L’iniziativa: usi e abusi

Strumenti di democrazia

Nel diritto costituzionale svizzero, l’iniziativa popolare (con il referendum) è uno strumento essenziale della democrazia diretta. Essa permette, infatti, al popolo di dire a Governo e Parlamento le leggi che vuole. Ovviamente con alcuni limiti importanti.

In primo luogo, in Svizzera e a livello federale, un’iniziativa popolare può soltanto proporre una modifica della Costituzione. La sua approvazione necessita quindi della maggioranza del popolo e dei cantoni. Essa deve inoltre essere conforme al diritto svizzero, deve essere munita di almeno 100’000 firme valide (cittadini svizzeri con diritto al voto) raccolte entro 18 mesi. Può essere elaborata o generica.

La Cancelleria federale fa dapprima un’analisi formale del testo e poi lo rimette al Consiglio federale, che lo passa al Parlamento. Quest’ultimo controlla se l’iniziativa rispetta i principi di unità di forma e di materia, nonché le disposizioni del diritto internazionale. Dopo di che, può accettarla o dichiararla nulla in tutto o in parte. Se valida, l’iniziativa è posta in votazione, con o senza controprogetto, diretto o indiretto, del Consiglio federale e del Parlamento.

Fin qui gli aspetti formali e anche sostanziali, che in genere permettono di dichiarare valida l’iniziativa e le danno seguito. Talvolta nasce però un problema che non è possibile risolvere prima del voto popolare: l’iniziativa – e le leggi d’applicazione che devono essere fatte – mettono la Svizzera in una posizione molto scomoda sul piano internazionale, poiché rischia di essere l’unico paese (o uno dei pochi) che applica alla lettera quanto deciso.

Era il caso anche della votazione sull’iniziativa “Moneta intera”. Essa chiedeva nientemeno che una totale modifica dell’attuale assetto monetario in Svizzera, con un sistema che non ha uguali al mondo e mettendo quindi in pericolo l’intera piazza finanziaria, che sta già dimostrando difficoltà a farsi accettare in Europa.

Un problema analogo potrebbe sorgere con l’iniziativa “Per imprese responsabili”, che obbligherebbe le multinazionali con sede in Svizzera ad applicare alla lettera i diritti umani, anche ai fornitori o ai clienti delle multinazionali stesse. Nessun paese ha regole così strette quanto quelle svizzere per cui non solo qualche multinazionale potrebbe lasciare il paese, ma anche alcune piccole e medie aziende svizzere sarebbero in difficoltà.

A livello popolare si presentano due difficoltà per un giudizio spassionato. L’argomento è così difficile e complicato dal renderlo incomprensibile ai più (Moneta intera), oppure suscita emozioni tali (diritti umani) da far perdere di vista l’intera problematica. Forse sono anche questi i motivi di una bassa partecipazione al voto o di un voto più di pancia che di testa. Accanto al fatto che il testo di certe iniziative non dovrebbe nemmeno entrare nella Costituzione (esempio: le corna delle mucche!) o essere applicato in altro modo (esempio: contro il voto elettronico), la Costituzione federale non è più una “Magna Charta” dei principi, ma rischia di diventare un catalogo dei desideri più disparati. E questo non è il suo scopo.

Ignazio Bonoli