Il Consiglio degli Svizzeri all’estero, o “Parlamento della Quinta Svizzera”, si dichiara favorevole ad una gestione responsabile della neutralità svizzera, e rivolge delle richieste al Consiglio federale in materia di politica della neutralità.
La questione della neutralità, ultrapolitica in particolare a seguito della situazione politica mondiale preoccupante, interessa anche il Consiglio degli Svizzeri all’estero (CSE): il “Parlamento della Quinta Svizzera” ha in particolare dovuto, in occasione della sua seduta autunnale del 5 novembre 2022, prendere posizione sulla richiesta del suo delegato John McGough (Ungheria) che, sullo sfondo della guerra in Ucraina, ha proposto di chiedere al Consiglio federale e al Parlamento il «rispetto stretto del diritto alla neutralità». John McGough ha fatto valere che gli svizzeri all’estero hanno sempre potuto viaggiare «senza doversi preoccupare» nel loro paese di residenza o in Svizzera, anche in periodi di guerra, e questo grazie alla «neutralità credibile e riconosciuta da ogni parte» del paese. È la ragione per la quale, ha sottolineato, il Consiglio federale deve essere «strettamente neutro».
Il CSE si è infine allontanato dalla richiesta di John McGough allineandosi, a larga maggioranza, dietro un’altra risoluzione proposta dal Comitato dell’Organizzazione degli Svizzeri all’estero (OSE) e dal suo presidente, Filippo Lombardi. Invece di pretendere la «stretta» neutralità dal Consiglio federale, la risoluzione adottata chiede alla Svizzera ufficiale «una politica estera coerente, che integri in particolare la promozione della pace e del dialogo internazionale, il perseguimento della politica di neutralità, l’impegno per la difesa dei nostri valori democratici e il sostegno alle azioni umanitarie a favore delle popolazioni colpite dai conflitti». Un posizionamento che serve anche gli interessi della “Quinta Svizzera”: «Per gli svizzeri all’estero, la libertà di residenza e di movimento è essenziale anche in periodo di conflitto.» Si tratta dunque di garantire questa libertà di movimento in ogni tempo.
Il CSE non si limita a prendere posizione. Esso rivolge anche delle richieste al governo nazionale. Chiede al Consiglio federale di condurre una «politica di rigida neutralità militare» e difendere «i nostri valori democratici in collaborazione con gli Stati che condividono questi valori». Chiede anche di promuovere l’aiuto umanitario, soprattutto sostenendo il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) e l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) nell’aiuto alle vittime di conflitti armati e accogliendo le persone in fuga dalle zone di conflitto.
Manifesto per le elezioni del 2023
L’adozione di un manifesto per le elezioni federali del 2023 ha costituito il secondo punto forte della seduta di novembre del CSE. Questo manifesto costituisce in primo luogo un appello ai partiti e agli attori politici in Svizzera. Esso chiede loro, tra l’altro, di promuovere e garantire l’esercizio dei diritti politici all’estero, di favorire lo sviluppo della cyberamministrazione e assicurare il mantenimento della libera circolazione delle persone tra la Svizzera e i paesi dell’Unione europea. Esso li invita, inoltre, ad abolire gli ostacoli legati alle assicurazioni sociali per gli svizzeri all’estero e a garantire il mantenimento di una rete consolare che risponda ai bisogni di questi ultimi. In occasione della sua seduta primaverile, che avrà luogo il 18 marzo 2023 a Berna, il CSE adotterà la versione finale del suo manifesto elettorale.
Anna Wegelin
Informazioni complementari e video della seduta del CSE: revue.link/conseil1122