Un’antica vicenda spirituale protagonista un parroco e il femminino sacro

Giorgio Baietti: «cercavo del vino pregiato e ho trovato un luogo, ai confini con la svizzera, ricco di fatti straordinari e inspiegabili»

Lugano – Sappiamo che molti luoghi nel mondo sono famosi per un qualche mistero o particolare fenomeno inspiegabile che si manifesta in case, castelli, ville, chiese o che riguarda persone singole o intere comunità. Vi sono racconti tali, tramandati spesso nei secoli, che lasciano stupefatti chi li ascolta o ne legge la storia.

Molti di questi posti, a noi vicini, sono raccolti nel libro “Luoghi misteriosi” del ricercatore e scrittore Giorgio Baietti, collaboratore di programmi sul mistero di Rai e Mediaset, divenuto famoso soprattutto per il noto caso di Rennes le Chateau, in Francia. Ma un altro caso altrettanto arcano accaduto nella prima metà dell’Ottocento in Piemonte, ai confini della Svizzera, è descritto nell’ultimo lavoro di Baietti “Il Cristo delle dolci colline. Il luogo è teatro di fatti incredibili e tuttora inspiegabili sul mero piano razionale. Il personaggio principale di questa antica vicenda è il prete Francesco Grignaschi. Egli credeva fermamente nel Femminino sacro, nella donna quale essere spirituale non subalterno a nessuno, né in Terra né in Cielo. Ovviamente molte donne lo apprezzarono e stimarono in vita e per questo motivo attirò su di sé sospetti di eresia e ingiustificati pettegolezzi. Da questo credo del Femminino sacro ne nacque una storia che coinvolse alcuni borghi, il clero, avvocati, tribunali, carabinieri e persino il Re Carlo Alberto. Una storia basata su atti processuali e testimonianze firmate dai carabinieri che descrivono, nel loro rigoroso burocratico linguaggio dell’epoca, fatti ben precisi. Ce la racconta in sintesi Giorgio Baietti.

Come ha saputo di questo parroco?

«Cercando dei vini nel Monferrato, raggiungo Viarigi, un piccolo borgo sul confine di Asti ed Alessandria, in Piemonte. Sul percorso incontro un contadino che cammina con la zappa in spalla, gli chiedo quanto mancasse per raggiungere Viarigi e lui mi pone un’altra domanda: “Cosa va a cercare nel paese dei magnetizzati?”. In quel momento la questione del vino diviene del tutto marginale… Indago e scopro dei fatti straordinari accaduti lì. Ho fatto una fatica titanica per scrivere le 180 pagine del mio libro su questo umile ma straordinario parroco, perché di lui nel paese hanno cancellato ogni traccia».

Innanzi tutto partiamo dal Femminino sacro, cos’è?

«È il Dio donna risalente alle antiche culture con Asherah, perfettamente uguale a Jahvè e non sua moglie come molti affermano. È la più antica divinità femminile adorata. È presente, come statua, nel tempio di Salomone. Vi erano tante statue di Asherah quante erano quelle di Jahvè, finché un imperatore decise di distruggerle in modo che rimanesse un solo dio maschio, chiamato anche Padre, Geova, Jahvè e così via».

Una Dea o Dio Madre sparita da millenni.

«Asherah non è sparita. Il Femminino sacro nei secoli è fluito come un fiume sotterraneo. Riemerge sempre nell’inconscio delle genti in figure come Iside, Maria, Maria Maddalena (che non era la prostituta raccontata dal clero ma una figura spirituale altissima ndr.) e altre entità femminili che sono ben “oltre” l’aspetto limitato di madre o moglie… Ecco che in pieno 1800 il sacerdote Francesco Grignaschi dà alla donna una grande importanza, la riporta alla coscienza collettiva. Così come diedero importanza al Femminino sacro i Catari, la cui religione di matrice cristiana e di spiritualità assai elevata venne dichiarata eretica e distrutta nel medioevo; loro avevano donne vescove nel 1100-1200. Ai nostri giorni hanno proposto di nominare le diacone ed è accaduto un putiferio, 1000 anni fa, i catari le nominavano vescove…  Anche don Francesco Grignaschi ha elevato il Femminino sacro alla massima potenza».

Iniziamo la storia.

«Quasi sul confine svizzero della Val D’Ossola, a Cimamulera, Grignaschi viene a svolgere la sua attività di parroco nel 1849. Nel giorno del suo arrivo, mentre percorre la strada verso il paesino, gli viene incontro una donna, Maria Giovannone, che gli dice: “… io parlo con la Madonna”. Grignaschi, invece di infastidirsi e di considerarla un po’ squilibrata, ascolta il suo racconto. Ella disse non solo di parlare con la Madonna ma anche di viaggiare con lei sul mondo così da poter osservare e descrivere la Muraglia cinese, l’America, l’Oceano Pacifico, l’Oceano Atlantico, le Ande e tanti altri posti del nostro pianeta…».

