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“Le imprese svizzere soffrono, ma rispetto all’estero siamo fortunati”

    La Gazzetta Svizzera ha incontrato il nuovo Presidente dell’Unione Svizzera delle Arti e Mestieri (USAM), il ticinese Fabio Regazzi.

    Fabio Regazzi, da ottobre è presidente dell’USAM. È il primo ticinese nella storia, quali sono i suoi obiettivi?
    C’è sicuramente un po’ di soddisfazione ad essere il primo rappresentante di lingua italiana a presiedere un’associazione così importante. Cercherò di sfruttare questa opportunità anche contribuendo con un po’ di italianità, un po’ di flessibilità e spontaneità. C’è un altro vantaggio: il Ticino anticipa spesso tendenze e crisi economiche – anche attraverso la vicinanza all’Italia – che successivamente coinvolgono anche tutta l’economia svizzera tedesca e francese.
    I miei obiettivi sono quelli di difendere la struttura economica in Svizzera. Soprattutto si tratta di rafforzare il sostegno e la percezione del ruolo delle piccole e medie imprese nel panorama politico. Si tratta insomma di integrare anche i loro interessi nella politica. Mi sta però a cuore anche migliorare e intensificare la collaborazione tra le varie associazioni economiche e incrementare il dialogo nell’ambito del partenariato sociale, un tema importante e molto svizzero. Le migliori soluzioni le si trova quando al tavolo ci sono i partner sociali: ogni tanto si litiga, ma il confronto è fondamentale per superare le difficoltà.

    Quanto contano oggi le associazioni quali gruppi di pressione nei confronti della politica? La loro influenza sta guadagnando o perdendo?
    La mia sensazione è che questa influenza sia un po’ in calo, soprattutto per quanto riguarda le associazioni economiche. Il discorso è diverso per gruppi di pressione che curano altri interessi, su tutti quelli ambientali. Ma in generale va detto che in Svizzera il mondo associativo dispone di una voce ancora molto forte, anche perché abbiamo una cultura diversa rispetto ai paesi a noi vicini. Le lobby sono riconosciute e ammesse. C’è forse un po’ meno ipocrisia che altrove e ciò porta a più trasparenza. Il parlamento di milizia è dipendente da un dialogo costante con la società, e ciò avviene anche attraverso i gruppi di pressione.

    L’onda “verde” ha travolto anche la Svizzera: il fronte ecologico e per la protezione dell’ambiente è in rapida crescita di consensi. Questo è inconciliabile con una politica economica?
    Non di principio. Anzi, l’onda verde offre un ampio potenziale di sviluppo economico, anche perché la storia dimostra che i problemi globali sono sempre stati risolti dalle innovazioni stimolate e portare dall’economia. Il problema semmai è che, sull’onda del successo, questo fronte tende a perdere di vista l’equilibrio e la ragionevolezza, ciò che porta a rivendicazioni eccessive e dunque ad uno scontro che tende a diventare dogmatico e purtroppo inconciliabile. Credo che nel frattempo il COVID stia riportando un po’ l’attenzione sulle esigenze economiche, anche se ne avremmo volentieri fatto a meno. Sono comunque tornati al centro della discussione le misure necessarie per sostenere i posti di lavoro e le condizioni necessarie affinché le imprese possano prosperare e mantenere gli impieghi. Proprio in questo momento la legge sul CO2 è il teatro di questo dibattito e sarà un’interessante cartina di tornasole per capire gli accenti che la popolazione vuole mettere e se le rispettive priorità si siano un po’ riequilibrate.

    L’anno appena passato non può che definirsi “annus horribilis” per l’economia Svizzera. Come stanno oggi le imprese in Svizzera? Rispetto all’esterno stanno meglio?
    Le imprese elvetiche non se la stanno passando benissimo, anche se non si può fare un discorso generalizzato. La situazione cambia da settore a settore, da regione a regione e da impresa a impresa. Ci sono regioni turistiche che hanno vissuto nel 2020 un anno molto positivo, altre – ad esempio le città – un anno orribile. Purtroppo, passerà ancora molto tempo prima di uscire dal tunnel; per certi versi credo che nel tunnel della crisi economica ci stiamo entrando adesso, non da ultimo perché tra poco gli effetti delle misure di aiuto statali si esauriranno. Ho però l’impressione che, malgrado tutto, rispetto all’estero stiamo meglio perché siamo in una situazione più vantaggiosa: le finanze pubbliche sono solide e le aziende sono strutturalmente più sane. Gli aiuti che abbiamo ricevuto fino ad oggi, salvo qualche eccezione, sono stati rapidi ed efficaci e hanno evitato il peggio.

    Lei è imprenditore e parlamentare, oltre che presidente di diverse associazioni. Questo grazie al sistema di milizia che vige in Svizzera. Quanto è importante questo sistema e non sarebbe necessaria una professionalizzazione della carica di parlamentare?
    Io sono un grande fautore del sistema di milizia svizzera che presenta diversi vantaggi rispetto ad altri sistemi. Malgrado anch’esso non sia perfetto, mi impegnerò affinché esso venga mantenuto. Ammetto però che se guardiamo la composizione attuale del parlamento, questo è di milizia fino ad un certo punto. Sempre di più i parlamentari svolgono un’attività parallela che è legata alla carica di parlamentare stessa. Ho paura che il contenuto della milizia si stia un po’ svuotando: ci sono troppo pochi artigiani o imprenditori e tante altre categorie che sono assenti. Ma di una cosa sono convinto: l’assenza di parlamentari professionisti – costretti dunque ad affermarsi anche nella vita civile - si riflette in decisioni più concrete e mirate e vicine alla realtà.

    L’anno è appena iniziato: quali sono i suoi auspici?
    Difficile non scadere nella banalità: spero che questa crisi pandemica sia presto un ricordo. Essa ha sconquassato le nostre vite, oltre che la salute e l’economia. Siamo tutti logorati: dobbiamo trovare al più presto un minimo di normalità. Da questa ripartirà tutto, il rilancio delle nostre vite sociali, dell’economia e della vita in generale. In questo momento non riesco ad esprimere tanti altri auspici.

    “Senza professionisti il Parlamento prende decisioni più concrete e mirate e vicine alla realtà”

    Nasce a Gordola nel 1962, dove frequenta le scuole. Ottiene la Maturità federale al Collegio Papio di Ascona

    1988 si laurea in diritto all’Università di Zurigo
    Dal 1992 al 1999 contitolare di uno studio legale e notarile a Locarno e Gordola.
    Dal 2000 prima CEO e poi (dal 2010) Presidente del CdA della Regazzi Holding SA con sede a Gordola.
    Dal 1995 al 2011 è stato membro del Gran consiglio ticinese.
    Dal 2011 Consigliere nazionale per il Gruppo PPD, membro della Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni e della Commissione economia e tributi
    Dal 2012 è Presidente dello Swiss Shippers’ Council (SSC), dal 2015 è Presidente dell’Associazione industrie ticinesi (AITI), del Cargo Forum Switzerland e membro dell’Ufficio presidenziale dell’Unione svizzera degli imprenditori (USI).
    Dal 2020 è Presidente dell’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM).

    Hobby: appassionato di sport e soprattutto di caccia, siede nel consiglio di amministrazione dell’HC Lugano ed è presidente della SAM Massagno Basket. È presidente della Federazione dei cacciatori ticinesi (FCTI) e Vice-Presidente di Caccia Svizzera.