No al divieto di finanziamento del materiale bellico

L'iniziativa "Per il divieto di finanziare i produttori di materiale bellico" ha raggiunto una percentuale ragguardevole – se confrontata a simili proposte in passato – ma ha mancato abbondantemente le maggioranze: con il 57,45% di "no" gli svizzeri si sono opposti a vietare il finanziamento di materiale bellico. Una norma in questo senso esiste già oggi e riguarda le armi di distruzione di massa.

L'iniziativa aveva tra le altre cose lo scopo di vietare alla Banca nazionale svizzera e alle casse pensioni di investire nel settore degli armamenti. Il testo che intendeva proibire di investire nelle imprese che realizzano oltre il 5% del loro giro d'affari annuo con la fabbricazione di materiale bellico è stato pesantemente respinto nei cantoni di Nidvaldo (75,18% di "no"), Svitto (74,24%), Obvaldo (72,58%) Uri e Appenzello Interno (entrambi con il 71,23%). Hanno votato contro il testo anche Ticino e Grigioni rispettivamente nella misura del 55,21% e del 61,26%.

I soli cantoni ad approvare l’iniziativa sono stati, Basilea Città (57,92% di "sì"), Giura (55,01%), Ginevra (53,12%) e Neuchâtel (52,27%).
Come nel caso dell’iniziativa per le multinazionali responsabili i sondaggi mostravano una certa simpatia per il testo in votazione, ma come spesso succede per le iniziative popolari il campo dei favorevoli si era progressivamente ridotto fino alla bocciatura alle urne.

Il Consigliere federale responsabile del dossier, Guy Parmelin si è detto sollevato dell’esito popolare e ha confermato che malgrado la bocciatura dell'iniziativa alle urne, la Svizzera proseguirà nel suo impegno per una piazza finanziaria più sostenibile. "Ogni azienda, ogni banca e ogni istituzione fa delle riflessioni sulla propria sostenibilità", ha affermato la stessa domenica di votazione Parmelin.

Non ha trovato maggioranze l’iniziativa per il divieto di finanziamento di produttori di materiale bellico.