La maratona delle prossime elezioni federali

Punto della situazione sulla politica svizzera all’inizio dell’anno elettorale 2019

In occasione delle ultime elezioni, quattro anni fa, la Svizzera ha svoltato a destra. Quali sono stati gli effetti di questo cambiamento?
Nel novembre 2015, l’analista politico della “Revue Suisse” scriveva a seguito dei risultati delle elezioni federali: “Dobbiamo prepararci sia nel bene che nel male ad attraversare un periodo difficile e fortemente agitato”. Secondo lui, la concordanza, sistema svizzero di suddivisione del potere, era in pericolo.

Cosa è successo? Con il 30% dei voti, l’Unione democratica di centro (UDC), partito nazionalista e conservatore, aveva battuto un record. Dopo l’introduzione del sistema proporzionale nel 1919, nessun partito aveva raggiunto una percentuale di voti così elevata in occasione di un’elezione. Il Consiglio nazionale era slittato a destra: l’UDC e il PLR, entrambi borghesi, si erano garantiti una stretta maggioranza con i piccoli partiti di destra. Una novità in Svizzera.

Quattro anni dopo, e a pochi mesi dalle prossime elezioni, si costata che il periodo è stato parecchio agitato, ma non forzatamente in Svizzera. Se confrontata all’elezione di Trump, al voto a favore della Brexit e alle vittorie dei partiti populisti in Germania e in Italia, la Svizzera è stata un’oasi di stabilità, anche se i dibattiti hanno polarizzato e le discussioni su progetti importanti sono progrediti lentamente, come ad esempio la chiarificazione dei rapporti con l’Unione europea (UE).

La svolta a destra non ha destabilizzato la Svizzera
Poco dopo le elezioni del 2015, Guy Parmelin è diventato il secondo membro dell’UDC ad essere eletto in Consiglio federale. Il quarto principale partito era nuovamente rappresentato in maniera proporzionale in seno al Consiglio federale (2 UDC, 2 PS, 2 PLR, 1 PPD), ciò che ha posto fine ai dibattiti sulla ripartizione dei seggi. Inoltre, la svolta a destra del Consiglio nazionale non ha destabilizzato il paesaggio politico svizzero più fortemente di quanto preannunciato. Il voto del blocco conservatore è indubbiamente stato determinante per far avanzare alcuni progetti nei settori della finanza e della politica sociale. Il Parlamento ha protetto il segreto bancario in Svizzera e permesso la sorveglianza degli assicurati sociali da parte di investigatori.
Tuttavia, la Svizzera è rimasta a centro-sinistra per la questione della svolta energetica: l’uscita dal nucleare è cosa acquisita. L’UDC e il PLR non hanno saputo opporre un fronte comune a seguito dei loro disaccordi. Le loro posizioni sono anche diametralmente opposte sull’Europa: l’UDC è pronta a denunciare l’accordo sulla libera circolazione delle persone concluso con l’UE, ciò che rifiutano invece i Liberali con la motivazione delle gravi ripercussioni sull’economia. A volte, il Consiglio degli Stati ha bloccato alcuni slanci di destra del Consiglio nazionale, ad esempio quando quest’ultimo ha votato dei risparmi sulle prestazioni complementari delle persone anziane e dei disabili. Anche se il PLR e il PPD, i partiti borghesi moderati, sono tradizionalmente più influenti nel Consiglio degli Stati, il PPD e il PS sono oggi in grado di formare una maggioranza.

