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«L’ingerenza statale è un modo di risolvere le cose poco svizzero»

    Intervista di Gazzetta a Fabio Regazzi, presidente dell’Unione svizzera delle arti e mestieri (usam), che si batte per una Svizzera accogliente e ideale per le imprese e la creazione di impieghi

    Penuria energetica, inflazione, pandemia: le sfide per la società negli ultimi anni si sono moltiplicate. E quando si parla di società, Fabio Regazzi pensa all’economia e alle imprese. Il dialogo tra queste ultime e la politica è stato particolarmente intenso negli ultimi anni. Al centro di questo dialogo vi è anche l’usam. Abbiamo colto l’occasione per parlare con il suo presidente di cosa lo motiva, di quali sono le sue priorità e di cosa augura alla Svizzera per il 2023 appena iniziato.

    Dal 2020 è a capo dell’Unione arti e mestieri, una delle tre associazioni mantello dell’economia. Cosa muove Fabio Regazzi ad impegnarsi a difesa delle imprese e del tessuto economico e cosa sono le sue priorità?

    Soprattutto la mia attività di imprenditore. Io stesso sono a capo dell’azienda di famiglia da oltre vent’anni e vivo direttamente le sfide a cui imprenditori ed imprenditrici sono confrontati. L’opportunità ed il privilegio di poter abbinare alla mia professione anche l’attività politica mi permette di avere una visione pragmatica e vicina alla realtà di quelli che sono gli interessi dell’economia ed in modo particolare delle piccole e medie imprese. Il mio ruolo di presidente usam rafforza e sottolinea questo impegno.

    In questi due anni di carica sono stati raggiunti diversi traguardi, uno su tutti quello di cui vado forse maggiormente fiero, ossia riuscire a migliorare i rapporti tra le tre grandi associazioni economiche – usam, Unione Svizzera degli imprenditori ed economiesuisse – che, con il lancio della cosiddetta “agenda di politica economica”, fanno ora fronte comune per affrontare le sfide del periodo post-pandemico. È importante che in un paese piccolo come la Svizzera l’economia remi unita nella stessa direzione, per avere maggior peso politico nei vari dossier importanti.

    Tra questi vi è senz’altro la questione della penuria energetica e le conseguenze per le imprese. Al momento ci disperiamo per decisioni a nostro avviso troppo intrusive e sproporzionate da parte della politica federale, la quale ha recentemente annunciato che, in caso di penuria, verrebbero vietate certe attività per le aziende ed introdotto un contingentamento dell’elettricità. Un’ipotesi drammatica per numerose imprese, che dovrebbero invece poter essere libere di scegliere come e quando risparmiare elettricità, premessi gli obiettivi fissati.

    Questa tendenza all’ingerenza statale si riscontra purtroppo sempre più spesso: è un modo di fare poco svizzero e ha come conseguenza quasi sempre inutile lavoro amministrativo e costi aggiuntivi. Come usam vogliamo introdurre un freno alla regolamentazione, uno strumento da noi promosso con il quale sancire che le leggi che generano costi per più di 10’000 imprese o che in termini di costi superano una determinata soglia debbano ottenere una maggioranza qualificata nelle votazioni in entrambe le Camere.

    Che valore dà al partenariato sociale svizzero e cosa fa l’usam per promuoverlo? La sensazione è che in Svizzera tutti considerino il partenariato sociale un grande valore, eppure la politica incessantemente interviene a livello legislativo in questioni che sarebbero proprio di competenza del dialogo tra imprenditori e sindacati. Questo non sotterra e svuota di contenuto il partenariato sociale?

    Il partneriato sociale è uno dei fiori all’occhiello della Svizzera e che ci viene invidiato a livello internazionale. Il suo buon funzionamento è determinato dal dialogo, aperto e concreto, tra le parti sociali, datori di lavoro e lavoratori. Nel momento in cui la politica cerca di intervenire in questo dialogo, ecco che nascono i problemi: oltre a svuotare il partenariato sociale del suo valore, il rischio è quello di ritrovarsi con una serie di situazioni che vanno a penalizzare i lavoratori stessi. Infatti, le soluzioni a livello di legge valgono per tutti indiscriminatamente dal settore di attività, la situazione dell’impresa o dei lavoratori stessi. Questo si ritorce spesso proprio nei confronti dei più deboli. Lo sviluppo al quale stiamo assistendo è problematico e pericoloso.

