In che direzione porterà il 2022 politico?

Clima, protezione delle risorse e politica estera saranno al centro dell’attenzione anche nell’anno in corso.

La Svizzera nel 2022: un anno preelettorale molto intenso

L’anno politico elvetico sarà segnato ancora dalla pandemia; ma il 2021 lascia in eredità alcune gatte da pelare importanti, tra cui la relazione con l’Unione Europea e la sfida della protezione del clima.

Manca poco più di un anno e mezzo alle prossime elezioni federali, che si terranno nell’autunno del 2023. Il posizionamento dei partiti è però già partito da tempo e l’anno appena iniziato offrirà loro parecchio terreno. Già il primo weekend di votazioni del 13 febbraio 2022 vede impegnati i cittadini su molti fronti: due iniziative popolari chiedono il divieto della pubblicità del tabacco ai giovani e il divieto della sperimentazione animale, mentre due referendum impongono una decisione su un pacchetto di aiuti ai media, e contro l'abolizione della tassa di emissioni sul capitale proprio (una delle tre tasse di bollo a livello nazionale).

Il clima, protagonista (anche) nel nuovo anno

Il tema della protezione del clima non ha lasciato indifferenti gli svizzeri negli ultimi anni. Tra gli indicatori di questa affermazione vi sono da una parte le recenti vittorie elettorali da parte dei partiti con una sensibilità ecologica, e dall’altra la concentrazione di iniziative popolari depositate con successo sul tema. Il Parlamento svizzero sarà chiamato a trattarne ben tre, ciò che lascia presagire una serie di votazioni popolari sul tema, al più tardi nel 2023. Tra queste spicca l’iniziativa sui ghiacciai, che chiede di fermare entro il 2050 completamente le emissioni di gas ad effetto serra e l'uso di combustibili fossili. Sempre le due camere del Parlamento saranno chiamate a confrontarsi con una nuova legge sul CO2, dopo quella bocciata dal popolo nel giugno dell’anno scorso, come pure la legge sull’energia e sulla protezione dell’ambiente. Il risultato popolare dello scorso giugno imporrà alle camere un’attenta analisi e un esercizio di equilibrismo tra quelle che sono le ambizioni in relazione alla protezione delle risorse e i costi ad essa legate.

Dapprima il Parlamento e poi il popolo: le iniziative popolari su cui la politica svizzera dovrà chinarsi toccano soprattutto il clima.

L’agricoltura saprà “difendersi” da una nuova iniziativa?

L’appuntamento elettorale di giugno dell’anno scorso rimane negli annali non solo per l’inatteso verdetto in tema energetico ma anche per una mobilitazione sorprendente da parte degli ambienti agricoli, confrontati a due iniziative che miravano a limitare in modo importante l’uso dei pesticidi. Ora è il turno dell’Iniziativa sull’allevamento intensivo che, seconda una maggioranza degli allevatori rischia di aumentare fortemente il prezzo della carne in Svizzera. Il dibattito è però garantito da una parte di agricoltori che ritengono che l’iniziativa possa garantire il rispetto delle risorse e del benessere degli animali. Soprattutto nei cantoni rurali, le tematiche legate ai contadini sono in grado di polarizzare molto.

L’iniziativa sull’allevamento intensivo mobiliterà gli agricoltori come in occasione delle iniziative sui pesticidi?

Sarà l’anno della svolta nella politica europea?
Dopo un ampio dibattito che ha scaldato gli animi nel corso degli ultimi anni, il Consiglio federale ha lasciato nella primavera 2021 il tavolo delle negoziazioni sull’accordo quadro con l’Unione Europea. Da un punto di vista di politica estera, l’importazione degli accordi con l’UE, il primo partner commerciale, è senz’altro la sfida più importante. Le premesse, dopo l’interruzione del dialogo da parte del Governo, non sono le migliori. Un recente incontro tra il ministro degli Esteri svizzero Ignazio Cassis e Maros Sefcovic, vicepresidente della Commissione europea incaricato del dossier svizzero, ha mostrato che le posizioni sono ben lungi dall’essere compatibili.

Nel frattempo però il tempo stringe e l’UE mostra i muscoli, per esempio minacciando di trattare la Svizzera come un paese terzo nel programma di ricerca Horizon Europe. Per sbrogliare il bandolo della matassa, il Consiglio federale ha incaricato l'ex segretario di Stato per la migrazione, Mario Gattiker, di analizzare le differenze giuridiche relative alla libera circolazione delle persone e di sondare quali adattamenti del diritto svizzero al diritto europeo sarebbero suscettibili di trovare maggioranze. Si tratta tuttavia di un approccio “settoriale” che la controparte europea ha più volte indicato non voler più accettare. Da questo era sorta la necessità di negoziare un accordo quadro.

