FGSE: i piccoli Svizzeri all’estero da un secolo contano su una madrina

La Fondazione dei giovani Svizzeri all’estero, nata nel 1917, organizza campi di vacanza

Creata nel 1917, durante la Grande Guerra, da un gruppo di Basilesi, la Fondazione dei giovani Svizzeri all’estero vuole dapprima accogliere giovani Svizzeri che vivono in paesi in guerra o dove imperano penurie e restrizioni.
Nella sua forma attuale, essa organizza ogni anno parecchi campi di vacanza affinché i giovani Svizzeri all’estero possano imparare a conoscere e apprezzare la loro patria.

Nel 1917, in numerose regioni della Svizzera, il ricordo dell’internamento dei Bourbakis nel 1871 resta molto vivo. Questa accoglienza, notevole per la solidarietà che dimostrava, radica per parecchie generazioni di Svizzeri il dovere di aiutare le popolazioni dei paesi in guerra. Così, in una famiglia che ha spontaneamente proposto nel 1917 di accogliere nel suo ambito “una giovane vittima”, un membro ricordava nel 2001 che suo padre aveva vissuto da adolescente l’entrata dei Bourbakis in Svizzera.

Durante la Prima Guerra mondiale, i giovani nei paesi belligeranti costituivano una popolazione molto vulnerabile. Essi si trovavano in una situazione deplorevole. Erano malnutriti, malvestiti, mal curati e spesso male istruiti. La Svizzera accoglie molto presto durante il conflitto i giovani delle regioni in guerra. Ora numerosi Svizzeri sono emigrati in Europa. I loro figli stanno magari peggio di quelli del loro paese di residenza. Si decide di venire in loro soccorso. Nel 1917 un pugno di filantropi basilesi accoglie 280 giovani svizzeri venuti dalla Germania. La Confederazione prende a carico le spese. È l’atto di nascita della Fondazione dei giovani svizzeri all’estero. Essa vivrà da allora di doni, di sussidi e di benevolenza.

Al ritorno della pace, la presa di coscienza dei bisogni infantili nelle regioni devastate dalla guerra si traduce nel 1920 nella creazione a Ginevra dell’Unione internazionale di soccorso ai giovani. Essa è seguita nel 1923 dalla Dichiarazione di Ginevra concernente i diritti dei bambini. Nel 1924, con Pro Juventute, circa 3000 bambini saranno accolti nei campi di vacanze. Essi provengono dalle grandi città, dagli ambienti molto sfavoriti, che presentano una polimorbidità pediatrica nella quale domina la tubercolosi.

Alla fine degli anni 1920, la Fondazione rischia di scomparire, a causa della diminuzione dei doni, dei sussidi e delle capacità d’accoglienza. La crisi degli anni 1930 ravviva i bisogni. Benché la Svizzera sia pure colpita, accoglie durante questo periodo difficile giovani svizzeri sfavoriti di Parigi, Berlino, Amburgo o Bruxelles. Approfittando dello spirito patriottico sviluppatosi durante l’Esposizione nazionale del 1939, la Fondazione muta lentamente in una struttura di ricerca di fondi che permettano a Pro Juventute di proporre campi di vacanza e di alloggio. Questi due partner consolidano la loro collaborazione firmando una convenzione il 13 gennaio 1940.

Durante la Seconda Guerra mondiale, le condizioni sono diverse da quelle della Grande Guerra, nella misura in cui la Svizzera è accerchiata. L’accoglienza di giovani svizzeri in situazione precaria continua nelle famiglie, ma la Fondazione organizza soprattutto viaggi in Svizzera. Durante la guerra, essi permetteranno a un numero crescente di giovani Svizzeri giunti dai paesi limitrofi di percorrere i luoghi simbolici o più significativi del paese. Ad esempio nel 1942, 330 giovani dalla Germania, dalla Francia, dall’Italia e dall’Ungheria ottengono il visto necessario, grazie all’impegno del direttore della divisione federale della polizia, del resto molto contestato, Heinrich Rothmund. Nel 1944, viene organizzato il primo campo di sci. Esso riceve la visita del Generale Guisan.

Philippe Vuillemin