Il prossimo 5 febbraio la “Giornata contro lo spreco alimentare” per ripensare le nostre abitudini
LUGANO – Nonostante non veniamo considerati persone, bensì consumatori che comprano qualsiasi cosa, inghiottiti dai centri commerciali e da Amazon; nonostante sprechiamo, gettiamo, ricicliamo poco, siamo ancora poco consapevoli e poco etici, ormai abbiamo capito tutti che non possiamo più spremere il Pianeta inneggiando alla crescita infinita. Per risolvere alcuni gravi problemi mondiali, accade che vi siano soluzioni semplici e facilmente pensate persino dai comuni mortali; soluzioni che non vengono prese in considerazione da chi, ai vertici, dovrebbe elaborarle e subito applicarle. Non solo non le applicano, ma la gran parte di politici, economisti, luminari, esperti e divulgatori connessi al potere delle multinazionali, di fatto le contrastano. Sempre più gente si chiede: perché?
Uno di questi problemi – il quale ingloba tutti gli altri – è una economia di mercato che rende le masse infelici: lavorare per pagare le bollette, comprare mucchi di cose per metà inutili, assistere e partecipare a mille sprechi pubblici e domestici, non disporre più del vero tempo libero, accumulare stress e insoddisfazioni che incidono sulla salute.
La gente ha iniziato a chiedersi se è questo il tanto decantato benessere. Questa Economia ci dice di comprare per mandare avanti le fabbriche, assicurare il posto ai lavoratori e mantenere il ciclo economico su standard di crescita ottimali. È la stessa Economia che riesce a bruciare migliaia di dollari in un attimo sui mercati finanziari. I mercati finanziari sembra giochino alla roulette con le Borse, mentre gli Stati paiono assoggettarsi alle loro leggi.
Il pil è un grande equivoco?
«È una visione distorta dell Economia che porta ad un falso benessere», afferma chi ha studiato e proposto alternative al sistema economico vigente, come Maurizio Pallante in Italia, e come affermano vari gruppi di studio in Svizzera e in ogni Paese occidentale.
Maurizio Pallante, promotore della Decrescita Economica Felice (MDF) in Italia, da anni spiega come cambiare rotta. Secondo lo studioso, l’economia dovrebbe provvedere al benessere delle persone. Il PIL, prodotto interno lordo, è l’indicatore usato dall’economia per misurare questo benessere. Ma il PIL è un falso indicatore, spiega Pallante nei suoi interventi, perché è un indicatore monetario che considera solo beni, oggetti e servizi comprati e venduti. Egli definisce il PIL una «grossa idiozia» proprio se riferito al benessere. E fa un esempio che vale per tutti: «In Italia circa l’1 per cento del PIL è costituito da cibo che si butta (750 miliardi di euro l’anno, n.d.r.), ma questo cibo buttato nella spazzatura quale benessere produce? Casomai costituirà un costo per i problemi causati nella gestione dei rifiuti. Il PIL, dunque, ci mostra dei numeri ai quali non corrisponde la qualità della nostra vita, il nostro benessere reale». Eppure si parla sempre di crescita legata al PIL, ripetendo che la crescita è intoccabile, che bisogna sempre crescere. Ma crescere all’infinito si può o si tratta di una legge artificiale, innaturale…?
Falsi dogmi dell’economia
Per gli esperti, è proprio il dogma della crescita perpetua la causa di tutto.
Siccome si produce più di quanto viene venduto, gli Stati subentrano acquistando le eccedenze e stimolando nuove produzioni in modo da far girare l’economia; lo fanno anche avviando nuove opere pubbliche la maggior parte inutili, invece di convogliare le risorse in ciò che davvero serve. Allora ci si chiede: come si possono risolvere i problemi causati dalla crescita, se si continua a rafforzare la crescita?
Ripetono gli stessi errori
Gli esperti della decrescita ricordano che le “nuove” strategie per risolvere le crisi di recessione sono la fotocopia degli sbagli già compiuti in passato, negli anni 70 e 80, quando gli Stati subentrarono spendendo miliardi per aumentare la domanda e rilanciare l’occupazione; con il risultato che la disoccupazione non è mai diminuita e l’indebitamento pubblico è aumentato. Si è in seguito ripetuto l’errore della crescita quantitativa, continuando a costruire più case ed opere pubbliche spesso fatte male (come dimostra il caso del ponte di Genova degli anni ‘60) e più automobili, invece di puntare su scelte qualitative. Non è un caso che molti quotati economisti, che hanno incitato a questo tipo di crescita e alla finanza sfrenata, hanno fatto le loro brutte figure, raccolte nel libro “Processo agli economisti” di Roberto Petrini.
