Il Consiglio federale perde tre delle quattro votazioni al voto il 24 novembre, tra cui quella relativa all’ampliamento delle autostrade, una “batosta” per il fronte borghese. Ampio il “Röstigraben”, circa il 45% la partecipazione al voto.
Dopo aver capitolato in marzo sulla 13a rendita AVS e in autunno sulla riforma sulla previdenza professionale, il fronte borghese – gli aderenti ai partiti storici di centro destra – ha temuto una “domenica horribilis”, non da ultimo di fronte a sondaggi che davano in calo di approvazione tutti i temi alle urne. Alla fine ha vinto perlomeno sulla proposta di finanziamento uniforme tra cure stazionarie e ambulatoriali – sostenuto in Parlamento anche da buona parte della sinistra. Un’approvazione però risicata, soprattutto di fronte alle forze in campo che vedevano promotori di un referendum solo un piccolo sindacato.
Finanziamento uniforme: una riforma, molte attese
I costi galoppanti della sanità, e dunque dei premi di cassa malati sono tra le prime preoccupazioni degli svizzeri. La politica è dunque chiamata – da tutti i fronti – a trovare contromisure. Il Parlamento, nel dicembre 2023 ha varato la riforma del finanziamento uniforme, approvata a stretta maggioranza (53,3%). Le cure ambulatoriali e stazionarie in Svizzera saranno dunque, a partire dal 2026 finanziate allo stesso modo: i Cantoni pagheranno poco più di un quarto del conto e le casse malati copriranno il resto.
È una delle riforme più profonde della legge federale sull’assicurazione malattie, che prevede l’obbligo assicurativo delle cure medico-sanitarie per tutte le persone che risiedono in Svizzera. L’esito ha messo in luce nuovamente il divario di opinioni tra i Cantoni germanofoni, tutti favorevoli alla riforma, e quelli francofoni, dove la quota di voti contrari ha superato il 65% a Ginevra e a Neuchâtel. In Ticino, ha accolto la revisione una stretta maggioranza dei cittadini.
Il futuro mostrerà se questa riforma, come hanno paventato i contrari, porterà a condizioni peggiori per il personale sanitario oppure se, come hanno dichiarato i favorevoli, permetterà di rafforzare le cure ambulatoriali e dunque contenere i costi nella sanità.
Semaforo rosso per l’ampliamento dell’autostrada
Probabilmente nessun osservatore politico avrebbe, qualche mese fa, puntato un franco su un esito di questo genere. La rete autostradale svizzera, concepita negli anni 60, equivale circa al 3% della rete stradale elvetica ma assorbe – cifre del 2023 – il 45% del traffico. Attraverso ampliamenti mirati nei punti più critici, Consiglio federale e Parlamento miravano a ridurre gli ingorghi ed evitare il traffico di aggiramento su strade cantonali e comunali.
Ma gli Svizzeri hanno detto, per certi versi clamorosamente, no (con il 52,7%) il segnale inviato è chiaro: ampliare le autostrade non è la soluzione che la popolazione predilige per far fronte all’aumento del traffico automobilistico. Questo segnale assume un valore particolare se si analizzano i risultati dei cantoni toccati dai sei progetti di ampliamento: a Ginevra il 57,1% delle persone votanti ha respinto il credito, nel Canton Vaud il 58,6%, a Zurigo il 51,6% e a Basilea-Città il 56,4%. Solo a San Gallo vi è stata una maggioranza per sostenere il raddoppio della galleria del Rosenberg. Si tratta della prima sconfitta in votazione popolare da parte del Consigliere federale incaricato del dossier, Albert Rösti.
Intanto il dibattito è già stato lanciato e la destra chiede ora una riduzione del sovraddazio sul carburante, dal momento che i fondi accumulati non verranno (almeno per ora) utilizzati.
Una partita tirata premia gli inquilini
La Svizzera, Paese di appartamenti e case in affitto per il 60% della popolazione, si è opposto alle due modifiche di legge in materia di disdetta del contratto di locazione e di subaffitto. A dire il vero si trattava di due adeguamenti “minori” al diritto di locazione, che tuttavia sono state impugnate dalle associazioni degli inquilini.
La rescissione facilitata del contratto per chi è proprietario dell’immobile è stata respinta con il 53,8% dei voti contrari. Anche in questo caso si intravvede un divario tra romandia e resto della Svizzera: a bocciarla sono stati i romandi, tra cui soprattutto Neuchâtel e Vaud. Tra i cantoni germanofoni, quello di Basilea Città ha visto trionfare il “no” con più decisione, seguito da Zurigo. Il Ticino e i Grigioni hanno votato invece a favore.
Anche l’esito della votazione sulla stretta sul subaffitto, che prevedeva l’obbligo di un’approvazione scritta da parte del proprietario e un termine massimo di due anni, ha visto la vittoria del “no”: a votare contro è stato il 51,6% dell’elettorato.
Angelo Geninazzi
Ridurre i costi? Secondo i favorevoli i benefici sui premi a lungo termine saranno netti grazie alla promozione delle cure ambulatoriali.
Romandia vs resto della Svizzera: il più classico dei “Röstigraben”. Fonte: https://developer.srgssr.ch/apis/srgssr-polis/docs (Swissinfo.ch)
Partiti con i sfavori dei pronostici, i contrari alla fine l’hanno spuntata su Parlamento e Consiglio federale.
Tra i cantoni toccati da un ampiamento dei colli di bottiglia, solo San Gallo ha votato a favore del progetto. Fonte: https://developer.srgssr.ch/apis/srgssr-polis/docs (Swissinfo.ch)
Una domanda provocatoria che ha convinto una stretta maggioranza degli svizzeri
Disdetta per bisogno personale
Romandia e alleati battono resto della Svizzera: il diritto di locazione non verrà modificato in relazione al fabbisogno del proprietario. Fonte: https://developer.srgssr.ch/apis/srgssr-polis/docs (Swissinfo.ch)
Sublocazione
Romandia e alleati battono (ancora) resto della Svizzera: il diritto di locazione non verrà modificato in relazione alle condizioni di sublocazione.
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