L’isola dei morti. il dipinto che ipnotizza

Nel mese dei defunti riscopriamo un’insolita opera, in cinque versioni, del pittore svizzero Arnold Böcklin
L’isola dei morti. il dipinto che ipnotizza

Il pittore simbolista svizzero Arnold Böcklin realizzò molte opere di pregio, ma quella che lo consacrò alla fama fu senza dubbio “L’isola dei morti” realizzata verso il finire del 1800.
Di questo quadro egli ne fece ben cinque versioni, oggi conservate nei più prestigiosi musei internazionali. Una di queste versioni fu l’opera prediletta di Adolf Hitler che la acquistò per ammirarla costantemente quasi come “soggetto” culto.

Il quadro affascina, rapisce e sollecita di proposito la facoltà di sognare. L’Isola dei Morti presenta alte rocce, al centro un folto gruppo di cipressi e una barca nelle acque appena di fronte che trasporta un bianco personaggio.

Questi gli elementi essenziali che, secondo quanto pubblicato dal noto analista psicologo Lucio della Seta: <<…vengono utilizzati dal pittore per alludere a qualche altra cosa (…) vuole farci sentire il silenzio, vuole farci sentire l’immobilità della Morte e anche, forse a suo modo, la sua bellezza, perché questo era il modo di sentire di Böcklin, così ognuno di noi può proiettare su questo quadro gli elementi inconsci della propria psiche relativi al problema della Morte, ciascuno a modo suo ma in un modo che è compreso da tutti>>.


OPERA UNIVERSALE

Questo silente e aguzzo isolotto dipinto nel 1880 provocò grande clamore, nel bene e nel male, e comunque riscosse un tale successo che Böcklin ne fece altre quattro copie negli anni seguenti. La prima tela è oggi nel Museo d’Arte di Basilea, la seconda versione, dipinta per la contessa di Oriola, Marie Berna, si trova al Metropolitan Museum of Art di New York, mentre la terza versione, acquistata da Hitler è esposta alla Alte Nationalgalerie di Berlino. Purtroppo la quarta versione è andata persa sotto i bombardamenti della seconda guerra mondiale. L’ultima versione è conservata al Museum der Bildenden Künste di Lipsia.

Le tele variano per la tonalità che da cupa si fa più luminosa, per l’uso del colore e per alcuni dettagli. Nonostante il soggetto tetro, l'affermazione di questa tela è dovuta al fatto che la scena ritratta induce alla meditazione più profonda.

Chiunque si lasci andare alla sua osservazione concepirà proprie libere visioni sul senso morte ma anche, forse, sul suo corrispettivo… il senso della vita.
Si tratta di un capolavoro in quanto è universale il suo significante magnetismo. D'altronde, si tratta di una rappresentazione antichissima che discende direttamente dalle mitologie della cultura greca e romana che descrivevano il luogo raggiunto dalle anime dei defunti come un’isola rocciosa.

Il quadro è famoso anche per i visitatori svenuti in preda alla Sindrome di Stendhal, e per aver “ipnotizzato” personalità come Lenin, Dalì, Strindberg, Druié e Gabriele D'Annunzio il quale dispose molti cipressi in giardino nella villa sul lago di Como nel tentativo di ricreare l’atmosfera del quadro; questi e altri intellettuali di certi ambienti nordici dell’epoca ne fecero fare ulteriori copie per goderne lo spirito di pace e mistero.


ADOLF HITLER

Tra le foto di questa rubrica vi è quella di Adolf Hitler insieme al Ministro degli Esteri tedesco Ribbentrop, di spalle, e al Ministro degli Esteri sovietico Molotov, intenti a discutere e sottoscrivere il reciproco patto di non aggressione tra Germania e Unione Sovietica. Sulla parete dietro al Führer è appesa “L’isola dei morti”.
Hitler aveva visto la prima tela e ne era rimasto talmente impressionato da volerne una della versioni successive che riuscì ad acquistare nel 1933. Si trattava della terza versione, quella del 1883, nella cui roccia destra si vedono le iniziali del pittore svizzero, “AB”.

Pare che Hitler si sia presentato all’asta vestito da civile, tra gli increduli partecipanti, determinato a impossessarsi dell’opera per qualsiasi cifra.
Fu il suo quadro più amato.

Sappiamo che Adolf Hitler era un appassionato cultore dell’occultismo e la simbologia del quadro era in perfetta linea con le materie soprannaturali da lui frequentate. Come detto, oggi il quadro si trova all’Alte Nationalgalerie di Berlino, a 200 metri dall’ultimo bunker di Hitler, il quale si sparò nella stanza dove teneva appesa l’adorata tela di Böcklin.


L’ISOLA DEI VIVI

Arnold Böcklin nacque a Basilea, studiò arte in Germania, trasferendosi poi in Italia, a Roma, dove visse in felice armonia con la moglie Angela Pascucci, romana di umili origini. Nella capitale produsse molti lavori, attirando artisti e prestigiose personalità internazionali. Fece ritorno in Svizzera per poi tornare in Italia, stabilendosi definitivamente a Firenze.
Ottenne molti riconoscimenti anche in patria quale esponente di primo piano del Simbolismo.

Fu artista in continua e complessa evoluzione.

Nella vita privata aveva ben conosciuto la morte nel modo più triste: quella di 6 dei 12 figli. E probabilmente il silenzioso traghettare della barca verso l’isola della morte del suo celebre dipinto ha a che fare con questo angolo cupo della sua anima di genitore. Tuttavia, concepì nel 1888 un’opera di segno opposto: “L’isola dei vivi”, un delizioso olio su mogano, esposto al Kunstmuseum di Basilea.

Arnold Böcklin morì nel 1901 a San Domenico di Fiesole, in una villa che aveva comprato qualche anno prima. Le sue spoglie sono deposte nel Cimitero protestante fiorentino agli Allori..


Annamaria Lorefice

lorefice.annamaria@gmail.com

Arnold Böcklin (Basilea, 1827 – Fiesole 1901), importante pittore simbolista svizzero.

“L’isola dei Morti” in tedesco Die Toteninse, esposta nel Museo d’Arte di Basilea.

Hitler insieme con Molotov e Ribbentrop. Alle spalle del Fürer si vede «l'Isola dei Morti» di Boecklin.

Terza versione del 1883 acquistata da Hitler nel 1933.

L’isola dei vivi.