La Quinta Svizzera a Congresso a Basilea

Discorso del consigliere federale Alain Berset

Il consigliere federale Alain Berset ha partecipato sabato 19 agosto al Congresso degli Svizzeri all’estero, che si è svolto quest’anno a Basilea. Il magistrato friburghese ha approfittato dell’occasione per sottolineare come il successo della Svizzera sia dovuto essenzialmente alla cultura del consenso e alla capacità di attuare le necessarie riforme grazie al compromesso.

L’occasione era quanto mai propizia per portare l’esempio della riforma della previdenza 2020, che sarà posta in votazione il 24 settembre e di cui è responsabile. Berset ha ricordato l’operato del consigliere federale Hans-Peter Tchudi, che nei tredici anni di attività in governo, ha affrontato ben quattro riforme dell’AVS “… poiché la politica deve adeguarsi alla vita dell’uomo”.

Il giorno prima i delegati del Consiglio degli svizzeri all’estero (CSE) hanno approvato con 80 voti a favore, 22 contrari e 8 astensioni la riforma Previdenza per la vecchiaia 2020, in votazione il 24 settembre 2017.

Inizialmente il tema non era all’ordine del giorno. Le recenti dichiarazioni della presidente del PLR Petra Gössi sono state però uno shock tale, riferisce l’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE) in un comunicato, che è stata presa la decisione di esprimersi sull’argomento.

Dalle colonne del Blick, Gössi aveva proposto lo scorso giugno di tagliare le rendite di vecchiaia AVS dei cittadini elvetici residenti al di fuori della madre patria, in modo da ristabilire il pareggio dei conti. «I pensionati fuori dalla Confederazione non generano alcun valore aggiunto in Svizzera. Non pagano tasse e non consumano qui», aveva argomentato, sollevando un vero e proprio polverone. «Non è accettabile essere trattati come cittadini di serie B», replica l’OSE.

Durante la seduta del CSE è stata inoltre discussa la presunta discriminazione nei confronti dei cittadini svizzeri che risiedono al di là delle frontiere elvetiche da parte delle banche della Confederazione.

Dal 2008, le loro relazioni con gli istituti finanziari si sono fatte più complicate, fra averi congelati, liquidazione di conti, soppressione di carte di credito e rifiuto di prestazioni. È stata ribadita la volontà di cercare soluzioni politiche affinché vi sia uguaglianza con chi è rimasto in patria. Ieri il Consiglio federale ha respinto una mozione del consigliere agli Stati ticinese Filippo Lombardi (PPD) che voleva introdurre la garanzia per gli svizzeri all’estero di poter aprire un conto presso una banca elvetica di rilevanza sistemica, mantenendo con essa una relazione a condizioni ragionevoli. Stando all’esecutivo, non vi è un interesse pubblico preponderante che giustifichi questo obbligo.

A Basilea i delegati provenienti da tutto il mondo hanno inoltre rieletto Remo Gysin alla testa dell’OSE, mentre i consiglieri nazionali Laurent Wehrli (PLR/VD) e Claudio Zanetti (UDC/ZH) entrano a far parte del comitato dell’organizzazione.