Con i suoi 20’000 posti, il rifugio antiatomico del Sonnenberg, inaugurato nel 1976 a Lucerna, è stato per molto tempo la più grande infrastruttura al mondo di questo tipo. La visita di questo testimone della guerra fredda assume un nuovo significato con il ritorno della guerra in Europa.
Un parco per bambini, con sabbiera e altalene, accanto a una piccola collina. Proprio accanto ad esso, un portale di cemento, il portale del rifugio nucleare di Sonnenberg, il più grande del suo genere mai costruito in Svizzera. Ci troviamo nella zona ovest di Lucerna, nel quartiere di Bruchmatt. La nostra guida, Zora Schelbert, arriva in bicicletta. Zora, di formazione insegnante, propone visite guidate dal 2006. Un’occupazione a tempo parziale, dove ogni visita è diversa. La lucernese non abita lontano, ma in caso di pericolo dovrebbe cercare riparo altrove. Dove? «Ho posto la domanda a un sito internet dedicato a queste questioni, ma non ho avuto risposta», ribadisce. Seguiamo una discesa di 200 metri. Sulle pareti ci sono delle linee arancioni. Ve ne sono 20’000. L’idea proviene dall’associazione Unterirdisch-überleben, che organizza le visite. Ogni linea rappresenta un posto nel bunker. Questa massa di persone sarebbe stata suddivisa nei due tunnel autostradali, protetti da una parte e dall’altra da porte blindate. Questo era il progetto della struttura di protezione civile di Sonnenberg, inaugurata nel 1976.
Elettricità per due settimane
Alla fine del corridoio, saliamo sul punto più alto di una caverna sotterranea di sette piani. Si trova sopra la A5, l’asse autostradale nord-sud su cui transitano 65’000 veicoli al giorno. In tempo di guerra serviva come quartier generale e luogo di lavoro per 700 guardie civili. Ogni piano ha la sua funzione. L’ultimo piano ospita l’energia e il sistema di ventilazione con i suoi sistemi biologici, chimici e di filtri chimici e nucleari. La caverna è dotata di motori diesel e di un rifornimento di carburante che è sufficiente a produrre elettricità per due settimane. Inoltre sono installati argani elettrici sopra l’autostrada: attraverso pozzi, le attrezzature per la sopravvivenza, come letti e servizi igienici, potrebbero essere calati nelle due gallerie. Un terzo della popolazione della città troverebbe rifugio qui.
A Kiev e Kharkiv, in profondità nel sottosuolo le gallerie sotterranee sono utilizzate come rifugi. A Lucerna, questo tratto autostradale di 1,5 km sarebbe servito allo stesso scopo. Nel 1987, si è capito che il progetto si basava su ipotesi non realistiche. Si è cercato di installare 10’000 letti in uno dei tunnel in una settimana. I carri destinati a questo scopo si sono incastrati nei corridoi. E ancora peggio: uno dei cancelli di cemento che avrebbero dovuto chiudere il tunnel non ha funzionato. Nel 2002, si decise infine di “declassare” l’impianto e di progettarlo solo per 2’000 persone. che possono essere ospitate qui entro 24 ore. Fu la fine per il bunker autostradale.
Manifestanti rinchiusi sotto terra
Dopo la sua inaugurazione nel 1976, il bunker del Sonnenberg è servito una sola volta: nel dicembre 2007, in occasione di una manifestazione indetta contro la chiusura di un luogo alternativo. La polizia, che occupa tuttora un piano nel Sonnenberg, aveva rinchiuso decine di manifestanti in celle previste a tale scopo. «È stato come se si volesse testare il luogo», commenta la nostra guida. Quattro anni fa, 200 nuovi lettini erano stati installati in uno dei piani della Caverna per ospitarvi dei rifugiati. Progetto abbandonato.
All’inizio della guerra in Ucraina le richieste di persone che volevano saperne di più sul bunker sono state numerose. Le persone acquistavano scorte e volevano sapere dove rifugiarsi. L’associazione accoglie anche dei tour operator che includono nei loro programmi offerti anche una visita al bunker. «Perché una simile paura di un attacco, per un paese neutrale?» si chiedono i visitatori stranieri. Altre persone si meravigliano che la Svizzera abbia assunto simili misure per proteggere i suoi cittadini. E molti anziani svizzeri ammettono che l’edificio ha dato loro un senso di sicurezza. Per i giovani ospiti, le enormi dimensioni della struttura danno l’idea di quanto fosse presente la minaccia nucleare durante la Guerra Fredda. Zora Schelbert, che quest’anno condurrà la sua millesima visita guidata, ha una visione diversa del rifugio: «Non voglio dipingere questo luogo come ridicolo. Il suo scopo era quello di aiutare le persone, anche se ho dei dubbi sulla sua utilità».
