Polemica al Kunsthaus di Zurigo

Zurigo voleva brillare agli occhi del mondo con l’elegante ampliamento del suo museo d’arte, realizzato dall’architetto David Chipperfield. La città è invece coinvolta in una polemica concernente opere d’arte rubate, una controversia che riguarda il commerciante di armi Emil G. Bührle.

Immenso e magnifico: questi sono stati i due aggettivi pronunciati dal sindaco di Zurigo, Corine Mauch, nell’autunno 2021 al momento dell’inaugurazione dell’ampliamento del museo del Kunsthaus, realizzato da David Chipperfield. Essa ha espresso così indirettamente ciò che la ricca città ai bordi della Limmat ha voluto fare assumendo l’architetto britannico per ampliare il suo celebre museo d’arte, fino a quel momento piuttosto modesto: divenire una metropoli degna di questo nome e attirare un pubblico mondano, amante dell’arte di alto livello.

Con il suo edificio, che è costato 206 milioni di franchi, David Chipperfield ha indubbiamente creato uno spazio ideale a questo scopo. Berna possiede il centro Paul Klee, Basilea il museo della Fondazione Beyeler, entrambi costruiti da Renzo Piano. Ma ora Zurigo le supera grazie a Chipperfield e fa del Kunsthaus uno dei più grandi musei d’Europa.

Cubo imponente, spazio luminoso

Il Kunsthaus si trova nel quartiere molto urbanizzato delle università, vicino al centro della città, che scende dolcemente verso il lago, ed è proprio qui che si è inserita la nuova costruzione, un immenso blocco beige in calcare del Giura. Sebbene la facciata sia traforata, il massiccio edificio da solo è fonte di irritazione per alcuni zurighesi, che lo vedono come un monolite appariscente, espressione di una visione elitaria dell’arte. Tuttavia, quasi nessuno contesta il fatto che l’interno del cubo sia uno spazio luminoso che rende giustizia alle opere d’arte.

Ma è proprio perché Zurigo ha cercato i riflettori in questo modo che la polemica su una vicenda a lungo taciuta è così violenta. L’apertura del nuovo edificio annesso al Kunsthaus è legata a un delicato trasferimento. Il museo pubblico accoglie 170 dipinti della famosa collezione dell’industriale zurighese Emil G. Bührle (1890-1956) in prestito a lungo termine. Alcune opere sono capolavori di Van Gogh, Gauguin, Cézanne e Renoir, che metterebbero Zurigo alla pari con Parigi, la capitale degli impressionisti. Se solo questa collezione non fosse legata al nome del trafficante d’armi Emil G. Bührle.

Amante dell’arte ed esportatore di armi

Da molto tempo l’incredibile storia di Emil G. Bührle è oggetto di uno studio critico. Il tedesco era stato inviato a Zurigo nel 1924 per sviluppare in territorio neutro un cannone di difesa antiaerea per la fabbrica di macchine utensili Oerlikon. Non poteva produrlo in Germania, poiché il trattato di pace di Versailles vietava ai tedeschi di ricostituire la loro industria d’armamento. Bührle realizzò rapidamente la fabbrica Oerlikon, la principale produttrice di materiale bellico in Svizzera, diventando lui stesso il più ricco del paese. Bührle, naturalizzato nel 1937, mantenne rapporti d’affari di prim’ordine ai massimi livelli della Germania nazista e, naturalmente, dopo il 1945 fu abbastanza flessibile da adattare il suo modello di business alle condizioni della Guerra Fredda. Fornì armi a tutte le regioni in crisi del mondo e questo, come è stato dimostrato, non sempre legalmente.

L’ex studente d’arte ormai ricco decise di investire il suo patrimonio soprattutto nell’arte. Fece ampio uso del mercato dell’arte del dopoguerra, dove trovò numerose opere appartenute a galleristi e collezionisti ebrei costretti a vendere. Il sospetto di arte saccheggiata aleggia quindi sulla collezione. Bührle si è assicurato stretti legami con l’élite zurighese interessata all’arte finanziando la prima fase di ampliamento del Kunsthaus.

Una collezione nell’ombra

Dopo la sua improvvisa morte nel 1956, l’imponente collezione di Bührle, gestita da una fondazione che porta il suo nome, ha trascorso decenni in una villa privata alla periferia di Zurigo. Soltanto nel 2008, dopo un furto nella villa non sufficientemente protetta, ci si rese conto del valore inestimabile e non assicurabile di questi quadri, valutato in milioni.

Nel 2012, i cittadini zurighesi si sono pronunciati a favore del cofinanziamento pubblico del nuovo edificio annesso al Kunsthaus per un valore di 75 milioni di franchi. Già allora si sapeva che la controversa collezione di Emil G. Bührle sarebbe entrata a far parte del patrimonio di questo museo, ma se ne parlava poco.

Un museo contaminato?

