Sibil Strauli, una professionista svizzera che si è innamorata dell’Italia

«Una di noi» A cura di Antonella Amodio

L’architetto e guida specializzata per itinerari di architettura moderna e contemporanea

Sibil mi accoglie nel suo studio, una casa della “vecchia Milano” che si affaccia su un grazioso cortile. Una donna decisamente attraente, architetto, madre, moglie e nel tempo libero fa la guida per itinerari di architettura moderna e contemporanea.

1. Buongiorno Sibil, ci racconti un po’ di lei. Da dove viene e dove si è formata?
Nata e cresciuta a Basilea e dintorni. Attinente di Winterthur (voi Svizzeri sapete cos’è! Per il vocabolario italiano significa relazione, affinità. Per il vocabolario italiano-svizzero, invece, ha qualcosa a che vedere con le radici della propria famiglia paterna). Avevo una nonna giapponese che si è trasferita a Basilea dopo la Seconda Guerra insieme a mio nonno che lavorava da tanti anni in Giappone e prima ancora in India, quando era ancora una colonia inglese. Mia zia invece ha sposato un greco e vive ad Atene, mentre mia cugina greca si è sposata con un tedesco e vive a Stoccarda. Il gene italiano l’ho portato io in famiglia e ne sono molto fiera. Chissà se le mie figlie continueranno la tradizione di internazionalizzazione!
Da ragazza quindicenne ho studiato per un anno negli Stati Uniti e da lì in poi ho sempre avuto la curiosità di conoscere altri posti e altre culture, un certo Fernweh, una bella parola che non ha un vero corrispettivo in italiano... come una voglia di andare sempre via. Mi sono iscritta ad architettura a Zurigo, così ho cambiato città, la ETH è una delle migliori università al mondo dove insegnano professori che di solito uno non ha l’occasione di incontrare. Da studentessa ho fatto uno stage di sei mesi a Tokyo, da Toyo Ito, e dopo la laurea al Politecnico sono andata subito a lavorare in Olanda, dove avevo già trascorso un semestre con la borsa di studio Erasmus presso la TU Delft. E a Rotterdam sono rimasta tre anni.

2. Una vera cittadina del mondo, direi. E poi si è trasferita in Italia, a Milano…
Sì. In Olanda ho conosciuto mio marito, un italiano dall’aspetto olandese, laureato in architettura a Delft e che, come me, ha iniziato a lavorare a Rotterdam. Tomaso mi ha fatto conoscere Milano che mi è piaciuta fin dalla prima volta. Infatti sono stata io a spingere per il trasferimento in Italia. Per me Milano rappresenta il mix perfetto tra nord e sud: laboriosa, internazionale, di una eleganza sobria come piace a me, con la maggior parte delle persone gentili, colte, aperte ed interessanti. Viviamo qui dalla fine del 2000 e non ho mai vissuto nella stessa casa per un periodo così lungo...

3. Professionista affermata, moglie, madre.. una recente ricerca Svizzera, pubblicata sulla rivista Royal Society Open Science, ha definitivamente sancito da un punto di vista scientifico (semmai ci fossero ancora dubbi) l’effettiva capacità delle donne di essere multitasking. Lei si sente una superwoman?
No, non mi sento per niente una superwoman. Faccio quello che posso, risolvo problemi grandi e piccoli, di lavoro o famigliari, secondo le mie capacità. Sono convinta che ogni problema ha più soluzioni. Basta dare ascolto e valutare le possibilità. Semplice.

4. Cosa le piace del vivere in Italia e cosa invece cambierebbe?
Mi sento molto a mio agio a Milano. Mi piace il clima, il cibo, le persone, la grandezza della città. Ho bisogno di almeno un milione di abitanti intorno a me, ho bisogno una certa varietà culturale e anche la privacy che ti offre una metropoli. Ma forse il mondo del lavoro funziona meglio in Svizzera, dove c’è più chiarezza e fiducia nelle professioni; una certa Sicherlichkeit che invece manca in Italia...
Per contro, devo dire che in Italia la scuola pubblica è organizzata in maniera che spesso le mie amiche d’oltralpe mi invidiano! Ogni giorno le mie due figlie Lisa Frida e Anna Clara frequentano le scuole elementari e dalle 8.30 alle 16.30 posso permettermi di dedicarmi al mio lavoro, mentre in Svizzera i bambini piccoli tornano a casa a pranzo e ci si deve aiutare tra genitori.

