10 domande a un giovane svizzero: Luca Bonicalza

Luca, sei legato alla Svizzera e se sì in che modo?
Sì, sono legato alla Svizzera: sono uno svizzero all’estero! Frequento la Svizzera, lì abbiamo dei parenti, e frequento la Svizzera in Italia. Sono segretario dell’UGS, do una mano per quanto riguarda la parte tecnica della messa in onda dello streaming dei congressi. A Milano invece sono presidente della Sezione Giovani della Società Svizzera di Milano ed organizziamo cene e momenti conviviali, compatibilmente alla situazione della pandemia.

Cosa ti ha spinto ad impegnarti nell’ambito dell’UGS?
Sono entrato nell’UGS perché volevo rafforzare il mio legame e le mie conoscenze della Svizzera. Mi sono poi impegnato perché è naturale che sia così. L’Unione Giovani Svizzeri è un bel progetto con grandi possibilità, è una giovane comunità che dà tante soddisfazioni e che permette di conoscere nuove persone interessanti. È bello ed è importante che esista, credo che un po’ ognuno di noi si sia messo a disposizione della comunità con spirito di milizia per rendere ai nuovi giovani interessati quello che prima la comunità ci ha donato.

Segui la politica o lo sport svizzero?
Per quanto riguarda la politica mi informo sicuramente sulle votazioni popolari ma per il resto, non mi interesso molto di più. Seguo invece un po’ lo sport, quando capita, un po’ la nazionale di calcio, un po’ gli sport invernali: non chiedetemi però un nome o le prestazioni di un atleta poiché non mi ricordo neanche i tempi che fa mia sorella in atletica leggera!

Ti interessa la scena culturale?
Ecco, nel panorama della scena culturale qualche cosa in più la so dire, limitatamente all’ambito musicale però. Mi piace molto lo jodel, adoro gli “Oesch’s die Dritten” e lo “Jodlerklub Wiesenberg”. Mai sentiti dal vivo, veramente, però mi piacerebbe trovare un 33 giri, non credo che li abbiano mai incisi così però… Se qualcuno ne ha una copia si faccia avanti!

Se avessi la possibilità di cenare con un personaggio pubblico svizzero chi incontreresti e perché?
Restando in tema musicale ho da poco iniziato a suonare l’organetto, a otto bassi. Devo dire che è molto divertente, anche un buon modo per stare in compagnia con gli amici. Che dire, ho conosciuto su YouTube il Trio Vollgass e sarebbe bello passare una serata con loro mangiando una fondue e, chi lo sa, magari potrei imparare lo schwyzerörgeli suonando assieme!

Come è percepita la Svizzera dai tuoi amici e dai tuoi conoscenti?
Non credo che ci sia una grande conoscenza della Svizzera in Italia, almeno è così tra i miei conoscenti e nell’ambito lavorativo. In riferimento alla pandemia, per esempio, non si parla dei dati dalla Svizzera – che è pur così vicina – mentre si conosce bene la situazione di Paesi molto più lontani. Forse il Ticino è un po’ visto con lo stesso sguardo che gli rivolge la Svizzera interna, o forse è un po’ di invidia. Di certo non son ben viste le auto targate CH che guidano spesso in modo un po’ spericolato. Ciò non toglie che rimangono affascinati dai racconti delle attività che portiamo avanti con il Collegamento e con la Società Svizzera e diversi vorrebbero parteciparvi, altri trovare moglie!

Hai qualche aneddoto divertente da raccontare riguardo al tuo essere svizzero e italiano?
Un aneddoto molto divertente che ho da raccontare è la leggenda di famiglia sull’unione del sangue italiano e svizzero. È un racconto che amo narrare di solito a tavola quando ci si conosce, dunque non toglietemi questo piacere, incontriamoci piuttosto al prossimo congresso!

Quali pensi siano i punti di forza e/o d’eccellenza dell’Italia e della Svizzera?
Per l’Italia i canti alpini, per la Svizzera lo jodel, indubbiamente! Credo che la musica, soprattutto per quanto riguarda i canti popolari, trasmetta in pieno l’animo del suo popolo: nulla può essere miglior forza dello spirito che caratterizza la nazione. È pur vero che in Italia e in Svizzera vi sono due approcci differenti alla musica ma traspaiono, in ogni caso, diversi punti di unione quali l’amore, l’estasi per le montagne e la fratellanza.

Cosa saresti felice di ricevere dalla comunità dei giovani svizzeri in Italia e come pensi potresti contribuire al meglio?
Sarei molto felice se la comunità di giovani svizzeri in Italia diventasse effettivamente una società con legami stretti, un po’ come quell’amicizia profonda che si è stretta nel comitato dell’UGS. Mi piacerebbe molto, nel concreto, che possa nascere una comunità dove, per esempio, non si partecipi a degli eventi ma gli eventi siano una semplice scusa per ritrovarsi, che è quello che in fin dei conti avviene ai circoli svizzeri! Personalmente partecipo attivamente nell’UGS e nella Società Svizzera di Milano per aiutare a creare quei momenti di convivialità che tanto ci piacciono.

Infine, in quanto svizzeri di seconda generazione e portatori di un bagaglio multiculturale, cosa pensi che potreste apportare ai vostri stati di appartenenza?
Credo che il bagaglio multiculturale che ci portiamo appresso – e che possiamo sempre accrescere – ci caratterizzi sempre nella nostra vita quotidiana, sia rapporti di lavoro che con gli amici. Questo si concretizza con un approccio sempre un po’ diverso ad una problematica, per esempio, rispetto ai colleghi e può anche portare ad una risoluzione più creativa, celere o simpatica, o magari no. Tuttavia è una possibilità in più che noi abbiamo, certamente anche una fortuna, ed è un tesoro che dobbiamo donare agli altri.