Gli Svizzeri di Milano festeggiano… con l’Arch. Mario Botta!

Festa Nazionale Svizzera in Italia e poi in Svizzera

“Chi segue altri non gli va mai innanzi. Ed io al certo non mi sarei posto a questa professione col fine d’esser solo copista” Francesco Borromini.

Con un senso pratico degno di miglior causa ed un pragmatismo tutto svizzero, lo scorso 20 luglio, nella splendida cornice del Restaurant “La Terrazza” di Milano, abbiamo celebrato la (prima parte della) nostra Festa nazionale.

Svizzeri, soci, amici, simpatizzanti e convenuti, ci siam ritrovati tutti a festeggiare con un certo anticipo – per esserci tutti – la nostra Festa del primo d’agosto.

Così all’orario convenuto di una calda, ma non particolarmente afosa, serata di fine luglio, ci siam ritrovati tutti in Via Palestro al terzo piano, in una Sala Meili sgombra di ogni allestimento, ma deliziosamente preparata con lunghi tavoli a destra, ricolmi di vassoi di fresco melone e prosciutto, piccole pizzette rosse di pomodoro e bianche di mozzarella, richiamo alla nostra bandiera. Secchielli d’argento lucenti per ghiaccio fondente, mostravano in galleggiante danza, i lunghi colli di bottiglie di freschissimo Prosecco.

Rosei bicchieri di fresco “Bellini”, imperlate caraffe di gradite bevande, calici e flûtes di bianchi più fermi e di corpo, facevan corona a piccole barche di prosciutto e melone con altri graditi “amuse-bouche”, in attesa di cena. Al cenno segreto di occhi non visti, la Bandella d’Arogno si è incamminata verso le scale che conducono al quarto, portando – al suono di marcia – invitati e presenti a salire e disporsi ai posti assegnati.

Allora in cornice di fiori e profumi a tutti è apparsa la sala e terrazza e in basso già in ombra, i verdi giardini frequenti di gente. Il sole s’è fatto da parte, l’azzurro sereno e il caldo gentile così da far sì ch’ognuno prendesse con calma il suo posto. Così nella grande terrazza, al centro il tavolo delle Autorità e dell’ospite illustre e poi in ordine fatto per regole ferree (per studio, per garbo e anche per scelta) via via quegli altri invitati.

Purtroppo non tutti in terrazza, in ragione dei tanti (oltre) duecento presenti. Per l’anno che presto verrà, terrem ben presente chi il fresco ha goduto e chi lo godrà nel prossimo “turno”!

Al tavolo in centro atteso, gradito e famoso l’Architetto Mario Botta e Signora, il simpatico ed effervescente Console Generale Felix Baumann, il Presidente della Società Svizzera Gianni Definti con la Signora Pia, L’Avv. Pedrazini con Signora, la Dott.ssa Kauffmann Segretaria generale della CCIS, il Dott. Luca Minoli del Centro Svizzero, poi i vice presidenti della Società Svizzera con le relative Signore in un tavolo allegro, per chiacchiere e stile. Con ordine e studio lì più vicino, il Presidente ed il Direttore della Scuola Svizzera di Milano con le rispettive Signore, allegri e variopinti poi i tavoli con i Consiglieri, poi quello con i Giovani, con i Soci, gli amici ed i simpatizzanti.

Altri chiassosi ed alcuni silenti.
Lontano brusio di città nell’aria men calda, nel fresco leggero di bianchi già serviti alle mense.

Così è partita la cena con i saluti del Presidente Definti che ha ringraziato l’Arch. Botta di aver accettato l’invito, il Console Generale Baumann per i vini offerti in serata, i presenti vicini e lontani per esser intervenuti così numerosi e su queste parole, quasi a segnar il piacer d’esser lì, son state imbandite le mense già ricche d’addobbi e belle per gusto.

È stato dunque servito un leggero e gustoso tortino di verdure dal giallo citrino di uova e di mousse, d’arancio e di verde per carote e zucchine.

Il previsto ed apprezzato “alleggeritevi” rivolto ai Signori in giacca e cravatta, ha ottenuto un successo da stadio.

