GIOVANI SVIZZERI ALL’ESTERO
Angela Katsikantamis, 28 anni, è la Presidente dell’Unione giovani svizzeri (UGS). È cresciuta a Perugia, ha concluso gli studi di giurisprudenza all’Università degli Studi di Perugia e ha lavorato come giurista e consulenza in Spagna, America, Stati Uniti e, in un ultimo, in uno studio legale internazionale a Roma. Nel suo tempo libero studia lingue, ama sciare e fare immersioni. Ama trascorrere del tempo tra i monti del Toggenburgo (Canton San Gallo), dove sua nonna possiede un casetta.
Angela, sei legata alla Svizzera e se si in che modo?
Si molto, soprattutto grazie a mia mamma che mi ha sempre parlato in svizzero-tedesco e a mia nonna dalla quale sono sempre andata in vacanza sia in estate che in inverno e che è sempre stata super presente pur vivendo in Svizzera. Si potrebbe dire che ho una cultura e un vocabolario che coincide in maniera buffa e un po’ retrò con quella svizzera degli anni ‘50 -‘70.
Insieme a Bianca Rubino, su idea della Presidente del Collegamento Irene Beutler-Faguel hai fondato nel 2010 l’UGS e dal 2017 sei diventata Presidente, cosa ti spinge ad impegnarti nell’ambito dell’UGS?
Il forte senso di appartenenza a questa comunità italo-svizzera e la volontà di creare un network più grande possibile di cui tutti i giovani possano approfittare e di far sfruttare a tutti le possibilità offerte dall’essere svizzeri in Italia. È un gruppo bellissimo: consiglio a tutti i giovani che leggono di partecipare!
Poi mi affascina ed elettrizza vedere il legame che si crea immediatamente tra i giovani che partecipano ai nostri congressi: ho stretto amicizie che durano da anni, si vivono avventure spassose e si impara davvero tanto. La scuola, l’università finiscono, l’UGS no! Continua sempre a far parte della mia vita in una maniera o nell’altra.
Ti interessa la politica o lo sport svizzero e li segui in modo attivo?
Per quanto riguarda la politica svizzera tendo a seguire le singole questioni oggetto di dibattito o votazione mentre non seguo l’evoluzione dei singoli partiti. A volte ci son stati temi interessanti, a volte inquietanti come le votazioni sull’immigrazione. Per quanto riguarda lo sport in genere seguo gli Europei e i Mondali di calcio e quando la Svizzera si qualifica faccio il tifo anche per lei! Questa degli ultimi Mondiali è stata una squadra simpaticissima.
Come è percepita la Svizzera dai tuoi amici e dai tuoi conoscenti?
Lo stereotipo più gettonato è ovviamente quello della precisione e della puntualità. All’80% dei casi inteso come ammirazione e stima. Altre volte a questo si associa una certa idea di ottusità e mancanza di flessibilità invece.
Cosa ti piace particolarmente della Svizzera…
Senza dubbio il sistema di formazione! È estremamente flessibile e penso che dia l’opportunità a tutti di trovare la propria strada al meglio.
Poi la natura! Alpi, cascate, laghi, scenari mozzafiato! Il sistema dei trasporti ineguagliabile in tutta Europa e infine…le patatine fritte! Non ho trovato ad oggi un altro paese dove siano sempre e comunque così eccellenti. Altro che cioccolata e raclette!
… e cosa invece ti disturba dell’Italia?
Purtroppo l’Italia, da quello che vedo dai miei amici e conoscenti (perché le realtà di lavoro italiane dove mi son mossa fino ad ora per fortuna sono sempre state delle isole felici), ha una cultura del lavoro tendenzialmente molto dannosa. Non considero indenne nessuna categoria, liberi professionisti, dipendenti, lo Stato nei confronti delle aziende e le aziende stesse.
Cosa pensi che potrebbe “copiare” invece la Svizzera dalla cultura italiana? E vice versa?
Premesso che ogni regione è un mondo a sé penso che in Svizzera si potrebbe forse prendere ispirazione dalla cultura dell’accoglienza e della ospitalità di alcune regioni italiane come ad esempio la Puglia, il Lazio, l’Emilia, la Campania etc. E sicuramente una maggiore attenzione agli edifici storici! Noto che in Svizzera si tende a volte a non dargli l’importanza che meritano e li sacrificano per lasciare invece spazio a delle strutture di cemento che deturpano il paesaggio.
Per quanto riguarda invece l’Italia, oltre a prendere ispirazione dal sistema di formazione svizzero e copiare in toto la sua mentalità innovativa e non padronale del lavoro, l’opinione pubblica italiana dovrebbe avere più attenzione ed interesse nei confronti di progetti efficaci per i giovani come si fa in Svizzera.
Hai qualche aneddoto divertente o situazione buffa da raccontare riguardo al tuo essere svizzera e italiana?
Una volta era venuto a cena il mio ragazzo. Mentre cenavamo son entrata in modalità “ospitalità mediterranea” e mi son alzata per andare in cucina a prendere più cose. Una volta arrivata in cucina è subentrata la modalità “pragmatica e non-complichiamo-le-cose” svizzera e mi son detta “Ma dai! È il tuo ragazzo, ora non esagerare se vuole qualcosa se lo prende!” e son tornata al tavolo. Poco prima di sedermi è subentrata di nuovo la modalità “L’ospite è sacro!” e son tornata indietro. Ho fatto su e giù a mani vuote un po’ di volte senza rendermene conto prima di realizzare di essere andata in corto circuito culturale!
Cosa saresti felice di ricevere dalla comunità dei giovani svizzeri in Italia e come pensi potresti contribuire al meglio?
Sarebbe fantastico se i ragazzi si sentissero liberi di comunicare le loro idee e progetti per la comunità così da poterli realizzare insieme! Dal canto mio con tutto il Comitato dell’UGS proviamo a rendere un servizio che arricchisca i ragazzi in termini di esperienze e di formazione oltre che di rinsaldare il legame con i circoli e con la Svizzera e creare un network tra di loro.
A questo proposito: scriveteci se avete qualunque idea o anche per sapere di più su di noi via WhatsApp (+39 3355331270) sulla nostra pagina Facebook “Unione Giovani Svizzeri” e via email (unionegiovanisvizzeri@gmail.com)! Vi aspetto e vi aspettiamo a braccia aperte!
Infine, in quanto svizzeri di seconda generazione e portatori di un bagaglio multiculturale, cosa pensi che potreste apportare ai vostri stati di appartenenza?
In tutta sincerità, penso che la nostra sia una situazione privilegiata e di grande ricchezza per entrambe le culture, quindi, sia in Italia che in Svizzera dovremmo sempre provare, a scuola, al lavoro, o tra gli amici a suggerire o portare le soluzioni e maniere di ragionare che abbiamo imparato dall’altra cultura. Senza avere mai paura di sembrare diversi! Ovviamente scegliendo sempre la soluzione più efficace in quel momento.
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