Attraverso il racconto di alcune famiglie cerchiamo di capire una diversa possibilità di scuola, ora divenuta di stretta attualità
In Italia, la “scuola da casa” per i bambini si può fare. La libertà di istruzione nella Penisola prevede non solo le scuole dello Stato e quelle private ma concede anche l’educazione parentale. Così, invece di ricevere l’istruzione all’interno di una struttura scolastica, vi si provvede direttamente a casa propria. Questa modalità è detta, all’inglese, homeschooling. In Svizzera, per ora, solo una esigua nicchia di alunni studia da casa. Su 26 Cantoni che ammettono la homeschooling, ognuno con percorsi e regole diverse, due Cantoni, Basilea Città e Ticino, non la contemplano. È per questa ragione che alcune famiglie ticinesi si sono trasferite all’estero pur di garantire ai propri figli la scuola da casa.
L’argomento è interessante non tanto perché attualmente, data l’epidemia, le autorità hanno deciso di non far circolare le persone autorizzando il proseguimento dell’attività scolastica in famiglia tramite internet, bensì perché aumenta il numero di genitori che decidono di riflettere ed eventualmente optare per lo studio da casa. Due famiglie ticinesi, già trasferite, ci raccontano la loro esperienza di homeschooling: Mirna B. si è trasferita con la famiglia in Lombardia, mentre Paolo S. e la sua coniuge hanno fatto una scelta ancora più estrema.
A Mirna, famiglia svizzera doc, il cui bambino frequenta la seconda elementare a casa propria nel comasco, chiediamo:
Perché una famiglia dovrebbe decidere di non mandare a scuola i propri figli?
<<Risponderei con un’altra domanda: siamo sicuri che la maggioranza delle famiglie “decida” di mandare i propri figli a scuola? Ovvero, è sicuro che abbiano analizzato i pro e i contro, conoscano i meccanismi di sviluppo e apprendimento dei bambini, e abbiano concluso che proprio quella scuola, quel docente e quella classe siano il luogo di crescita ideale per il proprio figlio?>>.
Analisi che voi avete fatto adeguatamente?
<<Sì, giungendo alla conclusione che per il momento l’homeschooling, coi suoi pro e i suoi contro, è più idonea per lo sviluppo olistico di nostro figlio. Per fortuna svolgiamo una professione che ci ha concesso di poter fare questa scelta, che per me è il naturale sbocco di una genitorialità consapevole>>.
Insegnate direttamente voi o vi affidate ad un professionista?
<<Al momento siamo noi i responsabili dell’istruzione di nostro figlio. Ci avvaliamo però di una rete di contatti, e di numerose pubblicazioni e risorse in rete che consentono scambi e mettono a disposizione competenze e materiali. Questo ci è utile per stare al passo con i programmi ministeriali. Il lato migliore dell’homeschooling è però quando tutto questo cessa e il bambino apprende spontaneamente dalla vita… >>.
Ossia?
<<Può porre le sue domande, e cercare assieme a noi, o ad altri, le possibili risposte. Un fattore positivo della scuola a casa è che libera tanto tempo permettendo di seguire i propri interessi e aspirazioni, di dar sfogo ai propri talenti>>.
A suo figlio non manca “la classe”, il partecipare insieme agli stessi studi e attività?
<<Al momento no. Nostro figlio ha frequentato la scuola dell’infanzia e già allora ha manifestato poco entusiasmo nel frequentare grandi gruppi di bambini, e vivere situazioni mediate dagli adulti. Talvolta gli chiediamo se non ha rimpianti e per il momento non ne ha. Trovava noiosa la scuola dell’infanzia. Preferisce cimentarsi, seppur da solo, in ciò che lo appassiona e interessa. Credo sia una questione di inclinazioni personali>>.
Ma lei ha davvero il tempo per un insegnamento completo diretto a suo figlio?
<<SÌ, gli dedico tutto il tempo necessario. Infatti, al momento un possibile “svantaggio” riguarda solo me, cioè il poco tempo che resta per ritagliare momenti per me. D’altronde credo molto in questa scelta e so che non potrei essere serena a coltivare i miei interessi se questo andasse a discapito della serenità di mio figlio>>.