Gustato il leggero soufflé, nel rispetto della tradizione di sempre, la Dott.ssa Kauffmann ha sapientemente letto l’allocuzione della Presidente federale agli Svizzeri all’estero, nella quale l’invito a festeggiare ovunque si sia, la Nostra Festa ha risuonato come un impegno a ricordarsi che ovunque ci si trovi, Svizzeri siamo e Svizzeri rimarremo, testimoni e alfieri di un Paese che non può che arricchirsi del nostro abitar anche dall’altra parte del mondo. Un cous-cous di verdure e vitello cucinato con cura, servito con gusto per gioia degli occhi e poi al palato, ha incontrato il piacer dei presenti, per scelta dal duplice fine: le sole verdure per chi non ama la carne oppure per gli altri, per parte del ricco vitello.
E dopo quel piatto, richiesto più volte, siam passati ai riti ufficiali.
E così chiamato a dir due parole, il Console Baumann ci ha deliziato con il suo solito effervescente modo di narrare gli eventi, facendo il punto del suo proprio mandato, di quanto già fatto e quanto ancora da fare. Con verve e grande ironia ha dato l’impronta e l’avvio alla conviviale serata.

Così “preparato il terreno”, l’intervento dell’Arch. Botta ha quindi illuminato la serata e dato il segno ed il senso non solo del nostro “sogno” d’ essere “liberi e Svizzeri”, ma d’aver appreso e lasciato eredità d’antichi mestieri trasformati in cultura per arte già fatta. E senza parere, con l’aria sorniona d’un maestro di stile, freschezza d’eloquio e parole alle labbra di chi è già grande per arte e saggezza, l’Arch. Botta ha colto nel segno di un’unione ideale ed anche reale fra chi s’è fatto italiano varcando il Ticino e chi, traversando quel Lago, ha portato l’Italia in Ticino.

Sponde di mare in terra di Maggia, pietraie di Craveggia su spiagge d’azzurro.
Natura d’antichi mestieri a vantaggio degli uni nel sogno (o nel segno) degli altri.

Nati sul Lago Maggiore oppur di Lugano (Arch. Borromini), giovani vite cresciute fra monti e vallate, fra Maggia e Verzasca, Maroggia e Bissone, per poi fiorire in Italia che allora prendeva per arte e cultura, per rendere poi in lavoro e fortuna.

Rapporto d’osmosi fra l’Italia e il Ticino al suono di canti e di lingua e quel tanto di svizzero ancora presente in Italia per rigore e silenzio di chiese e palazzi, in quadri e dipinti d’artisti e pittori.

Riquadri e cornici di linee e colonne, di stucchi e decori per arti e mestieri d’antico retaggio. E ciò anche in Botta – così confessando – risuona e rinasce nell’opera sua di chiese e palazzi, per lingua e cultura!

Applausi forti ed un grazie sincero per questo momento di vera presenza di svizzero segno o forse di sogno, in suolo d’Italia.

Per dar questo senso compiuto e presente, l’inno cantato dagli studenti della Scuola Svizzera di Milano e proiettato sullo schermo gigante, ha permesso a tutti di far la più bella figura ripetendo le strofe “dorate e datate” cantate in più lingue.

Il dessert servito in fresche coppette con buoni liquori e caffè, ha concluso con stile la cena.

Poi l’estrazione attesa dei premi, coi biglietti del rosso trenino agli amici Flavio e Antonella, ad altri una cena per due in romantica sera, una gita sul Rigi, i biglietti del TiLo e via estraendo per dieci e più volte, col dono finale d’un breve disegno del Botta stilato all’istante. I buoni discorsi alla notte che viene, all’estate che bussa per vicine vacanze, han portato i presenti ai saluti.

Ai saluti, agli abbracci di chi dopo questa serata già pensa al primo d’agosto per poter festeggiar di nuovo – questa volta precisi – in terra natia.

E così possiam dire davvero che noi Svizzeri di Milano siam Svizzeri due volte! La prima perché condividiamo con gli amici italiani, la Festa Nazionale e per farlo tutti assieme n’anticipiamo il giorno, e la seconda perché solennemente ci ritroviamo in patria di lì a pochi giorni, per rinnovare – con cene e bevute – il nostro eterno patto del Rütli promettendoci oggi come ieri, di essere gli stessi di allora e “di prestarsi reciproco aiuto, consiglio ed appoggio, a salvaguardia così delle persone come delle cose, dentro le nostre valli e fuori …..”. E chi scrive si augura che così sia, con l’aiuto di tutti e poi del Signore!
E questo oggi come allora!
Come in quel lontano 1291 sul Prato del Rütli, fra canti e bevute, allegre risate e semplici gioie. Ed era anche quello un primo di agosto!

Niccolò G. Ciseri
ngc.avvocato@nephila.it