di pregiudizi di cui sopra, le relazioni culturali tra Italia e Svizzera sono meno solide di quanto vorrei. Da qui nasce l’importanza di realtà come la Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia, con cui ho avuto modo di collaborare, che ha l'obiettivo di diffondere la cultura svizzera e intessere scambi culturali e che insieme al Consolato di Svizzera a Venezia, dove sto svolgendo uno stage, si impegna a portare continuamente in Italia artisti e artiste svizzeri. Così come il Consolato generale di Svizzera a Milano che, tra le altre cose, si impegna costantemente a proporre numerose esperienze culturali in Italia con un forte legame con la Svizzera.

Hai qualche aneddoto divertente da raccontare riguardo al tuo essere svizzero e italiano?

Quando facevo il liceo ero perennemente in ritardo, a volte anche in maniera imperdonabile, e ogni volta che dicevo di essere svizzero i miei amici pensavano che fossi ironico… Mi ci è voluto un po’ per convincerli.

Quali pensi siano i punti di forza e/o d’eccellenza dell’Italia e della Svizzera?

Della Svizzera mi piace il rapporto molto stretto che intercorre tra la natura e il centro abitato, infatti le città svizzere sono spesso e volentieri abbellite da fiumi, laghi, montagne, boschi, … e non serve allontanarsi troppo dalla città per ritrovarsi completamente immersi nella natura. Inoltre un altro aspetto che mi ha colpito molto quando vivevo a Ginevra è quello del multiculturalismo. A Ginevra, così come in altre città svizzere, è possibile incontrare gente da ogni angolo del mondo.

Un punto di forza dell’Italia è indubbiamente il suo patrimonio artistico, invidiato da tutto il mondo.

Cosa saresti felice di ricevere dalla comunità dei giovani svizzeri in Italia e come pensi potresti contribuire al meglio?

Come dicevo prima, ritengo molto importante l’idea di networking che sta dietro a una realtà come quella dell’UGS. Un giovane inserendosi nella rete dà il suo contributo rafforzandola e migliorandola e allo stesso tempo gode dei benefici che nascono dal suo inserimento.

Penso, quindi, che il mio miglior contributo potrebbe essere quello di creare le condizioni per l’allargamento della rete.

Infine, in quanto svizzeri di seconda generazione e portatori di un bagaglio multiculturale, cosa pensi che potreste apportare ai vostri stati di appartenenza?

Sono molto contento di avere entrambe queste nazionalità, che per molti versi sembrano divergere in direzioni opposte ma che proprio per questo motivo possono essere viste l’una come il completamento dell’altra.