    «I problemi nascono quando la politica interviene nel partenariato sociale

    Tipicamente in autunno si accendono i dibattiti sui salari dell’anno successivo. Questo autunno è stato contraddistinto dal rischio di penuria energetica, l’esplosione di costi energetici – soprattutto per le aziende – e da un’inflazione che colpisce sia i lavoratori che le imprese. Parallelamente i sindacati hanno chiesto aumenti generalizzati dei salari. È conciliabile questa richiesta con la situazione delle imprese?

    Di principio, non sono contrario agli aumenti salariali richiesti dai sindacati per compensare l’inflazione. Ma la questione deve essere affrontata caso per caso. Alcuni settori e rami hanno le risorse per attuare un aumento e lo potranno dunque fare ad esempio sulla base del partenariato sociale; altri, invece, semplicemente non hanno i mezzi per farlo, perché ancora pagano le conseguenze della pandemia o sono particolarmente in difficoltà dalla crisi in Ucraina. Le imprese hanno un ruolo importante per compensare gli effetti dell’inflazione, ma non possono nemmeno continuamente intervenire alzando i salari. Uno sforzo andrebbe fatto in questo senso anche dallo Stato, ad esempio agendo sulla fiscalità e destinando gli aiuti alla classe media, ossia quella che risente maggiormente delle conseguenze della crisi.

    Nei suoi interventi a livello parlamentare ha più volte espresso critiche nei confronti della Svizzera per il suo approccio nelle relazioni con l’Italia. Come giudica lei oggi le relazioni tra la Svizzera e l’Italia e come bisognerebbe intervenire a suo avviso per diventare più concreti?

    In questo momento, tra le tematiche più impellenti vi è l’accordo fiscale sui frontalieri. Dopo mesi di stallo, il nuovo Governo italiano ha recentemente approvato un progetto di normativa per la ratifica e l’esecuzione. Questo progetto dovrà ora essere sottoposto al Parlamento italiano e apre pertanto un nuovo iter di attesa. In generale sono convinto che la Svizzera debba trattare con il nostro partner a Sud con più fiducia in sé stessa. Ancora oggi figuriamo su una black list italiana, mentre le autorità italiane non riconoscono la FINMA (Autorità di vigilanza dei mercati finanziari), ciò che impedisce di lavorare su un accordo sui servizi finanziari. Tutte queste tematiche, in parte clamorose, andrebbero legate a dossier di interesse per l’Italia. L’accordo sui frontalieri sarebbe stato uno di questi.

    «Con l’Italia, la Svizzera dovrebbe trattare diversamente»

    Quale è il suo auspicio per la Svizzera per questo 2023 appena iniziato?

    Mi auguro che la Svizzera possa continuare a mantenere le sue buone condizioni quadro a livello economico e rimanere competitiva a livello internazionale. L’auspicio è che con il rinnovo del Parlamento ad ottobre 2023 l’economia possa tornare ad occupare quell’importante posto sull’agenda politica, pur senza dimenticare le altre tematiche centrali che caratterizzano il nostro secolo.

    Angelo Geninazzi

    Biografia

    Nel 1980 consegue la maturità federale, nel 1988 la licenza in diritto all’Università di Zurigo e tre anni dopo il brevetto di avvocato e notaio.

    Ha debuttato professionalmente come avvocato nello Studio legale e notarile Wuthier&Regazzi a Locarno, prima di diventare CEO della sua azienda di famiglia Regazzi. Dal 2010 ne è presidente del Consiglio di Amministrazione.

    Politicamente è stato attivo a livello comunale, dal 1995 al 2011 è stato Gran Consigliere in Ticino, mente, sempre con la casacca del PPD (ora Alleanza del Centro) è attivo dal 2011 quale Consigliere nazionale. Attualmente fa parte della Commissione economia e tributi del Consiglio nazionale

    Molte sono le sue cariche extraprofessionali, tra cui spicca la presidenza dell’Unione Svizzera delle Arti e dei Mestieri (dal 2021), quella della Federazione dei cacciatori ticinesi (FCTI), dello Swiss Shippers' Council (SSC) e della SAM Massagno Basket o la vicepresidenza dell’Associazione Imprese Familiari (AIF) Ticino.