Dalle urne esce una Svizzera liberale.
Rifiutato l’intervento dello Stato nel mercato immobiliare, mentre è stato accettato l’articolo per la protezione contro le discriminazioni e aggressioni basate sull’orientamento sessuale.
Contrariamente ai sondaggi il popolo svizzero rifiuta abbastanza nettamente gli strumenti dell’associazione inquilini per “più abitazioni a prezzi moderati”.
Con la sua iniziativa l’associazione svizzera degli inquilini chiedeva attraverso la modifica di un articolo costituzionale strumenti affinché di tutte le nuove costruzioni realizzate in futuro il 10% sia edificato da committenti di utilità pubblica. Se questo non sarà possibile ovunque – ad esempio in alcuni comuni o regioni – ecco che lo Stato (comuni e cantoni) avrebbe potuto intervenire, attraverso diritti di prelazione, direttamente sul mercato. E infine proponeva di vietare un aumento degli affitti nel caso in cui un proprietario risanasse la sua casa da un punto di vista energetico facendo capo a programmi in incentivi statali.
Già i primi sondaggi avevano previsto una certa simpatia degli svizzeri nei confronti degli obiettivi che l’iniziativa persegue. Come spesso nel caso di iniziative, il popolo ha ritenuto gli strumenti eccessivi o non sufficientemente mirati a risolvere l’obiettivo. In particolare, la Svizzera tedesca e il Ticino hanno rifiutato un intervento che da molti politici liberali è stato definito una “vera e propria ingerenza dello Stato nel libero mercato”.
Il cosiddetto “Röstigraben” si è palesato soprattutto dal momento che la Svizzera francese, sempre meno scettica nei confronti di un intervento statale, ha approvato l’iniziativa, seppure in molti cantoni di stretta maggioranza.
“Il popolo ha riconosciuto che l’attuale sistema di mercato funziona”, ha affermato il Consigliere federale Guy Parmelin – responsabile del dossier. Tuttavia, il ministro ha ammesso che in alcune regioni o città le possibilità di trovare appartamenti a prezzi sostenibili sono scarse. Per questa ragione il Parlamento aveva già votato un controprogetto indiretto che entra ora in vigore dopo il “no” all’iniziativa. Questo prevede uno stanziamento di 250 milioni di franchi per i prossimi 10 anni per favorire la costruzione di alloggi di pubblica utilità.
Gli oppositori hanno salutato sollevati il risultato delle urne che bocciava l’intervento nel mercato nazionale dell’alloggio. Anche secondo loro, che definivano “assurda” e non adeguata alla domanda reale la quota del 10% su scala nazionale, sono necessarie soluzioni su misura per i problemi locali di cantoni, città e comuni.
In Ticino e nei cantoni tedescofoni - ad eccezione di Basilea Città – nei cantoni bilingue Friburgo e Vallese non ha trovato ampi consensi. Nelle grandi città, dove il problema della penuria di alloggi a pigione moderata è molto sentito, l’iniziativa ha raccolto maggioranze favorevoli anche nella Svizzera tedesca. Oltre che a Basilea, i sì hanno nettamente prevalso nelle città di Zurigo, Winterthur, Berna, Lucerna, San Gallo e Sciaffusa. Con l’eccezione di Locarno, dove i sì hanno raggiunto il 54%, in Ticino nemmeno nelle città l’iniziativa ha avuto successo.