Un cuore svizzero nell'anima del motorsport italiano
Pilota, costruttore e visionario, Guglielmo Bellasi fu l’anima di Bellasi Srl, fondata a Novara nel 1966 e pioniera nell’uso della fibra di carbonio nell’automobilismo. Dalla Formula 3 alla progettazione di Bellasi F1-70 per Silvio Moser, ha unito passione e ingegno in ogni curva del suo percorso tra Svizzera e Italia. La sua eredità vibra nell’evoluzione tecnica del motorsport e nel cuore di molti.
Nel mondo del motorsport, ci sono nomi che non appartengono solo agli albi d’oro o alle classifiche: sono nomi che raccontano storie di passione, audacia e ingegno. Uno di questi è quello di Guglielmo Bellasi, un uomo visionario che ha incarnato lo spirito del pioniere. A tracciarne il profilo è suo figlio Roberto, che oggi ne custodisce la memoria e ne porta avanti l’eredità.
Guglielmo Bellasi nasce nel 1935 a Certaldo, in provincia di Firenze, ma le sue radici affondano profondamente in Ticino, da una delle famiglie patrizie storiche di Lugano, il cui stemma è tutt’oggi conservato nella vetrata del Patriziato di Villa Saroli. Rimasto orfano del padre in giovane età – un uomo morto eroicamente durante un incendio in una conceria – Guglielmo trascorre parte dell'infanzia in Svizzera, prima di stabilirsi in Italia con la madre.
Già da bambino, tra le macerie di una Milano segnata dalla guerra, dimostra una straordinaria e naturale inclinazione alla costruzione, ad esempio raddrizzando i binari di un trenino trovato rotto in un bidone del suo condominio. Un gesto semplice ma rivelatore, una scintilla creativa destinata a non spegnersi. Negli anni successivi, Guglielmo Bellasi si dedica con entusiasmo all’aeromodellismo e, a soli 21 anni, ottiene il brevetto di volo prima ancora della patente di guida. L’adrenalina e la sregolatezza lo portano sulle due ruote, lanciandolo nelle gare motociclistiche.
Nei primi anni ’60, Guglielmo Bellasi entra nella Formula Junior con una monoposto Lotus appartenuta a Jim Clark. Presto si fa sempre più forte in lui una vocazione più profonda: quella di costruttore. Come racconta il figlio Roberto, suo padre non si accontentava di correre: voleva creare ciò che avrebbe poi guidato, plasmandolo a immagine delle sue idee. Nasce così Bellasi su Bellasi, dove pilota e progettista sono la stessa persona. Guglielmo Bellasi era un pilota eccellente, specie sul bagnato, ma non intraprese mai seriamente la carriera professionistica. «Sapeva di avere talento», racconta Roberto, «e qualche volta ne parlava con rammarico. Ma non si è mai pentito di aver seguito il suo istinto più creativo. Non gli interessava se l’auto che guidava non era di ultima generazione: voleva metterci del suo e credeva che con ingegno e passione si potesse fare la differenza».
Bellasi non era solo un appassionato, era soprattutto un visionario. Fu tra i primi a introdurre in Formula 1 un telaio scatolare in alluminio, quando il resto del mondo ancora usava strutture in acciaio. Inventò sospensioni con ammortizzatori interni per la Formula 3 e fu tra i pionieri nell’esplorazione del carbonio, allora materiale sconosciuto nel panorama automobilistico. Non si limitava a seguire le regole del gioco, ma provava a riscriverle.
A Lugano incontra per la prima volta Silvio Moser, futura leggenda dell’automobilismo svizzero, e compagno di una delle avventure più audaci del motorsport europeo. L’apice della sua avventura arriva proprio nel 1970, quando i regolamenti della Formula 1 rendono obsoleta la vettura Brabham di Moser. Durante una cena a Lugano, i due si lanciano in un’idea folle: costruire da zero una propria monoposto per la Formula 1. Fu proprio Silvio Moser a commissionare la costruzione della vettura. L’officina Bellasi di Novara divenne così teatro di un’impresa al limite della follia, un laboratorio tra sacrifici economici, lunghe notti insonni e prove tecniche che – racconta Roberto con un sorriso – crearono sgomento e affascinarono un po’ tutti: «Una notte il test dell’accensione del motore della Bellasi fece talmente rumore che i carabinieri pensavano fosse scoppiata una bomba». Nasce così la Bellasi F1-70, che debuttò il 21 giugno a Zandvoort, nei Paesi Bassi. L’auto venne completata proprio nella notte prima delle qualifiche. Nonostante le difficoltà, i ritardi e la cronica assenza di pezzi di ricambio, corse comunque. Non per vincere, ma dimostrando che un’idea, anche la più audace, può diventare realtà. La Bellasi F1 gareggerà solo in pochi Gran Premi, ma scriverà un pezzo di storia. Prima custodita nel museo di Donington, verrà infine riacquistata dalla moglie di Moser e riportata a Lugano, dove tutto era cominciato.
Fino all’età di 87 anni, Guglielmo Bellasi non ha mai abbandonato il lavoro in officina. «Era un pensatore eterno», ricorda il figlio Roberto. Trasmetteva valori di correttezza, generosità, indipendenza. Intorno a lui sono cresciuti molti giovani, oggi professionisti affermati: «Ha piantato un seme, e molti ne portano ancora i frutti».
Appassionato anche di treni e affascinato da ogni forma di costruzione, Guglielmo Bellasi è stato un ponte tra la precisione svizzera e la creatività italiana. Un uomo capace di trasformare un sogno in progetto, la sua non è stata solo una vita piena, ma soprattutto una vita felice. Guglielmo Bellasi ha lasciato in eredità entusiasmo, passione e coraggio. Di lui si ricordano la simpatia, la brillantezza e la capacità di ispirare al sogno chi incrociasse il suo cammino. E forse è proprio questo il cuore della sua storia: non aver mai corso per raggiungere un traguardo, ma per dimostrare che con passione e ingegno si può costruire un sogno e guidarlo oltre i limiti.
Angelo Geninazzi

Bellasi su Bellasi. Guglielmo Bellasi su Bellasi Formula 3. Circuito del Garda – Salò, 1966

Silvio Moser (sinistra), Guglielmo Bellasi (centro) e Aldo Pessina (destra). Temporada Argentina, 1964

Bellasi – Ford F1 1970

Guglielmo Bellasi con instancabile passione e creatività in officina
Oggi, la famiglia Bellasi a Novara è conosciuta per la sua azienda specializzata nella progettazione e produzione di componenti in fibra di carbonio e materiali compositi, principalmente per il motorsport e il settore automobilistico. Fondata negli anni '60, l’azienda si è evoluta passando dalla costruzione di telai in alluminio a tecnologie avanzate per materiali compositi, con applicazioni che spaziano dall’auto da corsa all’aeronautica e all’arredamento.

Guglielmo Bellasi con la famiglia al completo.
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