La Svizzera (e gli uomini) hanno deciso: donne in pensione a 65 anni

Un «super Sunday» con il fiato sospeso: molto tirate le votazioni sull’AVS e sull’imposta preventiva. Nessuna chance per l’iniziativa sull’allevamento intensivo. Una domenica in cui sono riemersi in tutta la loro ampiezza il Röstigraben – la divisione culturale tra la Svizzera tedesca e quella romanda – lo spaccato tra città-campagna e, per quanto riguarda l’AVS, quello tra uomini e donne. Partecipazione al voto di poco superiore al 50%.

AVS – il primo “gol” dopo 25 anni

Dopo alcune misure minori e finanziamenti supplementari, un quarto di secolo più tardi la Svizzera ha approvato una vera e propria riforma AVS. La proposta, definita AVS 21, si declinava in due filoni, direttamente collegati tra essi: senza l’approvazione di entrambi, la riforma sarebbe stata bocciata. L’aumento dell’IVA – il tasso normale passerà dall’attuale 7,7% all’8,1% – non ha suscitato un grande dibattito. Il popolo era chiamato ad esprimersi in forma obbligatoria dal momento che si è trattato di una modifica costituzionale che necessitava della doppia maggioranza di popolo e cantoni. Come previsto in praticamente tutti i sondaggi il sì ha prevalso con il 55,1% dei voti. Ad opporsi sono stati solo cinque cantoni romandi: Vaud, Friburgo, Neuchâtel, Giura e Ginevra.

L’oggetto del contendere di AVS21 è però stato il secondo pacchetto, la Legge sull'assicurazione per la vecchiaia e per i superstiti. Approvata dal Parlamento, contro di essa è stato lanciato il referendum da parte degli ambienti di sinistra. I sondaggi pubblicati nella fase di avvicinamento non lasciavano certo intendere che il Governo e il Parlamento avrebbero avuto vita facile con la proposta, ma probabilmente solo pochi si sarebbero aspettati un esito così tirato. Alla fine di un lungo pomeriggio di attesa, il testo – che prevede come punto centrale un allineamento dell’età di pensionamento a 65 anni di donne e uomini - è stato approvato dal 50,6% dei votanti e da 17 cantoni su 23. Il sostegno più convinto è stato registrato a Zugo (65,0%), quello più scettico nel Giura (29,1%). Fra i contrari si contano praticamente tutti i cantoni romandi e il Ticino.

Spaccatura tra cantoni latini e svizzero tedeschi, uomini e donne

L’immagine della cartina colorata è eloquente: da tempo in Svizzera il cosiddetto Röstigraben non si presentava in una forma così evidente. La differente interpretazione dell’oggetto in votazione tra i cantoni di lingua tedesca (in gran parte fautori della riforma) e quelli romandi (supportati dal Ticino) è stata netta. A questo si aggiunge un elemento straordinario. Infatti, secondo i politologi che hanno analizzato i primi risultati del voto – la Gazzetta è stata stampata il lunedì successivo – l’esito fortemente risicato suggerisce una spaccatura netta e probabilmente storicamente mai così accentuata tra gli elettori di sesso femminile e maschile. Questo è confermato anche da un sondaggio post-elettorale commissionato dal quotidiano zurighese «Tages-Anzeiger», secondo il quale il 65% degli uomini ha detto sì alla riforma, contro il 37% delle donne.

La reazione degli ambienti di sinistra, poco più di tre anni dopo lo storico “sciopero delle donne” è stata veemente. L’incomprensione per il fatto che “gli uomini costringano le donne a lavorare di più” ha condotto vari esponenti ad annunciare manifestazioni pubbliche.

Il dibattito continua: la previdenza vecchiaia resta sull’agenda politica

Con la votazione del 25 settembre il dibattito sulla previdenza vecchiaia – in Svizzera composta da 2 pilastri obbligatori – non è finito. Nei prossimi anni potrebbero giungere alle urne addirittura altre sei proposte. Oltre alla riforma del secondo pilastro –l’urgenza e la necessità di ristrutturare il sistema di cassa pensione sono generalmente condivise – vi sono sul tavolo l’iniziativa sul pensionamento dei Giovani liberali che chiede un pensionamento per entrambi i sessi a 66 anni, l’”Iniziativa sulle generazioni” nonché due iniziative dei sindacati per la tredicesima AVS e l’utilizzo dei fondi della Banca Nazionale. A queste si aggiunge la prossima riforma dell’AVS, per la quale il Parlamento ha incaricato il Consiglio federale di elaborare un progetto entro la fine del 2026. Insomma, affaire à suivre.

Fonte: https://polis.tpcag.ch/doc/ (swissinfo.ch)
Il risultato del primo pacchetto di AVS 21 "Finanziamento supplementare dell’AVS mediante l’aumento dell’IVA"

Fonte: https://polis.tpcag.ch/doc/ (swissinfo.ch)
Il risultato del secondo pacchetto di AVS 21 "Modifica della legge sull'AVS"

Un doppio Sì era necessario ed un doppio Sì è stato: ma la legge sull’AVS è stata approvata da una maggioranza molto risicata.

