Il vaccino in Svizzera – non per tutti gli svizzeri

Gli svizzeri che vivono all'estero e non hanno un'assicurazione sanitaria non possono farsi vaccinare in Svizzera, ciò che ha creato nelle ultime settimane diverse polemiche. Discussioni in vista anche per il certificato vaccinale.

Non sono pochi gli Svizzeri che tornano con una certa regolarità in patria, ad esempio per trascorrere le vacanze o alcuni mesi con la famiglia. Chi è intenzionato a farlo e – malgrado non disponga di un’assicurazione malattia – vorrebbe cogliere l’occasione per vaccinarsi contro il COVID-19 rischia di avere un problema. Infatti, anche se gli svizzeri all’estero appartenessero alla fascia d'età che ha già accesso al vaccino, per loro non è attualmente possibile ricevere un appuntamento.

Solo chi è assicurato riceve il vaccino
Una breve ricerca sui siti della Confederazione conferma che le possibilità per la vaccinazione contro il coronavirus per gli svizzeri che vivono al di fuori dei confini nazionali non sono date. La maggior parte di loro non è più assicurata in Svizzera e quindi non ha diritto a una vaccinazione Covid in Svizzera. A tal proposito l'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) scrive che «che la vaccinazione per gli svizzeri all'estero deve essere effettuata nel loro luogo di residenza». In molti paesi esteri però le possibilità di vaccino sono bassissime e solo una parte marginale della popolazione ha avuto la possibilità di vaccinarsi.

Nel frattempo l’UFSP, interpellato dai media, conferma che non è prevista alcuna vaccinazione per gli svizzeri residenti all'estero che non hanno un'assicurazione sanitaria in Svizzera ma che, seppur molto complesse, sono al vaglio delle soluzioni.

Il Covid-pass: la Svizzera che fa?
In molti paesi sono in fase di elaborazione dei certificati di vaccinazione che permetterebbero ai cittadini di godere di maggiori libertà, in particolare per quanto riguarda i viaggi o la partecipazione a grandi eventi.

In Svizzera i campi di applicazione del certificato Covid-19 non sono ancora chiari e sono attualmente oggetto di discussione. Quel che è stato comunicato è che anche la Confederazione svilupperà entro l’estate un certificato per l’uscita e l’ingresso dal Paese. Inoltre è probabile che il certificato venga utilizzato anche per accedere a eventi e spettacoli.

Interpellata da swissinfo.ch l’esperta di bioetica e membro della task force Covid-19, Samia Hurst-Majno, ritiene che “queste misure dovrebbero essere temporanee e non dovrebbe essere implementato alcun Covid-Pass finché tutti avranno avuto la possibilità di farsi vaccinare”. Per evitare le discriminazioni, inoltre, è necessario che il certificato non precluda l’accesso ai beni e servizi essenziali. “Ma la legge svizzera è molto permissiva per quanto concerne il diritto dei privati di scegliere il proprio cliente e questo significa che un’azienda privata potrebbe decidere legalmente di limitare l’ingresso alla propria attività a chi non è stato vaccinato”.

Insomma, nel paese della democrazia diretta sta per aprirsi un nuovo dibattito, dopo quello che tra pochi giorni porterà alla decisione (secondo i sondaggi ampiamente favorevole) sulla legge COVID-19.

Redazione Gazzetta Svizzera