Un NO a “No Billag” è una scelta culturale

Il parere del celebre architetto ticinese Mario Botta

Non c’è dubbio che la SSR sia un’istituzione culturale fondamentale per la Svizzera. E non intendo, con il termine culturale, riferirmi solo all’aiuto e al supporto che essa offre oggettivamente alla creatività artistica o alla riflessione critica sui fronti più vari delle scienze umanistiche e scientifiche. Intendo soprattutto riferirmi a quanto la televisione e la radio del servizio pubblico offrono alla crescita e alla coesione civile del nostro Paese: un contributo appunto di autentica e vera cultura politica.

Tale realtà, in uno Stato così multiforme come è il nostro, mi sembra insostituibile. Quale altra istituzione (perché idealmente e statutariamente si tratta di una vera e propria istituzione) raggiunge oggi le nostre case dandoci una visione del contesto complesso in cui viviamo nel segno del federalismo che ci distingue? Quale altra istituzione è attenta, come la SSR, alle esigenze delle minoranze e sensibile al loro rispetto e alla loro dignità di partecipi a parte intera della Confederazione? Chi si sa rivolgere a tutti in modo diretto e paritario, senza considerare la diversità del fatto che si abiti a Bellinzona piuttosto che a Poschiavo, a Losanna piuttosto che a Berna?

E’ vero che il mondo dell’informazione e dei media è oggi uno dei più complessi e aggrovigliati che esistono, stretto nella morsa di un’evoluzione tecnologica che si è fatta non solo frenetica ma anche nevrotica e persino asfissiante, e che illude le persone di poter essere più libere di una volta nel cogliere le notizie necessarie alla propria quotidianità. In verità credo che questo dato di fatto – che è pure di natura profondamente culturale – non consenta in ogni caso che si compia il passo di distruggere ciò che di sicuro abbiamo costruito sin qui in un ambito così delicato.

L’iniziativa “No Billag”, nel segno di un pensiero liberista che ha distrutto molto negli ultimi decenni nel mondo intero senza costruire mai nulla, ci vuole di fatto privare di un patrimonio essenziale del nostro convivere civile, che appartiene alla nostra storia e alle nostre sensibilità, senza se e senza ma.

Tutto è riformabile, qualsiasi cosa non è data per scontata e per sempre. La SSR può e deve essere criticata, necessita senz’altro d’essere meglio gestita e più dinamica, anche più “moderna”. Ma per farlo occorre che esista. Distruggerla oggi (come di fatto avverrebbe se vincesse il si il prossimo 4 marzo) è una follia. Oltre ad un danno sicuro per tutti, ne ricaveremmo anche una beffa certa: quella d’essere impoveriti senza contropartita alcuna.

Mario Botta, Architetto