Troppo rigida per gli Svizzeri: no all’iniziativa sull’allevamento intensivo

Anche la quarta iniziativa “agricola” in quattro anni non ha avuto scampo davanti al popolo. Dopo la bocciatura nel 2018 dell'iniziativa sulla sovranità alimentare – che chiedeva una sorta di autosufficienza nell’approvvigionamento –e il doppio “no” a due iniziative sui pesticidi l’anno scorso, gli svizzeri di tutti i cantoni eccetto Basilea Città, hanno respinto con quasi il 63% anche l'iniziativa che chiedeva di inserire nella Costituzione la tutela della dignità del bestiame e il divieto di allevamenti intensivi. Concretamente, entro 25 anni i requisiti relativi al benessere del bestiame e del pollame avrebbero dovuto soddisfare almeno le direttive del marchio Bio Suisse. Questi stessi requisiti si sarebbero applicati anche alle importazioni di animali e prodotti di origine animale.

Sollevati Consiglio federale e Parlamento

Il Governo e la maggioranza del Parlamento avevano messo in guardia il popolo, indicando che l’iniziativa fosse estrema e suscettibile di importanti aumenti di prezzi. Ma soprattutto, essi hanno sostenuto ed illustrato durante la campagna come la protezione degli animali in Svizzera fosse già una delle più severe al mondo. Nella lettura del voto, l’Unione svizzera dei contadini ha puntualmente ritenuto che con il NO all’iniziativa l’elettorato conferma che questa protezione degli animali sia già oggi molto considerata dalla legge e dagli agricoltori stessi. Dal canto suo, il consigliere federale Alain Berset ha sottolineato che chi alleva bestiame si prende cura dei propri animali. «È sempre possibile migliorare, ma questo va fatto in collaborazione con gli agricoltori e le agricoltrici», ha affermato Berset.

Fonte: https://polis.tpcag.ch/doc/ (swissinfo.ch)
Il No netto all'iniziativa sull'allevamento intensivo

Quarta bocciatura su quattro iniziative agricole: solo un cantone ha approvato l’iniziativa sull’allevamento.

Sulla riforma sull’imposta preventiva vince di nuovo la sinistra

Praticamente tutti i sondaggi l’avevano previsto e, alla fine, seppur in modo risicato, la popolazione ha rifiutato la riforma dell’imposta preventiva. La vittoria si è decisa sul filo di lana. La proposta è stata respinta dal 52% delle persone recatesi alle urne. In modo un po’ meno marcato e con alcune sbavature rispetto alla votazione sull’AVS, il Röstigraben si è palesato anche in questo tema: tutti i cantoni romandi hanno bocciato il testo, mentre la gran parte dei cantoni di lingua tedesca, questa volta con il Ticino dalla loro, si sono dichiarati favorevoli. Il sostegno maggiore alla riforma della legge è stato registrato nel canton Nidvaldo (62,68%), quello più scarso di nuovo nel Giura (36,03%).

Contrariamente alla votazione sull’AVS, questa volta non l’hanno spuntata i cantoni svizzero tedeschi, e la sinistra – sconfitta appunto su uno dei suoi temi chiave, l’AVS – ha ottenuto quello che numerosi commentatori hanno definito un premio di consolazione. Gli svizzeri l’hanno seguita nella sua battaglia contro l'abolizione dell'imposta preventiva del 35% prelevata sugli interessi maturati sulle nuove obbligazioni emesse in Svizzera.

Nuova sconfitta borghese su un tema fiscale

Malgrado il Governo e il parlamento elvetico si contraddistinguano per una maggioranza di destra, gli elettori sempre più spesso seguono le argomentazioni della sinistra in materia di politica fiscale. All’inizio di quest’anno, gli Svizzeri avevano bocciato l’abolizione di una tassa di bollo, sempre su referendum di sinistra. Insomma, parrebbe che al popolo recentemente in ambito fiscale piaccia smentire i propri rappresentanti. Tuttavia, rimane molto scettico anche nei confronti di iniziative fiscali che provengono da sinistra. Un anno fa, solo il 35% dell'elettorato aveva votato a favore della cosiddetta iniziativa 99%, che chiedeva una maggiore tassazione dei redditi da capitale. Insomma, in ambito di tasse e imposte lo status quo sembra il “progetto” che trova più facilmente maggioranze.

Nel suo commento al voto, il Consigliere federale e incaricato del dossier Ueli Maurer ha indicato che «sarebbe stato uno strumento importante per le grandi aziende e per l'attrattività della piazza Svizzera. Ma un no è un no e non abbiamo piani B. Il Consiglio federale si rammarica che questa modesta riforma dell'imposta alla fonte non abbia avuto successo. È evidente che la comprensione dell'economia da parte della popolazione sta diminuendo», ha aggiunto.

Fonte: https://polis.tpcag.ch/doc/ (swissinfo.ch)
La spaccatura nei risultati della riforma all'imposta preventiva

Vittoria di consolazione per la sinistra: il suo referendum ha trovato di nuovo maggioranze su un tema fiscale.