Allora parliamo meglio dei vantaggi per suo figlio.
<<I vantaggi sono tanti, tra i quali disporre di molto tempo per stare insieme, poter fare tutto con la giusta calma, viaggiare, visitare attrazioni e musei senza dipendere dal calendario scolastico, trasmettere valori al proprio figlio, crescere insieme curando la relazione. Dal punto di vista delle competenze l’homeschooling sviluppa la capacità di organizzare il proprio tempo, di inventarsi delle occupazioni, di responsabilizzarsi rispetto alla propria istruzione. Contrariamente a quanto molti credono, se dovessi concentrare l’homeschooling in una sola parola sceglierei: autonomia>>.
Non c’è il rischio del troppo ed esclusivo contatto del bimbo con il genitore?
<<Detesto i mammoni… al contrario, mi interessa coltivare lo spirito critico di mio figlio e la sua autonomia, in tutti i sensi>>.
Parenti e amici come giudicano la vostra scelta?
<<Sono stata stupita di incontrare approvazione e solo raramente contrarietà. È comunque interessante notare che eventuali preoccupazioni riguardano sempre la sfera della socializzazione, e mai quella dell’istruzione!>>.
Infatti, in genere si sente spesso dire che gli homeschooler non saranno pronti ad adeguarsi alla società.
<<È proprio quello che desidero come genitrice, ovvero crescere una persona fatta non per adeguarsi (leggasi ubbidire) ma per adeguare, ovvero per contribuire a costruire una nuova società veramente a misura d›uomo e di pianeta. Persone connesse con il proprio cuore, che pensano con la loro testa, e che contribuiscono alla società attraverso i loro talenti>>.
Non teme, comunque che suo figlio possa sentirsi “diverso”?
<<Ogni bambino “è” diverso e dovrebbe essere considerato tale, non un anonimo nel gregge. Ne scaturisce che separare i bambini per età, riunirli in gruppi di circa venti elementi con un solo referente adulto che fa le veci del dittatore non favorisce lo sviluppo e la messa in atto dei naturali processi di apprendimento, autoconoscenza e graduale presa di responsabilità delle proprie azioni>>.
Un’altra famiglia svizzera che, a causa della legge sulla scuola, ha lasciato il Ticino è quella di Paul S. che svolge la homeschooling in una forma più estrema con il “worldschooling”, cioè fare scuola mentre si viaggia per il mondo.
Vi è dispiaciuto dover lasciare il Ticino?
<<All’inizio sì. In Ticino abbiamo venduto l’azienda, la casa e, dopo un anno in giro per il mondo, in questo periodo siamo con il nostro camper in Australia. Rientreremmo volentieri se non fosse per l’obbligo scolastico, probabilmente anche noi ci stabiliremo in Italia>>.
Viaggiando per il mondo, non è ancora più difficile questa scelta, anche ai fini degli esami di legge?
<<Gli esami finali saranno ottemperati secondo le regole, da privatisti. Per il resto non troviamo nulla di negativo da dire sulla nostra scelta, siamo fieri e felici di poter godere questi momenti di crescita dei nostri figli, sono gli anni più importanti dove sviluppano il loro essere. Girando il mondo fanno tantissime esperienze di tutti i tipi, e l’insegnamento è più facile perché sono loro stessi ad essere curiosi e a chiedere di apprendere>>.
Non frequentando una classe, come fanno i vostri figli a formare delle amicizie?
<<Anche altri ci avevano detto che in questo modo non avrebbero socializzato abbastanza. Per un attimo abbiamo avuto anche noi questo timore, invece abbiamo capito che è semplicemente questione di carattere. La nostra bambina più piccola cerca il contatto con altri bimbi ed e molto aperta al gioco. Il nostro primo figlio, fin da piccolo, non giocava spesso con i suoi coetanei... Invece ora interagisce molto bene con gli altri bambini, si sta facendo amici in tutto il mondo ed ha pure imparato l’inglese!>>.
Annamaria Lorefice
lorefice.annamaria@gmail.com
Foto dal sito Home School Association of Switzerland.
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