Nel marzo 2022, sono trascorsi esattamente 20 anni dopo che la Commissione Bergier ha presentato il suo rapporto finale sui valori patrimoniali giunti in Svizzera durante la Seconda Guerra mondiale. Il lavoro degli storici ha reso il pubblico svizzero più sensibile alle implicazioni dei crimini nazisti. Ci si chiede dunque perché Zurigo – quando i quadri sono già appesi nel nuovo edificio del Kunsthaus – si ritrovi solo ora al centro di una polemica sull’origine della collezione Bührle.

Lo storico Erich Keller propende per una spiegazione interessante, che presenta in un libro appassionante, “Das kontaminierte Museum” [Il museo contaminato], nel quale egli svela gli stretti legami tra la collezione Bührle, il governo di sinistra della città di Zurigo e il museo del Kunsthaus. Egli critica il fatto che la riflessione responsabile che s’imponeva attorno a questa collezione sia stata sacrificata sull’altare della politica locale – ossia la volontà di trasformare Zurigo in una metropoli dell’arte. Secondo lo storico, l’obiettivo era di staccare la collezione da colui che l’aveva costituita affinché le opere che essa contiene non rappresentassero più la produzione o il commercio di armi, ma l’aura culturale di Zurigo.

Questa ipotesi spiega ad esempio, secondo Erich Keller, l’insufficienza delle ricerche svolte sulla provenienza dei quadri della collezione Bührle. È stato realmente appurato che nessuna tela sia stata acquistata per costrizione? In realtà, il direttore della collezione avrebbe dovuto occuparsene, ciò che ha spinto ex membri della Commissione Bergier ad esigere un’indagine indipendente su questo tema.

Zurigo non ha seguito le orme, ad esempio, dal Kunstmuseum di Berna, al quale il mercante d’arte Cornelius Gurlitt, deceduto nel 2014, ha ceduto la collezione del padre Hildebrand, un mercante d’arte nazista. Berna ha lanciato una ricerca indipendente sulla provenienza delle opere e attuato una strategia attiva di restituzione, ciò che era senza dubbio più facile da fare nel caso dello straniero Gurlitt che non in quello di Bührle, strettamente legato all’élite zurighese.

Al centro dello scandalo, Zurigo sembra però muoversi. Corine Mauch ha annunciato che la città aveva chiesto alla fondazione Bührle di vegliare affinché la presentazione delle opere nel nuovo edificio del Kunsthaus fosse accompagnata dal necessario contesto. «Il dibattito attorno alla collezione Bührle per noi è positivo, anche se ci fa male», ha dichiarato alla “Neue Zürcher Zeitung”.

La collezione Bührle (in tedesco): revue.link/buehrle Erich Keller, “Das kontaminierte Museum”: revue.link/keller

L’edificio di David Chipperfield, un cubo imponente con una facciata traforata a lamelle ultrafini. Foto Keystone

Emil G. Bührle (1890–1956): amante dell’arte e fabbricante di armi.

Corine Mauch: «Il dibattito attorno alla collezione Bührle per noi è positivo.»

La svizzera in cifre

Coppie che si sposano, cime che ondeggiano

19,2

In Svizzera, il 2022 è iniziato con record meteorologici di cui non si sa bene se rallegrarsi o meno. Così, il primo gennaio, il termometro è salito a 19,2°C nel comune alpino di Poschiavo (GR). Nulla a che vedere con il freddo dell’inverno. Il mese di gennaio è stato mediamente il più caldo in 13 delle 14 stazioni svizzere di misurazione.

22.2.22

 

In Svizzera, si preferisce sposarsi d’estate che non d’inverno. Il mese di febbraio di quest’anno è stato particolare. Ma ciò non è dovuto alla clemenza della meteo. È piuttosto da attribuire a una data piena di 2 che ha invogliato numerose coppie a sposarsi: il 22.2.22, quasi tutte le sale da matrimonio erano riservate. Speriamo che questa data facile da ricordare non sia il solo motivo di queste unioni.

6,2

Il libro è morto. Ma la statistica dice il contrario: nel 2021, la cifra d’affari delle librerie è aumentata per il terzo anno consecutivo. La vendita di libri è salita del 5%, il reparto letteratura addirittura del 6,2%. Nella Svizzera tedesca, sei autori svizzeri figurano nelle top ten: Donna Leon, Benedict Wells, Christine Brand, Joël Dicker, Arno Camenisch e Silvia Götschi.

9’000’000’000

9 miliardi di sigarette vengono fumate ogni anno in Svizzera. E si sono recentemente osservati potenti segnali di fumo: dopo l’inizio della pandemia, il consumo di sigarette e tabacco è cresciuto per la prima volta dopo dieci anni. Le vendite sono aumentate del 4%. Gli esperti notano che ciò è dovuto, tra l’altro, all’abitudine del telelavoro.

2

Le cifre di questa rubrica traducono spesso dei cambiamenti. Ma concentriamoci stavolta sull’immutabile e massiccio Cervino. Anche qui, i ricercatori hanno scoperto delle novità. La cima alpina è costantemente in movimento, oscillando di alcuni micrometri ogni due secondi, provocati da scosse sismiche nella terra. La cima si muove dieci volte di più del piede della montagna. Un po’ come la cima di un albero.

Ricerca delle cifre: Marc Lettau