I 600 anni di San Nicolao della Flüe

Come è possibile che un eremita abbia avuto un’influenza politica così pregnante?

Il 25 settembre si celebra in Svizzera la festa di San Nicolao. Nato nel 1417 a Fliieli-Ranf, nel Canton Obvaldo, San Nicolao della Flüe, noto anche come Bruder Klaus, fu contadino, magistrato, deputato alla Dieta federale, soldato e ufficiale dell’esercito confederato. Tutto questo prima della vita eremitica, cui si votò all’età di 50 anni, nel 1467. Fu, paradossalmente, dopo questa conversione che la sua influenza politica si manifestò in modo cruciale nella vita della Confederazione elvetica.

Benché già da adolescente si sentisse chiamato alla via mistica (a 16 anni ebbe la cosiddetta “visione della torre”), fino a 50 anni San Nicolao non venne meno ai suoi doveri professionali e coniugali. Dopo aver partecipato come soldato e poi come ufficiale alle guerre che i confederati tennero contro gli Asburgo dal 1440 al 1444, sposò Dorotea Wyss di Schwendi, da cui ebbe dieci figli. Istruito alla mistica dal suo amico parroco Heimo am Grund, nel 1467 chiese alla moglie il permesso di lasciare la famiglia e di ritirarsi in solitudine. Il figlio più piccolo non aveva ancora un anno e il più grande, Hans, ne aveva venti.

Ottenuto il consenso dalla famiglia, il 16 ottobre di quell’anno si ritirò a vita ascetica. Dopo aver salutato Dorotea (che avrebbe chiamato sempre «sua carissima sposa») e i figli, si pose in cammino, pellegrino dell’assoluto, «quasi volesse andare da solo nella miseria», come osservò Heimo am Grund. La sua intenzione iniziale era quella di raggiungere una delle comunità degli «Amici di Dio» (Gottesfreunde) che fiorivano allora in Alsazia, ma di fatto non arrivò oltre la piccola città di Liestal, nel cantone di Basilea: un contadino, al quale aveva parlato dei suoi progetti, lo persuase che in nessun luogo Dio lo voleva che non fosse in mezzo ai suoi. San Nicolao accolse quel discorso come un segno. La notte successiva, mentre stava per addormentarsi, «vennero dal cielo una luce e un raggio che gli trafissero le viscere, come se un coltello lo avesse colpito». Sconvolto, ritornò nei luoghi da cui era venuto, e decise di vivere in solitudine sullo scosceso prato del Ranft, all’estremità della foresta, in una valletta non lontana da casa. Dimorò in quel luogo per venti anni, abitando in una piccola cella fatta di assi, in solitudine e povertà.

San Nicolao si trovò, dunque, a vivere nel deserto, seppur in mezzo ai suoi. Nulla lasciava allora immaginare il ruolo che avrebbe svolto a vantaggio del suo paese. Colpiti dalla sua santità e dal suo digiuno (si nutrì solo dell’eucarestia per tutto il suo romitaggio) ben presto molti ricorsero a lui per averlo come consigliere o arbitro. Fu grazie a questi incontri e a qualche breve lettera (dettata alle autorità che lo avevano consultato) che Nicola trasmise il suo messaggio politico, che era quello di un operatore di pace secondo il vangelo. Per lui «in tutte le cose la misericordia vale più della giustizia», ed essa costituisce il miglior cemento per unire le città e gli stati fra di loro. Nicola pose in guardia contro lo spirito di conquista, di guadagno e di possesso che genera solo risentimenti e conflitti. A lui, come fonte di speranza, ricorse in tutta fretta l’amico parroco Heimo am Grund, la notte fra il 21 e il 22 dicembre 1481, per cercare una parola di riconciliazione che potesse evitare una guerra fratricida fra i confederati. Senza l’intervento di Bruder Klaus la Confederazione elvetica non sarebbe probabilmente sopravvissuta ai contrasti che allora la laceravano. Per questo Nicola è unanimemente venerato in Svizzera come «padre della patria», l’uomo che ne ha salvato le fondamenta nel momento più critico.

«Sforzatevi di essere ubbidienti gli uni verso gli altri», scrisse alle autorità di Berna il 4 dicembre 1482, e aggiunse: «Custodite nel vostro cuore il ricordo della passione del Signore. Dio è la pace, e questa pace non potrà mai essere distrutta». San Nicolao della Flüe morì nel suo eremo il 21 marzo 1487, all’età di 70 anni.

Pur nella sua solitudine a vocazione mistica, Bruder Klaus si trovò al centro delle vicende politiche della Svizzera, messaggero di quella presenza divina di cui era pervaso.
Il suo percorso fu un’avventura interiore senza ritorno. Illetterato e senza erudizione, la sua conoscenza di Dio fu intima, non trasmissibile e legata alle ragioni del cuore. Ancora in vita, Nicola fu considerato «profeta in patria». Per i suoi compatrioti, che vedevano in lui un saggio, un artefice di pace e un inviato di Dio, egli fu soprattutto uno di loro, un loro fratello: Bruder Klaus, appunto. Nicola si lasciò trascinare da Dio fino alla totale rinuncia di se stesso, con una progressione la cui originalità e austerità rimangono ancora oggi incomprensibili a molti.
La domanda che i più si fanno è la seguente: come è possibile che un uomo che non sapeva né leggere né scrivere abbia potuto avere una così profonda influenza politica? Come è possibile che la sua vita di solitudine e silenzio abbia avuto risvolti sociali e culturali così importanti? Per rispondere a questa domanda si invoca spesso il mistero, quand’invece la risposta sta tutta, come scrive un altro grande mistico, nell’abbandono e nell’unione con Dio: La disposizione più pura è la totale rinuncia. Tutto ciò che gli altri devono preoccuparsi di cercare, quest’anima lo riceve nell’abbandono. Gli altri intraprendono un’infinità di cose, quest’anima, invece, se ne sta spesso in un angolo della terra, come un frammento di vaso rotto, che sembra non poterservire a nulla. Tuttavia, per mezzo di risorse segrete e di canali sconosciuti, quest’anima effonde un’infinità di grazie su persone che spesso non ci pensano e alle quali essa non pensa (Jean-Pierre de Caussade).
In conclusione, per apprendere appieno la sua vocazione mistica, vale la pena ricordare la preghiera che San Nicolao recitava giornalmente nell’eremo di Ranft, indice del suo percorso di rinuncia di sé stesso e fusione con Dio.

Mein Herr und mein Gott, nimm alles von mir, was mich hindert zu dir. Mein Herr und mein Gott, gib alles mir, was mich führet zu dir. Mein Herr und mein Gott nimm mich mir und gib mich ganz zu eigen dir.