L’UDC frenata nella sua corsa
Dopo numerosi successi elettorali, l’UDC ha dovuto togliere il piede dall’acceleratore. Per anni, era riuscita a raccogliere la maggioranza dei voti con le sue iniziative contro l’Europa e contro l’immigrazione. Ma nel 2016, a sorpresa, il popolo e i cantoni hanno chiaramente respinto l’”iniziativa per l’attuazione”. L’UDC voleva rafforzare il rinvio effettivo degli stranieri criminali, principio già accettato dal popolo. Un’alleanza composta da rappresentanti della politica, dell’economia, delle scienze, della cultura e della società civile, ritenendo che l’iniziativa andasse troppo oltre, ha messo in guardia contro il pericolo della suddivisione del potere e dei diritti fondamentali.
“La votazione ha rappresentato un punto di svolta”, ha ribadito il politologo Michael Hermann (cf. intervista). Secondo Hermann, gli elettori hanno in un qualche modo contenuto la presunzione di potere dell’UDC. I vincitori del 2015 hanno percepito il cambiamento del vento. Al momento delle votazioni, si sono sentiti più isolati che in passato e in occasione delle elezioni cantonali hanno perso dei seggi. Secondo il barometro elettorale della SSR, l’UDC avrebbe perso terreno a livello nazionale se le elezioni avessero avuto luogo nello scorso autunno, pur rimanendo di gran lunga la formazione politica più importante. Per contro, il PLR, il PS e i Verdi possono attualmente sperare in un aumento dei loro suffragi.

I Verdi progrediscono e il PS resta stabile
In Svizzera, la politica non è solo contrassegnata dai partiti, ma anche dai temi d’attualità. Quattro anni fa, il PS ne ha beneficiato, poiché i suoi temi centrali, i rifugiati e l’immigrazione, facevano parte delle preoccupazioni degli elettori. Nel frattempo, altri temi interessano maggiormente la popolazione: la previdenza vecchiaia e l’aumento annuale dei premi delle casse malati. Inoltre, l’estate calda e secca del 2018 ha fatto dell’ambiente uno dei temi elettorali prioritari. I partiti hanno reagito. Nel 2019, il PS e il PPD vogliono mettere l’accento sulle iniziative popolari sui costi della salute, mentre il PLR ha presentato un programma di riforme su questa tematica. Dal canto loro i Verdi parlano di “Klimawahlen” (elezioni “clima”) sentendosi confortati nel loro tema prediletto.
Il PS, seconda formazione politica svizzera, è leggermente in ripresa. Mentre nei paesi limitrofi i socialdemocratici registrano sconfitte storiche, ad esempio in Baviera, il PS svizzero ha guadagnato dei seggi nei parlamenti cantonali. Esso intende rappresentare un contropotere allo slittamento a destra, soprattutto dopo l’elezione nel 2017 del Consigliere federale PLR Ignazio Cassis, con posizioni piuttosto liberali.
Lo stato di forma dei Verdi è innegabile. Hanno conquistato dei mandati nei parlamenti cantonali e potrebbero essere i grandi vincitori del prossimo autunno. Alcuni partiti fanno già loro gli occhi dolci promettendo un seggio in Consiglio federale, a scapito del PPD.

Il centro è in stallo, mentre i liberali in forma
Il PPD, la più vecchia formazione politica di centro, non è al massimo della forma. Da tempo il partito sta perdendo voti a livello nazionale. Sotto la guida di un nuovo presidente, da tre anni a questa parte cerca di riaffermare le proprie radici cristiane e conservatrici e di lanciare un dibattito sulla gestione dell’Islam in Svizzera. Finora, questo posizionamento non ha permesso di invertire la rotta, come mostrano il barometro elettorale e le perdite di seggi nei parlamenti cantonali. A ciò va aggiunta la concorrenza al centro del PBD e dei Verdi liberali che cercano di attirare i voti degli elettori. Tuttavia, il PPD è rimasto un partito influente nell’ambito dei governi cantonali e in Consiglio degli Stati.
Per il PLR, l’inizio dell’anno elettorale è piuttosto promettente. Il cambiamento di strategia annunciato nel 2015 è proseguito. E da allora nessun altro partito ha guadagnato altrettanti seggi nei parlamenti in occasione delle elezioni cantonali. Anche il barometro elettorale prevede un aumento dei consensi. Secondo il sondaggio, gli elettori danno fiducia a questo partito per risolvere i problemi importanti, tra cui le relazioni con l’UE. Il PLR sembra essere riuscito a distaccarsi dalla sua immagine di nepotismo economico. La direzione del partito non può però rallegrarsi di vedere dei consiglieri di stato romandi sospettati di aver ricevuto denaro in cambio di favori.

