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- Enrico sei legato alla Svizzera, in che modo?
Lasciami fare una premessa. Da quando mio nonno Enrico non c'è più, ogni volta che penso alla Svizzera lo faccio sempre con un po' di tristezza. Con lui ho la maggior parte dei ricordi dei lunghi soggiorni presso Berna, ad Hinterkappelen dove avevamo la casa e dove mi divertivo da piccolo a dare da mangiare ad oche e paperelle, le passeggiate a Lugano con i cugini lontani o l'immancabile cioccolata calda (e quando mi andava male l'ovomaltina…) ad Airolo, tappa irrinunciabile sia dell'andata che del ritorno.
Sto costruendo nuovi ricordi e nuove esperienze della Svizzera con mia moglie Roberta, che è rimasta folgorata dalla bellezza e dalla civiltà elvetica, e spero che anche mia figlia Matilde se ne appassioni. Per ora è ancora troppo piccola, speriamo bene.
- Come è stato per te crescere a cavallo tra due culture?
Le due culture, quella napoletana e quella svizzera, sono antitetiche praticamente in tutto: rigore e precisione svizzeri da un lato, spensieratezza ed allegra approssimazione partenopee dall'altro. Un contrasto all'apparenza così netto che però, se coniugato con intelligenza, porta a saper ricavare il meglio da ogni situazione. Ho un grande senso dell'adattamento con la volontà di cercare sempre di migliorare le cose; anche se devo ammettere che delle volte i miei "limiti" svizzeri li avverto e, se le cose attorno a me proprio non funzionano, provo un senso di disagio.
- Ti interessa e segui lo sport e la scena culturale svizzera?
Gioco a tennis da quasi 30 anni, la risposta è fin troppo scontata. Ormai però purtroppo è finita l'era Federer dobbiamo cercare nuovi idoli.
- E la scena politica?
Purtroppo non seguo molto la scena politica. La mia fonte principale, se non unica, di informazione è proprio la Gazzetta Svizzera e leggo soprattutto gli articoli che riguardano noi svizzeri all'estero. Mi ha sempre appassionato però lo strumento referendario svizzero perché in Italia è praticamente inutilizzato, anzi è considerato quasi esercizio inutile della democrazia.
- Se avessi la possibilità di cenare con un personaggio pubblico svizzero ed uno italiano chi incontreresti e perché?
Preferirei nominare due personaggi svizzeri che hanno fortissimi legami con l'Italia.
La prima è Michelle Hunziker ed i motivi sono ben evidenti.
La seconda è Carla Del Ponte, donna tenace ed arguta, giurista affermata, che ha impiegato la sua vita a cercare di migliorare il mondo.
- Come è percepita la Svizzera dai tuoi amici e dai tuoi conoscenti?
Tutte le persone che incontro per la prima volta mi chiedono, giustamente, le origini del mio cognome. Puntualmente alla mia risposta: "è svizzero" segue quasi in automatico l'ulteriore domanda: "e che ci fa qui? Perché non torni lì che si vive meglio?"
Come dargli torto, delle volte me lo chiedo anche io.
- Hai qualche aneddoto divertente da raccontare riguardo al tuo essere svizzero e italiano?
Era il 2010, pochi giorni prima dell'Epifania. Ero da poco tornato dalla Svizzera e come al solito avevo portato una quantità spropositata di tavolette di cioccolato per accontentare tutte le richieste di amici e parenti.
In quel periodo una ragazza, molto carina ma anche molto schiva, iniziò a frequentare la nostra comitiva. Lei era figlia del titolare di una pasticceria che produceva cioccolato artigianale qui a Napoli e continuava a sostenere che il suo cioccolato era tra i migliori del mondo. Inventai una fantasiosa storia che anche io producevo cioccolato per hobby e le chiesi così di portare un pezzo del suo per paragonarlo con il mio.
Scartai una tavoletta di Camille Bloch Ourse de Berne, il mio preferito, e lo tagliai in modo da non far comparire il logo impresso sul cioccolato.
La povera ragazza alla gara dell'assaggio dovette arrendersi ma, una volta rivelata la verità, fu così divertita che accettò di uscire con me.
I miei amici ancora mi invidiano.
- Hai mai letto un classico della letteratura svizzera? Se si, quale?
Ora che mi ci fai pensare, effettivamente non ho mai prestato particolare attenzione alla letteratura svizzera. Ho letto tante versioni diverse e più o meno romanzate della vita di Guglielmo Tell, ma mai un classico della letteratura svizzera.
- Cosa saresti felice di ricevere dalla comunità dei giovani svizzeri in Italia e come pensi potresti contribuire al meglio?
A Napoli esisteva una splendida Scuola svizzera dove mio padre ed i miei zii hanno studiato e dove era sempre forte e vivo lo spirito di collegamento di tutta la comunità svizzera in Italia.
Una istituzione del genere ormai è forse impossibile, ma un luogo o dei momenti di incontro e confronto potrebbero essere utili e anche divertenti. Ho dei ricordi splendidi della festa di Samichlaus presso il Consolato di Napoli. Decine di bambini italo/svizzeri con tutte le famiglie che ricevevano dolci di pan di zenzero, noci, mandarini e cioccolata da un "babbo natale" svizzero.
Si potrebbe ricreare qualcosa di simile, soprattutto per le nuovissime generazioni come mia figlia, che altrimenti non avranno qui in Italia nessun collegamento con la Svizzera.
- Infine, se potessi avere un superpotere, quale sceglieresti e perché?
Ne ho già uno, sono svizzero.
Elisabetta Agrelli