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Triplo sì alle urne: esce vincente il Consiglio Federale

    La pandemia sembrava aver accentuato la sfiducia nei confronti delle autorità, che negli ultimi mesi si sono fatti smentire più volte dalle urne. Non così nella tornata di votazioni, in cui hanno incassato un en plein. Bassa però la partecipazione al voto: solo il 39,5%.

    Il consenso esplicito lascia spazio al consenso presunto
    Sul tema del trapianto di organi, gli Svizzeri hanno scelto un cambio di paradigma: ogni persona che passerà a miglior vita in territorio svizzero sarà considerata donatrice di organi a meno che, mentre era ancora in vita, non si sia dichiarata contraria a donare i propri organi. Questo è stato deciso dal 60,2% della popolazione, una proporzione netta di poco superiore a quanto i diversi sondaggi avevano previsto.

    Fino ad oggi, il modello del consenso esplicito, permetteva di prelevare gli organi a una persona deceduta solo se quest’ultima aveva in precedenza dichiarato esplicitamente di volerli donare.

    Ad opporsi alla revisione del sistema sono stati solo 4 cantoni (di cui due semicantoni). Svitto, Sciaffusa, Appenzello interno ed esterno.

    Il comitato interpartitico che si era opposto alla revisione aveva argomentato e giudicato problematico che il silenzio possa valere come un sì al prelievo di organi: il rischio che si prelevano gli organi a chi in verità non lo vorrebbe sarebbe concreto. Questo anche perché, argomentavano gli scettici, il modello premette che la comunicazione possa non raggiungere determinate fasce di popolazione (ad esempio quella straniera) e dunque il consenso presunto in verità resti un concetto teorico.

    Svizzera in ritardo sulla donazione di organi

    Nella fase di avvicinamento alla votazione, sono state spesso riportate le cifre di trapianti e persone in attesa di un organo: nel 2021 in Svizzera sono stati trapiantati gli organi di 484 individui deceduti; 125 organi sono stati espiantati da donatori “in vita”. Tuttavia alla fine dell’anno erano 1’434 le persone in lista d’attesa e 72 pazienti che hanno perso la vita nei dodici mesi precedenti a causa dell’assenza di organi. Queste cifre fanno della Svizzera uno dei fanalini di coda a livello europeo, le cui nazioni in gran parte conoscono il modello del consenso presunto.

    Tanto più il fronte del sì ha tirato un sospiro di sollievo: per i fautori del nuovo modello, la modifica era l’unica soluzione per aumentare il basso tasso di donazioni. Questo pareva problematico anche di fronte a diversi sondaggi che in verità rivelavano un’ampia disponibilità alla donazione di organi. Ciò che è stato confermato ora alle urne.

    Fonte: https://polis.tpcag.ch/doc/ (swissinfo.ch)

    Sono stati numerosi i testimonial che si sono esposti a favore della nuova Legge sui trapianti.

    La Svizzera resta nello spazio Schengen e Dublino
    Come ampiamente previsto, il popolo elvetico non ha seguito le tesi del comitato che ha lanciato il referendum contro il potenziamento di Frontex. Le proporzioni di favorevoli hanno superato comunque i pronostici della vigilia: tutti i cantoni hanno approvato il testo: il più netto è stato Zugo (77%), il “meno convinto” è stato Ginevra (63,5%).

    Al voto è stato messo l’aumento della partecipazione economica, come pure un aumento del personale messo a disposizione dalla Svizzera: entro il 2027, il numero di agenti dell’Agenzia di guardia di frontiera e costiera (Frontex) salirà dall’attuale media di circa sei impieghi a un massimo di circa 40 posti.

    Il referendum era stato lanciato da organizzazioni per la protezione dei migranti, e godeva di simpatie da parte del PS e dei Verdi. Questo, come avevano già messo in evidenza i sondaggi, non era un sostegno convinto da parte dell’area rosso-verde. Nemmeno le organizzazioni di difesa dei migranti si sono schierate compatte a favore del referendum, lasciando in parte libertà di voto.

    Delusione tra i referendisti

    Il comitato dei contrari ha preso atto con grande delusione del netto risultato, definendolo deludente e vergognoso per un Paese che sostiene di avere uno stato di diritto e una tradizione umanitaria. Al centro dell’argomentario di chi osteggiava il tema in votazione vi erano le violazioni dei diritti umani nei confronti dei migranti e dalle deportazioni illegali di cui l’agenzia europea è stata protagonista in passato.

    Il fronte favorevole aveva invece argomentato che l’uscita da Frontex – e di conseguenza la disdetta degli accordi di Schengen e Dublino – non sarebbe stata una soluzione alle problematiche di cui si era fatta colpevole l’agenzia. La Svizzera può giocare un ruolo nel rispetto dei diritti umani solo se coinvolta e integrata in Frontex. Questa logica, risultati alla mano, ha evidentemente convinto il popolo.

    Fonte: https://polis.tpcag.ch/doc/ (swissinfo.ch)

    Lex Netflix chiama alla cassa le grandi piattaforme
    La nuova legge sul cinema impone ai giganti dello streaming di investire in serie e film elvetici. Un relativo adattamento della legge sul cinema è stato accettato dalla popolazione svizzera. Una simile passo è già stato fatto da vari paesi europei, tra cui Italia, Francia e Spagna. A causa di ciò, le piattaforme di video on demand come Netflix, Disney o Amazon dovranno finanziare la produzione di pellicole “made in Switzerland”. Il testo è stato approvato in modo convinto dalla popolazione con il 58% dei voti.

    La maggioranza dei Cantoni si è espressa per la nuova legge, con proporzioni che si spingono fino al 76,1% di Vaud. I Cantoni romandi si sono espressi in modo tendenzialmente più favorevole. Sette Cantoni hanno invece bocciato la riforma (Uri, Svitto, Obvaldo, Nidvaldo, Sciaffusa, Appenzello Interno e Turgovia) il cui referendum è stato lanciato dalla sezione giovanile del Partito liberale radicale (PLR), insieme ai Giovani dell’Unione democratica di centro e ai Verdi liberali (PVL).

    Nuove chances per l’industria cinematografica svizzera
    Secondo i referendisti il risultato non è poi così malvagio premesso che è stata condotto in gran parte da un partito giovanile (PLR). «Volevamo difendere i consumatori, in particolare i giovani», ha affermato il portavoce. Secondo il comitato contrario, si è opposto al progetto chi teme che il provvedimento possa spingere le piattaforme ad aumentare i prezzi degli abbonamenti, che in Svizzera sono già tra i più cari.

    Dal canto loro, i favorevoli hanno accolto positivamente la decisione popolare: grazie alla nuova legge ad esempio Netflix deve ora produrre serie e simili anche nella Confederazione e i film verranno trasportati attraverso le piattaforme in tutto il mondo. A conti fatti, nella produzione cinematografica elvetica confluiranno 18 milioni di franchi supplementari all’anno. Queste risorse saranno destinate a film, documentari o serie realizzate da imprese svizzere indipendenti e alle coproduzioni internazionali con partecipazione elvetica.

    Fonte: https://polis.tpcag.ch/doc/ (swissinfo.ch)

    Sì ancor più netti dagli Svizzeri all’estero

    Se il popolo elvetico ha detto tre volte nettamente “sì” ai temi sottoposti a votazione, il sostegno di chi risiede all’estero è stato ancora più netto. In questo riquadro trovate il tasso di sì in Svizzera e al di fuori dai confini elvetici.

    Modifica della legge sul cinema

    Legge sui trapianti

    Finanziamento supplementare di Frontex