Primattori sulla scena mondiale?
Anche nel 2022, il potenziale di figurare bene è senz’altro maggiore sul palcoscenico della politica mondiale rispetto al dossier europeo. Ignazio Cassis, a capo del Dipartimento federale degli esteri e secondo un sondaggio attualmente “il meno amato” dei Consiglieri federali, riceverà a Lugano il capo di Stato ucraino Volodymyr Selensky nell’ambito di un vertice sull’Ucraina. Grazie ai buoni uffici della Svizzera, il ticinese si impegnerà a sostenere il processo di indipendenza dell’Ucraina.

Il 2022 prevede anche la nomina da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York di cinque dei dieci membri non permanenti per gli anni 2023 e 2024. Il progetto di candidatura svizzero ha già superato gli ostacoli politici interni; solo l’UDC, preoccupata per una perdita di neutralità si è opposta alla candidatura che non sarà verosimilmente particolarmente dibattuta in seno all’Assemblea. Da sciogliere vi sono ancora alcune questioni relative al processo decisionale elvetico. La domanda che si pone è se il Consiglio federale può decidere autonomamente se aderire a una sanzione o ad un intervento militare. Il Governo mira a testare il processo decisionale a breve, eventualmente informando i presidenti delle commissioni di politica estera. Insomma, materia di dibattito non mancherà.

A capo del Dipartimento degli Esteri, il Presidente della Confederazione Ignazio Cassis è alla vigilia di un anno intenso.

Nel 2023 sarà battaglia per il seggio PLR in Consiglio federale?
Come d’abitudine, al giro di boa della legislatura (autunno 2021), la SSR ha effettuato il sondaggio sulle intenzioni elettorali dei cittadini. A due anni dalla prossima tornata elettorale e nel pieno di una pandemia che ha contraddistinto l’attualità dall’inizio del 2020, si registra una certa stabilità nella forza dei partiti. L'Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) rimane per distacco la prima forza in campo. Il partito aveva perso 3 punti percentuali in occasione delle scorse elezioni; nel frattempo sembra che il fondo sia stato toccato ed è ora in leggera ripresa (+1%). L’UDC si è contraddistinta in particolare nel 2021 per una posizione tendenzialmente scettica nei confronti delle misure anti COVID. Dal canto suo, il Partito socialista (PS, sinistra) occupa la seconda posizione in termini di intenzioni di voto, registrando un leggero calo (- 1%) e confermando così una tendenza al ribasso che aveva già segnato il risultato elettorale nel 2019.

Le elezioni dell’anno prossimo promettono però battaglia a tre per il non irrilevante terzo posto: a contenderselo saranno il Partito liberale radicale (PLR, destra), l'Alleanza di Centro (AdC, centro, ex Partito popolare democratico PPD), e i Verdi (ecologista, sinistra). Il sondaggio “mid term” vede nuovamente un calo del PLR, che rischia di suscitare un dibattito relativo al secondo seggio in Consiglio federale del partito.

Tra i vincenti figura nuovamente il Partito verde liberale (Verdi liberali, centro) che cerca nei suoi programmi di conciliare una politica liberale alla protezione del clima. Nelle intenzioni degli elettori esso aumenta la sua forza di altri 2 punti percentuali.

Cambierà la composizione del Consiglio federale?
In Svizzera il Governo non viene eletto direttamente dal popolo, ma dall’Assemblea federale, dunque dai membri di Consiglio nazionale e Consiglio degli Stati. Le elezioni federali hanno così un’influenza indiretta sulla composizione del Consiglio federale. Un nuovo spostamento degli equilibri verso i partiti ecologisti rischia di mettere in discussione il secondo seggio del PLR. La battaglia per il terzo posto tra i partiti rileva dunque una certa importanza. Tra le ulteriori questioni aperte vi è la domanda se il Partito dei Verdi continuerà a conquistare terreno a scapito del Partito Socialista e come eventualmente questo modifichi gli assetti e le tematiche comuni della sinistra.

Angelo Geninazzi

Titolo grafico: La forza dei partiti al giro di boa
Fonte: Barometro elettorale SRG SSR, Sotomo, ottobre 2021 (swissinfo.ch)

Titolo grafico: Variazione della forza dei partiti (in %) rispetto alle elezioni federali del 2019.
Fonte: Barometro elettorale SRG SSR, Sotomo, ottobre 2021 (swissinfo.ch)