Il mezzo secolo della “Gazzetta”
Gli ultimi anni sessanta del secolo scorso sono stati anni difficili, sotto molti aspetti. Eppure proprio nel 1968 un gruppo di coraggiosi ha dato avvio a un’impresa che si è sviluppata nel tempo e oggi può degnamente festeggiare il mezzo secolo di vita.
Un’impresa non da poco se si considera che una pubblicazione di questa portata è ancora oggi unica al mondo fra gli Svizzeri all’estero. Fu anche l’anteprima di quella che, sei anni dopo, fu la “Schweizer Revue” edita dall’Organizzazione degli Svizzeri all’estero, in quattro lingue (l’italiano c’era già) e diffusa in tutti i continenti. Passarono poi alcuni anni prima che Gazzetta Svizzera ospitasse le pagine dell’OSE e quelle del Dipartimento federale degli esteri, ottenendo così anche i sussidi della Confederazione.
Ricordiamo al centro di questo numero (pagine 16 e 17) la storia, molto riassunta di questi anni, che videro all’inizio le idee di Ermanno Schütz (corrispondente a Milano della Neue Zürcher Zeitung) con l’appoggio di Cornelio Sommaruga (allora addetto all’Ambasciata svizzera di Roma) e di molti altri, concretizzarsi in seno al Collegamento Svizzero in Italia, presieduto dal dottor Emilio Steffen e già allora coadiuvato dal giovane avvocato Ugo Guidi.
E furono proprio questi due ultimi personaggi che, per uscire dal marasma del 68/69 in Italia, vennero a cercare una soluzione in Svizzera per la stampa della Gazzetta. Il Corriere del Ticino, allora appena rinnovato e ampliato, accettò volentieri e affidò al sottoscritto (anch’egli agli inizi della carriera giornalistica), di seguire l’impaginazione della Gazzetta, sempre prodotta a Roma a cura di Rolf Ribi, allora docente alla Scuola svizzera. Quando Ribi lasciò la scuola, venne alla Televisione svizzero-tedesca a Zurigo, anche la redazione (a metà anni 70) passò nelle mani dell’attuale redattore.
Da allora il nostro mensile conobbe un forte sviluppo. Si ampliò parecchio, subì alcune modifiche di formato e venne reimpostato graficamente, fino a giungere al “tabloid” di oggi, con una soluzione ibrida tra il giornale e la rivista, che riscuote tuttora parecchio interesse fra i lettori, talvolta anche oltre la cerchia degli Svizzeri d’Italia.
Uno degli aspetti importanti (e direi anche funzionali) di questi sviluppi è il crescente interessamento delle istituzioni svizzere in Italia per una regolare presenza sul mensile. Gazzetta ha quindi potuto disporre di un gran numero di “corrispondenti” che assolvono con regolarità e diligenza il compito che si sono auto-assunti e ai quali va il nostro grazie. Il futuro di “Gazzetta” poggia ora su basi solide – anche finanziariamente – ancora una volta grazie alla generosità dei lettori nel sostegno finanziario.
Sono questi due elementi – oltre ovviamente a molti altri – che hanno permesso a Gazzetta Svizzera di vivere e prosperare durante 50 anni e sicuramente anche oltre, magari con nuove forme e nuovi mezzi, se questo “amore” si trasmetterà (ma non v’è dubbio) anche alle nuove generazioni.
Ignazio Bonoli