5. Il suo legame con la Svizzera è ancora molto stretto, cosa le manca di Basilea?
Ovviamente mi piacerebbe avere i miei famigliari e i miei amici più vicini. Basilea, essendo una città di confine è molto aperta culturalmente, con musei meravigliosi (ma anche a Milano) e il Reno come grande elemento naturale ti fa sempre tornare in mente che quell’acqua attraversa gran parte della Germania, arriva in Olanda e continua il suo viaggio nell’Atlantico fino chissà dove. Certo, a Milano ci sono i Navigli dove scorre la stessa acqua, ma comunque è domata dall’uomo. E poi a volte mi manca la mia lingua madre. Dopo tanti anni che vivo in Italia devo comunque ammettere che non riesco ad esprimermi con fluidità. Spesso sento i miei limiti linguistici (che tra l’altro sembrano aumentare con l’età) e mi stufo dell’italiano. In Svizzera e anche in Germania sono più loquace. Leggo libri quasi esclusivamente in tedesco. È il mio rifugio linguistico.

6. Sono molte le donne architetto che hanno raggiunto la notorietà: Gae Aulenti, Anna Ferrieri Castelli, Cini Boeri ecc. solo per citarne alcune del XX secolo. Quanto è ancora difficile per una donna farsi strada nel mondo dell’architettura, ma non solo?
Saranno sempre le donne a partorire e questo è un evento che mette in secondo piano il lavoro. Ma non trovo sia inconciliabile essere madre e lavoratrice. Certo, come architetto è difficile lavorare part-time, ma bisogna essere flessibili da ambo le parti. Sono convinta che le madri lavoratrici abbiano maggior concretezza e capacità di essere efficienti e concentrate proprio perché il tempo a loro disposizione è sempre poco e quindi prezioso. Un bravo datore di lavoro sa riconoscere queste capacità!

7. Molti lavori straordinari all’estero e altrettanti in Italia al suo attivo, quali sono i vantaggi di fare il suo lavoro in Svizzera e quali in Italia.
In Svizzera viene spesso sottovalutato il valore delle finiture e dei materiali e a volte mi sembra che ci sia anche meno scelta e sicuramente meno attenzione ai particolari. Comunque prima di iniziare un rapporto di lavoro in Svizzera si chiarisce bene chi fa che cosa e quali sono le modalità di pagamento. Mentre in Italia si deve sempre essere molto più flessibili per quanto riguarda l’organizzazione del cantiere e si inizia subito a lavorare ma spesso, strada facendo, vengono a galla tutte le problematiche. Per non parlare dei pagamenti che si fanno sempre aspettare...

8.Il lavoro che le ha dato la soddisfazione più grande?
Forse una casa in Monferrato, dove siamo riusciti con delle aperture verso le colline antistanti e lo spostamento di una scala a cambiare, in qualche modo, l’orientamento della casa. Sono stati degli interventi grandi e strutturali, ma quasi invisibili e la casa adesso si apre con grande naturalezza verso una vista meravigliosa. Ci teniamo sempre a rispettare l’ambiente circostante, a fare emergere le potenzialità dell’edificio senza però stravolgere il carattere originale. Penso che quando si prova a trasformare una semplice casa di campagna in una villa signorile, oppure uno chalet in un castello, il risultato rimarrà sempre finto. Una parte del mio lavoro, comprende anche consulenze immobiliari a svizzeri, ma non solo, che vogliono acquistare un immobile in Italia. Non immagina quante informazioni è bene conoscere prima di acquistare o vendere un immobile!

9. E poi insegna al Politecnico di Milano...
Lavoro, in qualità di tutor, con il Prof. Remo Dorigati in un corso di master in architettura. Seguo i progetti degli studenti, preparo e tengo lezioni, organizzo degli incontri con ospiti stranieri e non. Ho fatto un lavoro simile precedentemente per 8 anni presso l’Accademia di Mendrisio, come assistente. Lavorare con gli studenti mi piace e mi dà davvero molte soddisfazioni!

10. Promuovere la cultura dell’architettura svizzera e italiana è un po’ un suo pallino...
Eh sì! Faccio parte del consiglio della SIA (Società Svizzera di Ingegneri ed Architetti) Sezione Internazionale che si occupa proprio della diffusione della cultura dell’architettura e do una mano ad organizzare degli eventi. Per esempio, insieme all’Ordine degli Architetti Milanesi sto organizzando una serie di serate sul tema delle cooperative d’abitazione, dove sono attesi molti architetti svizzeri che presenteranno il loro lavoro. E poi sono membro dell’associazione Guiding Architects http://www.ga-milano.it nata a Berlino una decina di fa, che raccoglie guide per itinerari di architettura di molte città europee e non. A Milano organizziamo, ad esempio, un interessantissimo tour guidato delle più significative opere di architettura realizzate negli ultimi 10 anni: City Life, la zona di Porta nuova ecc.. o anche un itinerario dedicato agli edifici iconici milanesi del ‘900.

11. Un sogno ancora da realizzare?
Viaggiare. Ci sono tanti posti al mondo che non ho ancora visto. Vorrei viaggiare di più.

12.Insomma, è meglio una fonduta al formaggio o un risotto alla milanese?
Entrambi, ma uno dei due è un po’ pesante da digerire.

L’architetto Sibil Strauli.
www.pinistrauli.com