Nuovo progetto per la compensazione finanziaria intercantonale in Svizzera

Il Consiglio federale propone una soluzione che tiene conto delle richieste dei cantoni paganti

Nella diatriba che da qualche tempo oppone i cantoni paganti ai cantoni beneficiari della nuova compensazione finanziaria nazionale, sembra delinearsi una soluzione. O almeno a livello federale si prospetta un accordo che per il momento piace ai sette cantoni pagatori, tra cui quello di Zurigo, che non ha mancato di far sentire il suo peso nelle trattative.
Il concetto di compensazione è parte integrante di uno Stato federalista, ma non può andare al di là di certi limiti. Un esempio su tutti è quello della concorrenza fiscale intercantonale. Ogni cantone tende ad essere il più attrattivo possibile in campo fiscale, in particolare per le aziende. Non tutti però possono godere degli stessi vantaggi, e quindi devono contare sulla compensazione dei cantoni finanziariamente più forti. Negli ultimi anni però il sistema si è squilibrato. Tradotto in cifre, questo squilibrio può essere valutato in una eccessiva dotazione del fondo di compensazione che nel 2017 raggiungeva i 750 milioni di franchi e nel 2018 sale a 900 milioni, dei quali quasi un centinaio a carico del canton Zurigo.

Calcolato per abitante, il contributo maggiore è dovuto dal canton Zugo, con 2618 franchi a testa. I maggiori beneficiari, Vallese e il Giura, ricevono circa 2000 franchi per abitante. Il sistema, perfezionato nel tempo, ha però creato falsi incentivi, che ora dovrebbero essere eliminati. Per farlo, il Consiglio federale ha in pratica seguito i suggerimenti dei cantoni pagatori e ha presentato un progetto di riforma, che sarà in consultazione fino al mese di giugno.

Essenzialmente il nuovo sistema è concepito per ostacolare la concorrenza fiscale fra cantoni. E questo considerato che in passato anche cantoni che hanno sensibilmente ridotto le imposte hanno ricevuto sostanziosi contributi dalla compensazione finanziaria.

Del problema si occupa fin dal 2015 un gruppo di lavoro intercantonale. Dalle riflessioni di questo gruppo è emerso che la soglia dell’85% della media delle risorse di tutti i cantoni è troppo elevata. Questo è il parametro previsto dalla legge, che dovrebbe permettere a tutti i cantoni di poter disporre in modo autonomo di risorse sufficienti. In realtà questa soglia viene regolarmente superata. Per esempio il già citato canton Giura, nel 2018, dopo i versamenti della compensazione, raggiungerebbe l’88,3% della media delle risorse di tutti i cantoni. Per questo il Consiglio federale propone di portare questa soglia all’86,5 per cento. Inoltre, propone di fissare un limite fisso sulla base del quale calcolare la compensazione delle risorse. Con questo si ridurrebbe l’ammontare minimo da assegnare.

Inoltre, per evitare che ogni quattro anni vi siano accese discussioni sulle somme da assegnare alla compensazione finanziaria, si dovrebbero stabilire somme fisse quali punti di riferimento. La dotazione eccessiva odierna delle risorse da distribuire verrebbe determinata in futuro dall’evoluzione delle disparità da compensare. Si dovrebbe inoltre evitare che l’ammontare dei fondi di compensazione venga determinato dai cantoni più deboli. Per questo il Consiglio federale propone che tutti i cantoni, il cui indice prima della compensazione è inferiore a 70 punti, vengano portati all’indice minimo garantito. Nel contempo si dovrebbe però ridurre il massimo della compensazione possibile al 90%.

Questa soluzione tiene conto delle richieste dei cantoni e, nel tempo, riduce la volatilità dei pagamenti. Quest’anno, oltre al Giura, solo il canton Uri e il Vallese hanno un indice inferiore a 70. Il Consiglio federale accetta anche che la somma a carico della Confederazione possa raggiungere il 150% di quella dei contributi dei cantoni più forti. Il maggior aggravio per la Confederazione, rispetto alla situazione odierna, sarebbe di circa 20 milioni.

Dato che il nuovo sistema comporta alcuni aggravi, la riduzione del minimo garantito del 90% scenderebbe all’87,7% nel 2020, all’87%,1% nel 2021 e raggiungerebbe l’86,5% nel 2022.

Ignazio Bonoli