Le soluzioni ci sono
I movimenti europei della Decrescita, con in testa il loro teorico, l’economista francese Serge Latouche, propongono da anni le loro semplici soluzioni, sostenute oggi anche da molti altri economisti non più fiduciosi nel vecchio sistema. Queste soluzioni risiedono in una economia che punta sulla qualità e non più sulla quantità e che rispondono a questa domanda: quali sono le cose utili da fare, che creano un vero benessere per i popoli?
Queste cose esistono e sono la riconversione di aziende e prodotti, il sostegno alle piccole imprese artigiane di qualità, il sostegno alle fonti rinnovabili, una politica finanziaria più seria e controllabile. È in questa direzione che bisogna lavorare. In Italia il Movimento Decrescita Felice ha fatto molto. «Il movimento, nonostante si basi sul volontariato e non abbia disposto mai di budget importanti, si è mantenuto costante nel corso degli anni, con 20 circoli MDF dislocati in tutta Italia» spiega alla Gazzetta la presidente Lucia Cuffaro. Nel 2018 il MDF ha realizzato una serie di eventi per informare il pubblico di come sia facile diventare da consumatore a consumattore, cioè un protagonista consapevole delle proprie scelte. Scegliere vuol dire, per esempio, eliminare gli acquisti inutili quindi risparmiare per potersi permettere merci di buona qualità prodotte da ditte del proprio Paese. «Sempre nel 2018 – ci dice Cuffaro – con l’Università di Pisa collaboriamo alla creazione di un modello macroeconomico legato alla Decrescita felice “2METE”, progetto che si è esteso alle altre Università italiane».
I poteri forti
«Dato che il MDF non è partitico, possiamo essere solo dei tecnici, e in questo ruolo portiamo ai ministeri, camera dei deputati e senato i principi legati alla Decrescita felice suscitando ogni volta attriti per lo scontro con il vecchio modello». Lucia Cuffaro cita un caso che la riguarda: «Ho collaborato alla “Legge sul vuoto a rendere” per la diminuzione di imballaggi. È evidente che se proponi qualcosa di virtuoso ti arrivano tutte le opposizioni possibili, specie da chi gli imballaggi li produce. Oppongono sempre il fatto che se si deve chiudere un’azienda perché non è ecologica, i lavoratori ne pagheranno le conseguenze. Per questo il MDF parla sempre di ricollocazione. Bisogna spingere sulla ricollocazione di lavoratori e aziende».
Ai poteri forti, queste istanze virtuose che vanno a cozzare contro dinamiche di crescita economica, forse non piaceranno mai, perché: «il valore della qualità della vita, la qualità dell’ambiente e quindi dell’ecosistema, per loro, viene sempre dopo. Tuttavia, siamo noi, organizzazioni e consumattori che dobbiamo darci da fare».
Utopie realizzabili
Il popolo è spesso disinformato e vede ridicolizzate in TV le teorie più semplici, concrete e giuste, denigrate come utopie… «Non sono utopie perché il potere di quello che noi chiamiamo consumattore, è forte e fondamentale – ci risponde convinta Cuffaro – basti pensare alla crescita boom che ha avuto il biologico.
Chiunque può constatare come la crescita migliore sia proprio quella delle aziende del biologico in Italia. Perciò riconvertire una ditta inquinante all’etica spesso non significa “perdo denaro” ma invece “riesco a vivere bene facendo qualcosa di buono”. Questa non è utopia. Anni fa il biologico sembrava relegato a nicchie di “fissati“ che acquistavano nei costosissimi negozi bio, non pensavamo che il biologico avrebbe avuto questo boom. Invece adesso il bio è nei supermercati ed è il nuovo trend». Ciò è la prova che – all’inizio – quando qualcosa di totalmente nuovo viene proposto, anche se, o soprattutto se, costituisce un bene per la collettività, venga a lungo ostacolato. «Come nel campo delle energie – prosegue Lucia Cuffaro – dove ci sono sempre più aziende che distribuiscono energia proveniente da fonti rinnovabili e soprattutto da fonti pulite: anni fa era impensabile una cosa del genere. La pressione dei consumattori è determinante. L’olio di palma è stato parecchio boicottato per quanto riguarda i cibi. Il consumattore ha avuto una reazione forte. Noi, insieme con altri organismi cerchiamo di diffondere le informazioni. Il punto è: se l’informazione passa le persone cambiano, se non passa non si va avanti perché non si forma la consapevolezza». Riflettendo sui nostri comportamenti – in attesa del 5 febbraio per la Giornata nazionale contro lo spreco alimentare – dal 2019 potremmo scegliere di risparmiare un bel po’ di soldi e contribuire a non infierire sull’ambiente.
lorefice.annamaria
Il Pianeta è ormai spremuto, le persone dovranno diventare “consumattori” consapevoii sollecitando la decrescita, acquistando solo prodotti utili ed etici, evitando gli sprechi, allo scopo di vivere meglio (Foto dal sito Movimento Decrescita Felice).