Nuova generazione
Oltre ai partiti tradizionali, una nuova generazione interviene spontaneamente sulla scena politica sfruttando la propria abilità digitale. È il caso del movimento Operation Libero, creato dai giovani liberali favorevoli a una Svizzera aperta al mondo, che attacca l’UDC su tutti i canali prima di determinate votazioni. Esso contribuisce inoltre all’accelerazione di processi politici lenti. Quando il Consiglio federale ha voluto snellire i criteri per l’esportazione di armi verso i paesi in guerra civile, la petizione online lanciata a favore di un’iniziativa popolare ha raccolto, nello spazio di due giorni, il sostegno di così tanti cittadini indignati che il governo ha dovuto annullare la sua decisione. Ed è anche in questa maniera che è stato organizzato il primo referendum su Twitter: tre cittadini hanno lanciato una raccolta di firme contro la sorveglianza degli assicurati da parte di investigatori. La revisione della legge è stata sottoposta al voto del popolo. È la prima volta in Svizzera che un referendum ha raccolto così tante firme nonostante la mancanza di supporto di un partito e di un’organizzazione finanziaria.

Elezione del Consiglio nazionale e del Consiglio degli Stati nel 2019

Le elezioni federali avranno luogo in Svizzera il 20 ottobre 2019. Gli elettori della Svizzera e gli Svizzeri all’estero autorizzati a votare eleggeranno le due camere per i successivi quattro anni: il Consiglio nazionale con 200 seggi, il Consiglio degli Stati con 46 seggi. Il Consiglio nazionale, la camera bassa, rappresenta il popolo. Il Consiglio degli Stati, la camera alta, rappresenta i cantoni.

In occasione delle elezioni del 2015, i partiti hanno ottenuto le seguenti percentuali di voto:

«La democrazia diretta placa le tensioni»

Tra meno di otto mesi, si voterà in Svizzera. Intervista al politologo Michael Hermann sulla fine di alcuni tabù, la “coesione interna” e lo stato della democrazia svizzera

Revue Suisse: Signor Hermann, tre anni fa, i Britannici hanno votato a favore dell’uscita dall’UE e i populisti di destra hanno festeggiato questa vittoria elettorale in Europa e altrove. Al contempo l’UDC, partito nazionalista e conservatore, ha subito diverse sconfitte. Come lo spiega?
Michael Hermann: Ciò che si osserva attualmente in vari paesi ha già avuto luogo in Svizzera. L’ascesa dell’UDC è iniziata negli anni ’90. La relazione con l’Europa, l’immigrazione, la globalizzazione, i cambiamenti economici e sociali: questi temi, che interessano molte persone, hanno impregnato la vita politica in maniera più rapida e immediata attraverso la democrazia diretta. Sono state lanciate delle iniziative popolari, sfociate in dibattiti accesi e appassionati. Sono stati infranti dei tabù. Le decisioni del popolo svizzero hanno fatto scalpore in Europa.

Il divieto dei minareti, la votazione “contro l’immigrazione di massa”, il rinvio degli stranieri criminali, il “no” alla naturalizzazione agevolata degli stranieri di seconda generazione.
Alcuni giornalisti stranieri mi hanno chiamato e mi hanno chiesto delle spiegazioni. Un giornale britannico ha scritto questo titolo: “Switzerland: Europe’s Heart of Darkness”. Anche i manifesti provocatori dell’UDC hanno suscitato curiosità. Vi è poi stata la vittoria elettorale dell’UDC nel 2015 e lo slittamento a destra. Ma, in seguito, la situazione si è calmata. Con un riflesso tipicamente svizzero, gli elettori hanno limitato una certa presa di potere da parte dell’UDC. Oggi, le scelte politiche della Svizzera sono nuovamente più prudenti e la popolazione stessa si è espressa a più riprese contro un’estensione della democrazia diretta a scapito dello Stato di diritto. Abbiamo già trattato e integrato nel nostro sistema i temi che sono attualmente affrontati in Europa e negli Stati Uniti.

