Sono finite le vacanze (… finalmente!)

“Il peggio (non) è passato: aneddoti di una mamma italiana in Svizzera” di Linda Fallea Buscemi – Islandbooks

La settimana scorsa si sono concluse, nel cantone di Zurigo, le vacanze invernali che qui si chiamano “Sportferien”, quelle che servono affinché i bambini, sospese le attività scolastiche, si riposino un po’, magari imparando a sciare (i più piccoli) o perfezionando la tecnica (i più grandi). Dunque, le famiglie con figli in età scolare hanno ripreso i ritmi normali: i bambini hanno ricominciato le lezioni a scuola e ogni altra attività – sportiva, musicale, ricreativa – legata prevalentemente al calendario scolastico. Personalmente non so se sia il caso di dire che … finalmente è ricominciata la scuola! Ritengo, infatti, che lo stress cui questo piccolo esercito di bambini viene sottoposto – prima, durante e dopo le cosiddette ferie – sia talora davvero eccessivo. Anche per i genitori, poi, non si tratta certo di una passeggiata di salute (e neppure per i loro portafogli)! C’è chi parte per i paesi più caldi, non potendone più di questo freddo e lungo inverno; chi, invece, si avventura solo qualche giorno in una delle capitali che la bella Europa mette a disposizione; solo qualcuno (e a questi va il mio applauso scrosciante e sincero) resta a casa per riposarsi veramente! Infine, c’è un gran numero di famiglie che parte per la tanto attesa “settimana bianca”, cosicché i bambini – ma con essi anche padri, madri, nonni, padrini o madrine – possano sciare e stare tutto il giorno all’aria aperta! Sembra bellissimo e per fortuna spesso lo è, credo però che l’impegno richiesto per affrontare una settimana di questo tipo sia piuttosto gravoso. Durante la settimana bianca, infatti, i bambini vengono puntualmente iscritti alla scuola-sci perché … così imparano meglio, si perfezionano e diventano più bravi (ma più bravi perché? e soprattutto più bravi di chi?)! Intendo dire che, secondo me, le vacanze dovrebbero servire a riposarsi e ad interrompere quei ritmi frenetici cui la società moderna ci assoggetta senza sosta e senza distinzione, adulti e bambini compresi. Del resto, lo stesso significato etimologico della parola (dal latino vacare cioè essere vacuo, sgombro, libero) ci suggerisce che nel periodo di “vacanza”, dovremmo concederci, ove possibile, la libertà dagli impegni quotidiani, dalle scadenze, dagli obblighi e da quelle costrizioni cui purtroppo, o per fortuna, siamo vincolati per tutto il resto dell’anno … per non parlare poi degli orari da rispettare, che scandiscono in modo impietoso tutte le nostre giornate. Durante la settimana bianca però (nonostante si faccia altro rispetto al tran tran quotidiano e i bambini vivano delle esperienze senza dubbio molto intense e significative) non si può dire che ci sia una vera tregua dallo stress o dal corri-corri la mattina appena svegli per uscire, al freddo e al gelo, imbottiti come il famoso omino delle gomme per auto, sci in spalla, con l’incedere lento e tutto storto (a causa degli infernali scarponi da sci) per raggiungere gli impianti di risalita, qualunque sia la condizione metereologica. Per esempio, la scuola sci – ogni mattina, dal lunedì al venerdì – bene che vada inizia alle nove, con una pausa di un’ora per il pranzo e poi ancora fino alle quattro. Naturalmente se il bambino non si sente, è libero di frequentare la scuola sci solo al mattino … sì, certo! così è probabile che resti indietro rispetto al gruppo e questo noi non lo vogliamo affatto. Poi ad ogni pranzo tutta la famiglia si ritrova al ristorante in cima, dove patatine fritte, Wurstel e Rösti la fanno da padrone ma, anche se si spendono tanti soldini e non si mangia per niente sano, in compenso si può restare vicino alle piste, evitando, in tal modo, il saliscendi da/a valle (e ogni tratta, come l’aria che respiri, ha un costo). Ma quanto sono buffi i bambini quando camminano sull’asfalto con gli scarponi da sci … sembra che le loro gambette, già messe a dura prova da ore e ore di allenamento, possano cedere da un secondo all’altro. C’è il giorno della gara e allora tutti in vetta a fare il tifo per i piccoli – spesso improbabili – supereroi; poi quello della gita attraverso le varie piste fino al paese vicino (viciiino? Chissà a quanti chilometri!) e non può mancare la discesa con gli istruttori della scuola sci: la fiaccolata! E a che ora è la fiaccolata? Naturalmente dopo il tramonto, cosa che, a prima vista, sembra estremamente romantica ma che -sempre dal mio pigrissimo punto di vista- si presenta come il vero colpo di grazia perché viene organizzata dopo ore, mattina e pomeriggio, passate a sciare, appena comincia a fare buio, a non so quanti gradi magari sotto zero (menomale che gli angioletti dei bambini fanno lo straordinario!). Insomma, è vero che nel bagaglio di ricordi di un bambino, i giorni sulla neve trascorsi con la famiglia avranno, per lo più, un dolcissimo sapore (al pari di ogni altra esperienza vissuta fuori dal quotidiano … in vacanza, appunto!) ma, sfiancata da queste ultime ferie, mi chiedo se ci sia veramente bisogno di pianificare al minuto anche quei pochi giorni all’anno che dovrebbero sollevare i bambini (e noi adulti con loro) da ogni sorta di pressione! Mi tornano in mente alcune scene del video musicale dei Pink Floyd (Another Brick in the Wall – Un altro mattone nel muro) dove, all’inizio degli anni ottanta, viene denunciata la spersonalizzazione dei ragazzi pressati dalla scuola e dalla società nel suo complesso: un grande orologio … i ragazzi tutti uguali, omologati, con le sembianze di martelli, marciano in fila precisi come soldatini … immagini forti, lo so – già la metà basterebbe ad esprimere il concetto e ad impressionare –, ma la pianificazione ad ogni costo mi angoscia e mi fa pensare che sia meglio prendere le cose con più leggerezza (almeno in vacanza), affinché i nostri bambini possano crescere più sereni, diventando, un giorno, adulti meno schiacciati e oberati dal tempo e dagli impegni!

lindafallea.buscemi@hotmail.com
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