Nessuno è escluso agli occhi di chi sa guardare

una mostra di Christian Tasso

Entrando nel salone grande di Palazzo Trevisan degli Ulivi, la prima sensazione è quella di essere capitati su un palcoscenico durante uno spettacolo teatrale. Non si può infatti fare a meno di percepire l’intensità degli sguardi immobili, fissi e allo stesso tempo calamitanti dei personaggi ritratti da Christian Tasso. Sguardi profondi ed enigmatici che celano storie, ognuna diversa dall’altra, ma con alcuni elementi in comune.

La scelta della curatrice internazionale Adelina Von Fürstenberg, vincitrice del Leone d'oro nel 2015 con il Padiglione Nazionale della Repubblica d'Armenia alla 56a Biennale di Venezia, di posizionare le fotografie di grande formato nel salone grande, non può che enfatizzare l’impatto emozionale che il visitatore prova accedendovi.

Tutto è partito dall'incarico di una ONG che ha permesso all'artista di viaggiare per più di quindici paesi per indagare come veniva percepita l'alterità nei diversi angoli del mondo. Si tratta di un progetto durato cinque anni, al termine del quale è stato realizzato un libro fotografico e la mostra “Nessuno escluso” che ha visto come prima esposizione la sede dell'Onu di Ginevra e successivamente, passando dalla fabbrica del vapore di Milano, è arrivata a Venezia allestita a Palazzo Trevisan degli Ulivi, prestigiosa sede del consolato di Svizzera, in attesa di approdare a Palazzo Merulana a Roma nel mese di dicembre.

Nessuno escluso non è l'esaltazione di gesta di uomini eroici, non è un modo per suscitare pietà nei confronti di meno fortunati, è un insieme di racconti ad immagini delle storie di uomini, donne e bambini con qualche forma di disabilità, della loro vita quotidiana e dell'importanza che deriva dalla loro inclusione nella società in cui vivono.

Durante questo lungo viaggio, Christian Tasso ha avuto modo di modificare il suo sguardo su ciò che percepiamo come diverso da noi; da una lettura iniziale più stereotipata ha avuto la possibilità di sviluppare un modo di rappresentazione dei suoi soggetti che permettesse di raccontare le loro storie, mettendo in luce la loro forma di disabilità come uno dei tanti elementi che ne costituiscono l'identità e non di certo quello più importante. Senza nascondere le difficoltà da affrontare ogni giorno in contesti sociali, economici e ambientali difficili, il centro dell'attenzione non viene posto sul dolore e la sofferenza, ma al contrario sulla reazione ad essa e quindi sulla capacità di non arrendersi e di inserirsi nella società.

Le persone rappresentate, infatti, non sono solo completamente integrate nelle comunità in cui vivono e svolgono le proprie attività quotidiane come tutti, ma in alcuni casi sono anche dei veri e propri punti di riferimento per le persone che li circondano. È il caso, ad esempio, del pescatore cubano senza un avambraccio che è l'uomo che insegna ai giovani del suo villaggio a pescare con la cura e la passione tipica di un artigiano, in un mondo sempre più moderno, frenetico e industriale.
La disabilità è quindi percepita in modo molto differente nei gruppi sociali lontani dalle logiche generalizzanti imposte dalla globalizzazione che propongono uno standard a cui adeguarsi e, spesso, tutto ciò che non vi rientra viene rifiutato.

I soggetti fotografati si mostrano per quello che sono, senza filtri e senza remore, come se l'obiettivo fotografico fosse un amico fidato a cui confidare le proprie emozioni. Questo anche grazie al metodo sviluppato da Christian Tasso che prevede di instaurare un rapporto di fiducia reciproca con chi ritrae attraverso il dialogo, spiegando il suo progetto artistico e lasciandoli scegliere come, dove e con chi essere rappresentati.

Manifestazioni artistiche come questa fanno riflettere sull'importanza della diversità che, se intesa come un valore anziché come un limite, è in grado di arricchire la società e renderla più forte, equa e giusta. Se si sceglie una visione lontana dagli stereotipi, quindi, la disabilità può essere considerata come una risorsa, un elemento aggiuntivo che porta una pluralità di punti di vista e di visioni del mondo di cui chiunque può beneficiare.

Questa iniziativa, che si è chiusa il 17 settembre, è stata organizzata dal Consolato generale di Svizzera a Milano insieme al Consolato di Venezia, in collaborazione con ART for the word – un’organizzazione non governativa associata al Dipartimento di Informazione Pubblica delle Nazioni Unite (UNDPI) fondata a Ginevra –, gode del patrocinio della città di Venezia e del contributo di alcuni sponsor che, come gli organizzatori, credono nell’importanza di sensibilizzare il pubblico sui temi della diversità e sulla rilevanza di una società inclusiva.

La mostra Nessuno escluso di Christian Tasso si inserisce appieno nel quadro della politica estera elvetica per la tutela delle persone con disabilità. La Svizzera si impegna per la partecipazione attiva, equa ed autodeterminata delle persone con disabilità alla vita politica, economica, sociale e culturale. Attraverso la sua politica estera, di cui fa parte la Strategia per uno sviluppo sostenibile 2030, promuove società giuste, pacifiche ed inclusive, e si impegna a prevenire i conflitti e ogni forma di violenza. A tal fine la Svizzera ha aderito alla Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (CRPD) nel 2014.

La mostra, attraverso dei codici QR, offre ai visitatori una guida a lettura semplificata e un programma di accessibilità per persone non vedenti, in cui quattordici immagini sono rese accessibili attraverso descrizioni e paesaggi sonori.

Camminando tra le sale dello spazio espositivo del Consolato, si guarda e ci si accorge che tutti gli esseri umani sono mossi dalle stesse esigenze, paure, gioie, preoccupazioni e soddisfazioni indipendentemente dalle caratteristiche fisiche e psichiche che ognuno di noi può avere perché, per citare Christian Tasso, «Nessuno è escluso agli occhi di chi sa guardare».

Riccardo Pogliani
stagista presso il Consolato di Svizzera a Venezia

Monti Niligiri, India, 2017
150 x 150 cm

Manzanillo, Cuba, 2016
150 x 150 cm

Chennai, India, 2017
150 x 150 cm

Kampong Cham, Cambogia, 2016
150 x 150 cm