Il sistema svizzero è alla ricerca di un equilibrio. Ma il paese è ancora in grado di concludere delle riforme? Importanti riforme, come quella sulla previdenza vecchiaia, sono state bocciate alle urne.
La democrazia diretta si impregna rapidamente delle preoccupazioni della gente, placa le tensioni e risolve i conflitti. Essa ha numerosi vantaggi, ma la possibilità di attuare riforme non ne fa parte. E così è sempre stato. Paragonati agli altri paesi europei, abbiamo impiegato un’eternità per introdurre l’AVS e il diritto di voto delle donne. Formare delle alleanze per evitare la battaglia elettorale permanente è ormai una sfida difficile da affrontare. Di fatto, l’UDC e il PS preferiscono campare sulla linea politica del loro partito piuttosto che cercare un compromesso. Eppure le loro divergenze spesso non sono enormi. In occasione della riforma della previdenza, l’UDC neoliberale si è opposta al PS socialdemocratico unicamente su una differenza di 70 franchi sulle rendite.

Quale impatto può avere sulla Svizzera la perdita di velocità del centro?
Non disponendo di un sistema di alternanza politica, le elezioni non consistono, per un partito, nel restare o accedere al potere. Gli elettori possono solo declinare un po’ le cose: un po’ a sinistra, un po’ a destra, un po’ progressista, un po’ conservatore, un po’ più verde. Questa tendenza non è favorevole ai partiti di centro che, come il PPD, non hanno un orientamento chiaramente definito. I loro punti forti consistono nel costruire ponti o trovare compromessi. Ma se il centro si restringe, la “coerenza interna” del sistema rischia di essere indebolita.

Per quale motivo la socialdemocrazia riesce a conservare la sua percentuale di voti in Svizzera, mentre crolla in numerosi paesi europei?
Contrariamente ai partiti socialdemocratici europei, il PS si è chiaramente posizionato a sinistra. Il suo programma è dunque chiaro. Ma ancor più di questo, si era già fatto promotore di temi ecologici e sociali che gli hanno permesso di conquistare voti tra le nuove fasce elettorali e dipendere meno dal voto operaio. Inoltre, il PS non ha mai governato da solo a causa del sistema svizzero di ripartizione del potere e dunque non ha mai dovuto assumersi la responsabilità completa. Anche se è rappresentato in Consiglio federale, può trovarsi all’opposizione in Parlamento.

In alcuni paesi, la crescita dei populisti di destra suscita preoccupazioni per la democrazia. La stampa e l’”establishment” sono attaccati. Delle “fake news” e delle campagne denigratorie vengono lanciate su Internet. Contrariamente a questi paesi, la Svizzera è ancora un modello di democrazia?
La Svizzera è un paese stabile dove l’economia cresce. Il sistema impedisce lo sviluppo di figure o di partiti autoritari. Tuttavia, la democrazia svizzera ha anche dei problemi. Il sistema di milizia si erode e numerosi lobbysti siedono in Parlamento. Il finanziamento dei partiti manca di trasparenza e non è fissato nessun limite. Infine, il sistema dei media si sta sgretolando a grande velocità, poiché non ci sono più modelli economici in grado di sostenere i giornali. Grazie alle loro profonde ramificazioni nelle regioni, i media sono però sempre stati un pilastro della Svizzera federale.

La democrazia diretta si impregna rapidamente delle preoccupazioni della gente, placa le tensioni e risolve i conflitti

Intervista di: Susanne Wenger

Il bernese Michael Hermann è uno degli osservatori politici più arguti della Svizzera. Geografo e politologo di formazione, dirige il centro di ricerche Sotomo di Zurigo.
(Photo R. Ruis)