Continua inesorabile la crisi dei media stampati in Svizzera

Non solo la Gazzetta Svizzera è confrontata a ristrettezze finanziarie. Durante gli ultimi anni l’editoria svizzera non è stata risparmiata da numerose ristrutturazioni nell’ambito di testate giornalistiche. Negli ultimi 70 anni, in Svizzera sono scomparsi dalla scena più di 200 giornali. Tra questi ci sono testate famose come “Cash”, “Neue Zürcher Nachrichten”, “die Tat”, “la Suisse”, “l’Hebdo” oppure “Le Matin” (oggi a disposizione solo online). Anche le tirature dei giornali ne hanno risentito. Negli ultimi decenni, la tiratura complessiva di tutti i giornali è diminuita di quasi un milione di copie e soprattutto sono stati ridotti massicciamente i contributi pubblicitari.

A fine agosto Tamedia, uno dei principali gruppi editoriali elvetici – a cui fa riferimento anche la testata del Tagesanzeiger – ha avviato una consultazione, al termine della quale ha comunicato una riduzione di 55 posti di lavoro a tempo pieno (in precedenza erano stati comunicati 90). I tagli avverranno in seguito alla riorganizzazione delle redazioni, attualmente in corso. In Romandia è prevista una riduzione di 25 impieghi.

L’opinione pubblica svizzero tedesca, ma soprattutto romanda, ha reagito con preoccupazione e in parte indignazione a questo colpo durissimo, l’ennesimo in pochi anni per il settore. «È inaudito, inammissibile: è la prima volta che un editore osa fondere redazioni storiche, ultracentenarie e fortemente radicate nel territorio», ha dichiarato Le Bec, presidente dell’associazione dei collaboratori di 24 Heures, ritenendo che la Svizzera romanda stia pagando un prezzo troppo alto. Dal canto suo il direttore editoriale di Tamedia, ha spiegato che con la nuova organizzazione, si sta riducendo la complessità nelle redazioni e modificando i processi e strutture per posizionarsi in modo più efficace e agile nel mondo dei media in rapida evoluzione.

No ad un aiuto diretto ai media

Di fronte ad un crollo importante delle risorse pubblicitarie nei media – spesso drenati dalle grandi piattaforme online, il Consiglio federale e il Parlamento avevano negli scorsi anni elaborato un pacchetto di misure a favore dei media per rafforzare i giornali nazionali, le radio locali, le televisioni regionali e i media online. Il 13 febbraio 2022 tale pacchetto di misure è stato respinto dall'elettorato svizzero. Oggi sono in vigore alcune misure di aiuto indiretto.

Angelo Geninazzi

Sono sempre meno le economie domestiche in cui crescono rapidamente le “pigne” di giornali.

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