«Arrivano gli aiuti!» – i miliardi del Consiglio federale
Il brusco arresto di una parte dell’economia ha colpito un lavoratore su tre in Svizzera. Decine di migliaia di commerci hanno chiuso le loro porte. Per quasi due milioni di persone è stato introdotto il lavoro ridotto. Il Consiglio federale ha stanziato un pacchetto di sostegno senza precedenti.
Per Namgyal Studer l'isolamento è stato uno "choc enorme". La proprietaria di un salone di parrucchiere nella città di Berna ha dovuto chiudere la sua attività da un giorno all'altro, cancellare gli appuntamenti dei clienti e mandare a casa i suoi due dipendenti. Decine di migliaia di proprietari di negozi, artigiani, gestori di bar e altri operatori di servizi hanno vissuto la stessa situazione a metà marzo. In seguito, quasi 190 000 imprese – tra cui la Sàrl di Namgyal Studer – hanno inoltrato una richiesta di indennità per lavoro ridotto (ILR) presso l’assicurazione disoccupazione (AD) per circa due milioni di persone in tutta la Svizzera. L’AD finanzia l’80% dei relativi salari a seguito dell’interruzione delle attività, e questo allo scopo di evitare licenziamenti. Durante la crisi del coronavirus, oltre un terzo dei dipendenti in Svizzera (37%) è stato in disoccupazione parziale. E questa cifra sale perfino al 54% nel Canton Ticino, particolarmente toccato dalla pandemia. Per finanziare questa rete sociale, oltre 14 miliardi di franchi andranno dalle casse dello Stato all’AD. Senza questi, i lavoratori sarebbero stati confrontati a deduzioni salariali più importanti per evitare che l’assicurazione sociale non si ritrovi nelle cifre rosse.
Prestati miliardi di franchi
«Gli aiuti arrivano!», aveva garantito il ministro dell’economia Guy Parmelin (UDC) all’inizio della crisi. Oltre allo strumento delle ILR, i crediti hanno permesso alle imprese di mantenere la testa fuori dall’acqua. Hanno potuto chiedere denaro alle banche senza grandi formalità, mediante fideiussioni della Confederazione, fino a 40 miliardi di franchi. Anche Namgyal Studer ha chiesto un piccolo credito transitorio. Così, nonostante una perdita totale di reddito, ha potuto pagare le sue fatture e anticipare i salari dei suoi due dipendenti prima che ricevessero l’aiuto dell’AD. Lei stessa ha ricevuto un indennizzo forfettario durante il confinamento, che il Consiglio federale ha stabilito in 3320 franchi al mese al massimo per i datori di lavoro che operano nell’ambito della loro impresa. Namgyal Studer si è a lungo preoccupata di sapere se dovesse pagare la totalità dell’affitto durante le sei settimane di chiusura: «Spero che il proprietario dell’immobile faccia un gesto a mio favore.»
In giugno, il Parlamento ha infine deciso in tal senso, obbligando i proprietari a rinunciare ad una parte cospicua degli affitti durante il periodo di lockdown ordinato dalle autorità.
Fino al doppio dei disoccupati
La situazione è precaria per i lavoratori indipendenti, che non hanno diritto all’ILR. Essi hanno potuto chiedere delle indennità in caso di diminuzione o di disdetta dei loro mandati durante il lockdown, ma per molti altri, l’indennità giornaliera è così bassa che permette loro appena il minimo necessario. Essi hanno dunque dovuto attingere ai loro risparmi per non dover ricorrere all’assistenza sociale.
Dal lato delle imprese, l’ILR ha comunque permesso di evitare – almeno nel corso dei primi mesi – dei licenziamenti massicci. Il numero di disoccupati ha superato le 155 000 persone a fine maggio, ossia 50 000 in più che in precedenza. Dall’inizio di giugno, gli esperti davano prova di un prudente ottimismo dicendo che lo scenario tanto temuto dei 200 000 disoccupati non sarebbe diventato realtà. Questo rappresenterebbe il doppio di disoccupati rispetto al 2019, quando il tasso di disoccupazione era provvisoriamente sceso al 2,1%.
Dividendi contestati
Il fatto che alcune imprese abbiano ancora distribuito dei dividendi ai loro azionisti per l’esercizio 2019 mentre beneficiavano dell’aiuto dell’AD per il lavoro ridotto ha suscitato parecchia indignazione in seno alla popolazione e al Parlamento. Una mozione parlamentare per un divieto dei dividendi in caso di ILR aveva dapprima raccolto una maggioranza in Consiglio nazionale. Ma il Consiglio degli Stati vi ha visto un attacco inammissibile alla libertà economica e ha definitivamente respinto la proposta. Namgyal Studer può solo sognarseli i dividendi. Dopo sei settimane di chiusura, la parrucchiera ha potuto riaprire il proprio salone alla fine di aprile, seguendo le norme di protezione. Durante le prime due settimane, la sua agenda era ben riempita. Tuttavia, dal momento che il suo salone è situato nel quartiere dell’Università della Länggasse, a Berna, una parte della sua clientela è una clientela di passaggio. Potrebbe quindi trascorrere ancora molto tempo prima che gli studenti e il personale dell’Università ripassino da questa via. La parrucchiera la prende con filosofia: «Prendo le cose come vengono».
Dura recessione in vista
Le conseguenze della pandemia colpiranno duramente l’economia svizzera. Il Centro di ricerche congiunturali (KOF) del Politecnico federale di Zurigo prevede quest’anno una riduzione del 5,5% del prodotto interno lordo. Contrariamente ad altre recessioni, che hanno colpito soprattutto il settore delle esportazioni, quest’ultima riguarda anche il settore dei servizi, come l’industria alberghiera e il turismo. Gli esperti del KOF si attendono una lenta ripresa economica a partire dall’estate. A seguito dell’evoluzione economica negativa, la Confederazione, i cantoni e i comuni devono attendersi una diminuzione importante delle loro entrate fiscali, che secondo il KOF potrebbe anche superare i 25 miliardi di franchi in totale. La crisi del coronavirus costa caro al settore pubblico. In alcuni cantoni, in particolare quello di Berna, si teme che i disavanzi che minacciano le casse dello Stato sfocino in nuove misure di risparmio. (TP)
Theodora Peter
La parrucchiera Namgyal Studer, a Berna: allo «choc immenso» ha fatto seguito il prestito urgente
Il consigliere federale Maurer, responsabile delle Finanze, ha aiutato ad elaborare rapidamente un pacchetto di aiuti di diversi miliardi
Dei manifestanti a Losanna chiedono una rapida presa di coscienza dopo la crisi (a destra). Foto Danielle Liniger, Keystone