Una popolana di quell’epoca come poteva conoscere tutto questo?

«Infatti, era una contadina di un borgo sperduto tra i boschi e pure analfabeta. Ma conosceva i Paesi del mondo. Negli atti del processo vi sono le testimonianze delle autorità e del luogo su ciò che succedeva ogni lunedì mattina. Occorre sapere che, secondo quanto riferito da Maria Giovannone, la Madonna passava a prenderla per portarla a esplorare il mondo ogni domenica sera. Al ritorno c’era un problema: la Madonna la lasciava abbracciata alla punta aguzza del campanile della chiesa del borgo (v. foto ndr.). Il lunedì mattina il sindaco, Ferdinando Guglielmazzi, doveva provvedere a far scendere la Giovannone con l’aiuto del messo o di qualche operaio. Questo è quanto riportato, non dai racconti di osteria, ma negli atti di una Corte di tribunale».

Potrebbe far sorridere, in realtà questa vicenda è sconvolgente. Il soprannaturale, invece di manifestarsi nell’intimità di una persona, coinvolge l’intero borgo e anche un’istituzione pubblica che è costretta a prenderne ufficialmente atto per via di legge.

«D’altra parte, chi non vuole credere l’evidenza è inamovibile, come lo furono molti suoi compaesani che la ritennero un po’ matta…».

… e anche in grado di scalare un campanile!

«Campanile, la cui punta è praticamente impossibile da raggiungere. Grignaschi non era un parroco sbucato dal nulla o con orientamenti strani, era conforme alla tradizione cattolica, mandato lì in servizio da un vescovo della Chiesa apostolica romana. Tuttavia, lui crede a Maria Giovannone. D’altronde la bibbia non descrive il rapimento di Elia verso il cielo?».

Che vita ha avuto Maria Giovannone?

«Maria è odiata dal sindaco tanto che la farà ricoverare in una sorta di monastero con ospedale dove morirà poco dopo, a soli 33 anni in perfetta salute, probabilmente avvelenata. Il sindaco vieta un funerale classico per evitare che affluiscano troppe persone e ne proibisce la sepoltura in una normale tomba che riportasse i suoi dati, in modo da renderla anonima e quindi introvabile dai visitatori».

Quindi se ne persero le tracce.

«Macché! Successe un fatto che, anche questo, ha del miracoloso. Nel punto anonimo di sepoltura, in piena terra e senza una lapide, spuntarono dei fiori spontanei che attorniarono il corpo soggiacente di Maria Giovannone. Tutti poterono così andare da lei a pregare onorandone la memoria. Dalla sua morte successero molti fatti prodigiosi che descrivo nel mio libro e che sconvolsero le anime dei compaesani».

Faccia qualche esempio.

«Il sindaco, felice di essersi liberato di Maria Giovannone, subito dopo la morte di costei, si ritrovò dalla padella alla brace di fronte ai prodigi di don Grignaschi, il quale comincia ad avere bi-trilocazioni, ossia viene visto nello stesso momento in posti diversi, guarisce animali e persone… ed ecco che per toglierselo di torno lo denuncia. L’esito del processo non dà il risultato voluto dal sindaco poiché la Corte stabilisce che i fatti di Don Grignaschi non ledono alcuno e attengono al piano spirituale».

Una piena vittoria.

«Sì, ma dopo il fragore del processo non torna subito a Cimamulera e viene ospitato nella parrocchia di Franchini sulle colline del Monferrato dove continua a produrre fatti miracolosi ed è adorato dalla gente. Si sposta poi poco lontano, a Viarigi, per soli 55 giorni. Eppure anche questo posto diventa la sua “Gerusalemme Celeste”, il luogo dove si renderà immortale».

Immortale e allo stesso tempo sconosciuto ai posteri.

«Vero, poiché alcuni poteri riuscirono a cancellare la sua storia. Unico sacerdote nell’800 a dire la messa rivolto ai fedeli e non di spalle, modalità poi permessa solo nel 1965. Durante la messa Don Grignaschi dice: “Amatevi!” facendo accadere qualcosa che interesserà ancora una volta avvocati, giudici e carabinieri: tutte le cause legali per questioni immobiliari, di successione o altri motivi, in corso tra vicini di casa o tra stessi familiari… miracolosamente cessano. Persone che si odiavano si abbracciano piangendo».

