Ovunque è stato, nella sua vita non sempre facile non particolarmente lunga, Giovanni Segantini, nato nel 1858, ha lasciato il segno. E lo ha fatto a cavallo tra la Svizzera e il Trentino, quando quest’ultimo era ancora sotto il governo austriaco. Nicoletta Boschiero, funzionario conservatore del Mart, Museo di Arte Moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, ha ripercorso con la platea la vita del talentuoso pittore.
Suo padre Agostino Segatini (senza “n”, il figlio Giovanni cambierà cognome) sposa una donna giovane, che però muore quando Giovanni ha soli 7 anni. Il ragazzino viene messo in un riformatorio per tre anni, dove vive momenti difficili. Subito dopo questo periodo segue corsi serali all’Accademia di Brera dove viene scoperto il suo talento.
In giovane età stipula un contratto con tale Vittore Grubicy, un imprenditore ungherese che gli garantisce una paga mensile con la quale parte alla volta della Brianza. Durante questi «Anni Briantei» - che sono solo tre, dal 1881-1884 – crea una serie di dipinti pastorali in varie copie. Infatti se la tematica era di un certo appeal poteva essere venduta a più acquirenti. Quasi tutti i dipinti di Segantini contengono un motto, una simbologia.
La questione della maternità è un tema molto ricorrente nei dipinti di Segantini, dal momento che è rimasto orfano di madre molto presto. Malgrado fosse un fervente anticlericale coglie regolarmente anche la spiritualità, come nel dipinto di Ave Maria a trasbordo. L’ultimo dipinto degli Anni Briantei è «Alla Stanga».
Nel 1886, quando nasce la prima figlia di 4 figli (in soli 5 anni) decide di spostarsi con la compagna verso il Grigioni. La Svizzera offre a Segantini scorci più interessanti, più aspri, che lo colpiscono maggiormente. Giovanni si comporta da padre premuroso che vuole il meglio per la famiglia. I figli sono seguiti dai migliori insegnanti e non bada a spese, ciò che gli causerà successivamente problemi. Nel 1890 terminerà la collaborazione con Vittore Grubicy per orientarsi verso mercanti tedeschi molto più facoltosi.
Segantini trascorre il suo ultimo periodo in Engadina, dal momento che a Savognin era perseguitato dai creditori. In Engadina resta dal 1894 fino al 1899 quando, a 41 anni muore a causa di una peritonite.
«Sciagura. piombata come un fulmine. Segantini. morto giovedì mezzanotte cima Schafberg. Sua salma portata a Maloja verrà tumulata martedì» scrive la vedova al sindaco di Arco: una relazione, quella con il Trentino mai venuta meno, malgrado il rientro in Austria gli fosse stato negato a causa della sua renitenza alla leva. Una condanna che solo l’imperatore Giuseppe riuscì a fermare, proprio nel 1899: ma ormai è troppo tardi.
1897, un paio d’anni prima della sua morte, quando la sua fama era all’apice.
Ave Maria a trasbordo, racconta il viaggio dalla pianura alla montagna (barca lariana).
Alla Stanga: per la prima volta sullo sfondo si vedono le alpi, un tributo di Segantini alle Alpi
I protagonisti di Segantini sono spesso vicino ad animali, con un taglio molto basso. Il soggetto è Baba.
Il capolavoro “Le due madri”, un dipinto largo 3,5 mentre e alto 2 che raffigura probabilmente sua moglie Bice Bugatti e la piccola Bianca.
Nuove sfide in vista per Regula Hilfiker che lascia la testa del Collegamento
In questa veste da 2 anni, la presidente del Collegamento degli Svizzeri in Italia Regula Hilfiker ha lasciato la carica per futuri impegni istituzionali che precludono la compatibilità quale «prima cittadina elvetica in Italia». Al suo posto riprende il testimone Irène Beutler-Fauguel, già attiva in questa funzione tra il 2009 e il 2021. Sul futuro del Collegamento, le attività e le ambizioni degli Svizzeri in Italia torneremo nelle prossime edizioni della Gazzetta.
Regula Hilfiker (a destra), in procinto di assumere nuove cariche istituzionali, lascia il timone del Collegamento a Irène Beutler-Fauguel.
84° successo per il Congresso del Collegamento
Tanto impegno per un 10 e lode. Il Circolo Svizzero del Trentino – sotto la presidenza di Pietro Germano e sua moglie Marina – coadiuvati dal vicepresidente Pierino Zingg e molti altri validi aiuti hanno permesso una 2-giorni interessante e ricca di spunti. Germano non ha perso l’occasione per contribuire attivamente e spettacolarmente all’accoglienza e all’intrattenimento degli ospiti, come nel praticello davanti al Castello del Buonconsiglio, al termine della visita della cittadina di Trento. Complimenti.
Pietro Germano, in azione
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