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Il San Bernardo, gigante buono amato simbolo della Svizzera

    Un soggiorno sul valico del Gran Bernardo per godere del paesaggio e dei simpatici cani alpini

    LUGANO – Tra Svizzera e Italia, ad est del Monte Bianco, c’è il Colle del Gran San Bernardo, località di valico che collega la valle del Gran San Bernardo in provincia di Aosta con Martigny nel Canton Vallese, e che la nostra rubrica propone di annotare per una interessante escursione invernale o per le gite familiari nella bella stagione. In questo meraviglioso paesaggio, ben conosciuto dagli escursionisti montani, è di casa il Gigante buono, il cane simbolo della Svizzera, il San Bernardo. A Martigny risiede una struttura di importanza mondiale, la Fondazione Barry, dedicata a questo splendido animale, visitata da migliaia di turisti ogni anno.

    Tutto iniziò con l’Ospizio
    Il San Bernardo è originario dell’omonimo Colle, uno dei territori di valico tra Svizzera e Italia più carichi di storia, a partire dai Celti che approntarono una prima strada, allargata nel 12 sec. A.C. dall’imperatore Augusto per il transito dei carri romani diretti nella Gallia e in Britannia. Durante tutto il Medioevo la strada fu uno dei più importanti tratti della via Francigena, costantemente percorsa dai pellegrini diretti a Roma. Nel 1035, San Bernardo di Mentone fece costruire l’Ospizio sul Colle, a 2,473 metri di altezza, gestito da religiosi e destinato al ristoro non solo dei pellegrini ma di tutti quelli che transitavano sul Passo del Gran San Bernardo. Una figura particolare del luogo, dall’anno mille, fu il Marronnier, un’antesignana guida alpina, che aiutava i religiosi ad accompagnare e soccorrere i viaggiatori. Senza aiuto molti si perdevano nella cima innevata e morivano congelati. Più tardi, si aggiunsero altri apprezzatissimi aiutanti: i cani San Bernardo.

    I San Bernardo
    Questi straordinari cani, hanno una storia antica, iniziata nel 1650 quando mostrarono alcune loro doti funzionali all’attività del valico: distinguere il sentiero giusto da percorrere benché ricoperto da uno spesso manto nevoso e nel bel mezzo di una tormenta, rintracciare i dispersi sepolti dalla neve, resistere al freddo ed alla fatica in alta quota; doti che lo promossero infine come ottimo cane da catastrofe. Il nome di questa razza canina deriva chiaramente dal santo italiano Bernardo, e gli fu attribuito ufficialmente a partire dal 1862 all’esposizione cinofila di Birmingham,in Inghilterra. Da un calcolo approssimativo ma plausibile emerge che, prima dell’avvento degli elicotteri da soccorso negli anni 50, oltre 2000 persone siano state salvate in un millennio dall’Ospizio e dai suoi cani San Bernardo.

    Il leggendario Barry
    Lo chiamarono Barry, visse 12 anni, morì nel 1812, visse all’Ospizio, dove innumerevoli volte partì indomito al salvataggio dei viandanti, riuscendo a salvare dalla morte oltre 40 persone. Divenne un mito, il suo nome è stato dato ad una fondazione che tutela la razza dei San Bernardo. Il suo corpo venne imbalsamato, esposto 3 anni dopo la sua morte al Museo di Storia Naturale di Berna, nel 1815, visibile anche oggi. Dalla sua morte, l’Ospizio ha sempre avuto un cane chiamato Barry per onorarne la memoria.

    Amati anche oggi
    In epoca moderna i cani San Bernardo sono ancora più amati. Non solo gli si riconoscono qualità di forza fisica e psichica nonché straordinarie capacità di salvataggio, adatte in caso di catastrofi, ma viene assai apprezzato anche per il suo amabile temperamento. Comunque è tutt’altro che uno sciocco bonaccione: a rischio della propria vita sa proteggere l’ambito famigliare e se questo è messo in pericolo, si rivela un temerario cane da guardia. Agisce sempre con grande generosità nei confronti dell’essere umano, nei soccorsi, nella difesa, nella Protezione Civile, nella cura dei sofferenti con la petterapy, come tranquillo e allegro compagno per adulti e specialmente dei bambini. D’altronde, una bimba famosa dei cartoon, Heidi, e il suo San Bernardo di nome Nebbia, sono i personaggi svizzeri di fantasia più conosciuti al mondo. Il parlare di animali di compagnia e mostrare foto, specie di teneri cuccioli, porta il rischio di invogliare a prenderne uno anche quando magari non è il caso. Prendere con sé un animale è un atto di grave responsabilità, poiché - oggi lo sappiamo tutti - qualsiasi animale (da compagnia o meno) non è un oggetto bensì un soggetto dotato di psiche e sensibilità. Chi ha ben presente questo punto, in genere evita di nutrirsene e il loro sfruttamento, e si rivolge ai canili per sollevare da sofferenza un trovatello, evitando gli allevamenti e i negozi appositi. Un animale non è un giocattolo da regalare, richiede amore e impegno, ad es. cani come i San Bernardo sbavano, hanno un pelo che richiede cure, la sua mole è notevole (anche 100 kg.), e così via… Se non si ha la possibilità di prendere con sé un animale, ma si desidera far del bene, si può dedicare loro un po’ di tempo libero per portarli a spasso, accordandosi con un canile, o dando qualche contributo a canili controllabili.

    Salvare il gigante buono
    Fino ai primi anni 2000 i religiosi del valico del Gran San Bernardo hanno mantenuto in vita il più antico allevamento al mondo dei famosi cani, quando, nel 2005 la Fondazione Barry ha acquisito il canile per avviare una serie di attività col fine di tutelare di preservare la particolare varietà dei cani dell’Ospizio. Come è spiegato nel loro sito web, la Barry intende, tra gli altri scopi di pubblica utillità “Rendere noto all’opinione pubblica che i cani dell’ospizio sono un bene culturale svizzero, ma anche il simbolo dell’amicizia tra cane e uomo”. Anche sul versante italiano non mancano le iniziative a favore di questi cani. Abbiamo detto sopra che i San Bernardo agiscono sempre con grande generosità nei confronti dell’essere umano, mentre purtroppo l’uomo non sempre ricambia… Infatti durante la II guerra mondiale vennero apportate modifiche alla struttura fisica dei cani “arrecando gravi danni a questa” ( e anche ad altre razze canine). Il cinologo italiano dott. Antonio Morsiani fondò nel 1939 un Allevamento che preservò la morfologia dei San Bernardo e poi nel 1967 fondò il Club Italiano San Bernardo - CISB. Le fondazioni Barry in Svizzera e Il CISB italiano sono ambedue punto di riferimento mondiale per la razza San Bernardo originale.

    Insomma, tra incantevoli scenari paesaggistici del Gran San Bernardo, un tour a Martigny, la cultura dei musei e la visita a questi cani giganti che accompagnano i visitatori sul valico, il divertimento è assicurato.
    Lorefice Annamaria

    Uno dei cani della Fondazione Barry nella struttura di Barryland, Martigny.

    Dipinto di un salvataggio con un canonico e un marronnier oltre ai mitici cani.

    Il cane Barry, imbalsamato, che salvò oltre 40 persone ad inizio del 1800.

    Sulla slitta con i bambini

    Sullo sfondo, l’Ospizio. (Foto dal sitofamilygo).