Un piccolo Paradiso in Terra.

«Sì. Iniziarono a parlare di questo paese “dove la gente si ama” e ciò non piacque alle autorità, al clero e nemmeno al re, il quale ordinò che si indagasse sul mistero di Viarigi. Si appurò che donne e uomini, anche atei, al contatto con Grignaschi si accendevano di fede e che in paese tutti andassero d’accordo vivendo felici. Ebbene, il vescovo di Asti e il re decidono che tutto ciò deve finire. Il re invia molti soldati – armati di cannoni – terrorizzando la gente! Il vescovo manda in paese il futuro santo Don Giovanni Bosco esortando tutti a rientrare nei dettami consueti della chiesa romana. Quasi tutti abbandonano Don Grignaschi».

Chi gli rimane vicino?

«Il gruppo di donne di Cimamulera. Sono le donne a comprendere e a tenere viva la sua grandezza. A salvarlo, nel secondo processo, dalle accuse di “turbativa della quiete pubblica” arriva a Viarigi, dalla Francia, uno sconosciuto monsieur Riocreux che paga il più grande penalista del tempo, Angelo Brofferio, celebre personalità del Risorgimento, che visse e morì a Minusio, vicino a Locarno. Ma non vince la causa e Grignaschi viene condannato a 10 anni di carcere duro nel Forte di Ivrea. Indovini chi, nell’aula del tribunale, gridò all’abominio per questa assurda sentenza?».

Le donne.

«Certo, il gruppo di donne che non l’avevano mai abbandonato e che, uscito dal carcere, lo seguirono a Nizza dove lo attendeva monsieur Riocreux. Morì in Francia a 73 anni».

Quali oggetti o scritti restano di lui?

«Nessuno. Tra i molti prodigi da lui compiuti vi è quello delle fialette con il suo sangue, raccolto quando egli fu malato e custodite gelosamente dai suoi parrocchiani. Sangue fatto analizzare poiché rimase per sempre fluido e capace di emettere una forte luce. Nel ricostruirne la storia, scopro che 100 anni dopo la sua morte don Francesco Grignaschi era ancora temuto. Nel 1950 un gruppo di preti inviato dal vescovo passa casa per casa a recuperare tutte le fialette contenenti il sangue ancora fluido dopo un secolo. Sparisce tutto, anche un libro da lui scritto. La sua tomba in Francia fu distrutta in modo da cancellarne la memoria, come era stato per Maria Giovannone, eliminando, così, il grande valore che egli aveva dato al Femminino sacro, quindi alla donna all’interno della chiesa».

Perché il vecchio da lei incontrato mentre cercava i luoghi del vino, le parlò dei “magnetizzati”?

«Per il fatto che chiunque incontrò Don Grignaschi rimaneva toccato dal suo magnetismo. Si ebbero moltissime conversioni.  Don Francesco Grignaschi non chiedeva nulla, eccetto che le donne riprendessero il loro vero ruolo e che tutte le persone si amassero».

Annamaria Lorefice
lorefice.annamaria@gmail.com

 

Don Francesco Grignaschi (1810 - 1883). Un eretico o un uomo di fede eccezionale? Sta di fatto che per le sue idee passò molti guai e fu incarcerato per 7 anni (3 condonati grazie all’intervento di Don Bosco). Molti sono i prodigi a cui assisterono molte persone. Si parla di bi-trilocazioni e di fialette con il suo sangue raccolto quando egli fu malato e fatte analizzare poiché il sangue rimase per sempre fluido e capace di emettere una forte luce.

“Il Cristo delle dolci colline” è il libro del ricercatore e scrittore Giorgio Baietti. La vicenda è descritta attraverso gli atti legali depositati nell’archivio del tribunale di Casale Monferrato. Baietti è collaboratore di trasmissioni sul mistero di luoghi e personaggi del passato per la Rai, Mediaset e altri canali televisivi e sul web. Svolge conferenze in Italia e in Svizzera. Diversi ticinesi partecipano ogni anno alle sue gite culturali nei luoghi più enigmatici da lui indagati.

Il campanile a punta della chiesa di Cimamulera. Ogni lunedì mattina, il sindaco provvedeva a far scendere dal campanile Maria Giovannone dopo che questa, secondo il suo dire, aveva compiuto il suo viaggio nei Paesi del mondo in compagnia della Madonna.

Il Femminino sacro: secondo alcuni studiosi, un esempio sarebbe rappresentato in questo cenacolo, sotto il quale sostava volentieri Don Grignaschi, posto in una cappella nei dintorni di Cimamulera. Si sostiene che il Cristo abbracci con affetto una figura femminile, probabilmente Maria Maddalena.