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Si è aperto un anno di scelte per la Svizzera

    Accordo quadro, votazioni ed elezioni: decisioni cruciali nel 2019

    Tutto si può dire, men che l’anno da poco cominciato non prometta fuoco e fiamme da un punto di vista politico. Le elezioni federali, in programma in autunno, non costituiscono che un solo momento di scelte che i cittadini saranno chiamati a fare: sull’agenda vi sono temi annosi che imporranno decisioni importanti a popolo e Parlamento, come la politica europea, la previdenza vecchiaia, la riforma fiscale, o la politica ambientale.

    Per quanto riguarda la relazione tra Svizzera ed Europa, questa rimarrà probabilmente complicata anche nel 2019. Dopo un lustro di negoziazioni, verso la fine dell’anno scorso è stato prodotto il testo di un accordo quadro. Che quest’ultimo non godesse di stima da ampie cerchie lo si era capito già qualche mese prima, al momento in cui i sindacati hanno comunicato la volontà di abbandonare il tavolo delle negoziazioni. Il testo dell’accordo è attualmente in consultazione ma all’orizzonte non si prospetta un plebiscito: i sindacati temono un indebolimento delle misure fiancheggiatrici che proteggono i lavoratori, i partiti di centro denunciano un aumento dei diritti sociali e di soggiorno per i cittadini dell’UE e l’UDC una perdita di sovranità. Al termine delle consultazioni, nel corso della primavera, il Consiglio federale sarà chiamato ad una prima decisione importante: sottoporre o meno il testo al Parlamento, rispettivamente al popolo. A condire questo momento cruciale nelle relazioni tra la Svizzera e i suoi vicini vi sarà anche l’iniziativa dell’UDC che chiede la rescissione dell’accordo di libera circolazione delle persone con l’UE.

    Anche la politica ambientale elvetica si trova alla vigilia di scelte determinanti. Il Consiglio nazionale non ha trovato un accordo su una politica del clima più severa, rispettivamente sulla Legge sul CO2. Le posizioni tra il fronte borghese e quello di sinistra sono diametralmente opposte e non sembra oggi possibile trovare un’unione di intenti sulle misure attraverso le quali il paese debba raggiungere gli obiettivi in materia di CO2. Tuttavia la Svizzera si è impegnata a ridurre entro il 2030 del 50% le proprie emissioni di gas ad effetto serra rispetto al 1990. Se si vuole che questo obiettivo rimanga realistico occorrono decisioni importanti e a breve termine. La palla è attualmente nel campo del Consiglio agli Stati chiamato nelle prossime sessioni parlamentari a trovare una quadratura del cerchio sulla Legge sul CO2, in grado di raccogliere maggioranze anche nella camera bassa.

    Decisioni importanti non spettano solo al Parlamento, per molti temi la palla quest’anno sarà nel campo dei cittadini e degli elettori. Lo è sicuramente per quanto riguarda l’accordo raggiunto dalle camere, relativo alla riforma fiscale e alla previdenza vecchiaia. Quest’ultimo prevede che i privilegi fiscali svizzeri per le imprese vengano aboliti e sostituiti da sgravi fiscali. Allo stesso tempo si prevede un finanziamento aggiuntivo dell’AVS attraverso nuovi contributi salariali, l’IVA e le risorse generali della Confederazione. Questo compromesso – che ha unito temi che per loro natura sono estranei – ha raccolto una netta maggioranza a livello politico. Contro questo «deal» è stato lanciato un referendum che porterà alle urne i cittadini in maggio e che si esprimeranno dunque simultaneamente sull’accordo fiscale (la cui versione precedente è stata bocciata nel 2017) e sul contributo alle casse dell’AVS.

    E infine, ciliegina sulla torta, in ottobre è previsto il rinnovo dei poteri a livello federale. Si tratterà di eleggere le 200 persone per il Consiglio nazionale e le 46 per il Consiglio degli Stati che determineranno la politica nazionale dal 2019 al 2023. Secondo gli ultimi sondaggi (Barometro elettorale di SSR, ottobre 2018) tra i perdenti figurerebbero l’UDC (che rimarrebbe comunque il partito più forte in termini elettorali) e il PPD, mentre i Verdi e il PLR guadagnerebbero consensi rispetto al 2015. Questi sondaggi però, soprattutto se condotti a un anno dalla decisione alle urne, spesso lasciano il tempo che trovano. Determinante sarà la capacità dei partiti di intercettare le maggiori preoccupazioni degli svizzeri. Nel 2018 il «Barometro delle preoccupazioni» stilato da Credit Suisse, oltre alla previdenza vecchiaia, ha rilevato tra le maggiori paure degli Svizzeri la tendenza di crescita esponenziale dei costi del sistema sanitario. E a questo proposito PS e PPD hanno lanciato già le prossime iniziative popolari. Il 2019 politico è un menu per tutti i palati.

    Il 2019, anno di scelte importanti per la Berna federale.

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    Riforma fiscale e nuove risorse per l’AVS: a maggio la parola passa al popolo.

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