Una densità umana inumana
Chiunque visiti Sonnenberg inevitabilmente immagina la vita sottoterra. Le persone sarebbero forzatamente state confinate nelle loro cuccette. Si sarebbe dovuto serpeggiare nella propria area di ricovero per raggiungere il WC o i rubinetti. Ognuno avrebbe dovuto portare il proprio cibo. L’acqua sarebbe stata razionata. Non sarebbe stato possibile riscaldare il cibo; le uniche cucine del rifugio sono riservate al personale e all’ospedale sotterraneo, il quale comprendeva alcune docce, le uniche dell’edificio. La visita include una sala operatoria, una sala riunioni, uno studio radio. Grazie all’associazione l’arredamento dell’epoca della Guerra Fredda è stato conservato: l’attrezzatura chirurgica, telefoni a filo, razioni di emergenza in polvere. La combinazione di colori è stata conservata. Negli spazi domina il verde e il giallo delle pareti, che si suppone abbiano un effetto calmante. Una sala circolare è dipinta in color salmone. I suoi spazi angusti invitano a ripartire immediatamente.
Nel Sonnenberg c’è una cappella, ma anche delle celle per 16 detenuti. In caso di attacco, le tensioni sotto terra sarebbero senza dubbio esplose. È del tutto possibile che anche il “declassamento” del bunker sia stata una reazione a queste temute tensioni. Infine, in fondo a un pozzo, si può vedere il traffico che scorre veloce sulla A5. Schelbert: «I fondi federali per questo sistema hanno permesso a Lucerna di costruire l’autostrada a basso costo». In caso di emergenza, i residenti di Lucerna assegnati al bunker non sarebbero arrivati in auto. Avrebbero dovuto entrare nel Sonnenberg attraverso il parco giochi e il tunnel di manutenzione.
Stéphane Herzog
Schweizer Revue
La cucina del bunker sembra immensa. Ma in caso di urgenza i pasti caldi erano previsti solo per il personale dirigente. Foto Keystone
A destra, l’area giochi per i bambini. A sinistra, l’entrata discreta che conduce al Sonnenberg. Foto Stéphane Herzog
20’000 linee dipinte sulla lunga parete del tunnel mostrano per quante persone era stato progettato il rifugio. Foto Stéphane Herzog
Una caverna di sette piani forma l’elemento centrale del rifugio della protezione civile del Sonnenberg
Oggi, le visite guidate permettono di scoprire l’universo di questo bunker e rituffarsi nei momenti della guerra fredda. Si può visitare anche l’ospedale di soccorso. Foto Stéphane Herzog
Il bunker possiede anche delle celle di detenzione.
La «Formica»: era questo il nome del grande impianto di protezione civile che è stato organizzato nel 1987 all’interno del tunnel per testare una situazione di emergenza. Foto Keystone
Più alto, più grande, più rapido, più bello? Alla ricerca dei record svizzeri che escono dall’ordinario. Oggi: il più grande bunker della protezione civile della Svizzera.
La Svizzera conta più di un posto protetto per persona
Il Sonnenberg fa parte di una politica basata su una legge approvata nel 1959. Garantisce ad ogni residente uno spazio nel rifugio entro 30 minuti a piedi. In Svizzera ci sono 365’000 rifugi privati e pubblici per un totale di circa 9 milioni di posti. La copertura è quindi superiore al 100 percento. Ogni anno vengono creati 50’000 nuovi posti.
L’Ufficio federale di protezione della popolazione prescrive che chi costruisce nuovi edifici deve anche installare, attrezzare e mantenere rifugi. I proprietari di una nuova casa devono realizzare dei rifugi, che devono equipaggiare e mantenere. Se una casa non è dotata di un rifugio, bisogna pagare una tassa. Laddove vi sono delle lacune, i comuni devono costruire, equipaggiare e mantenere dei rifugi pubblici.
Realizzati in cemento armato, i bunker svizzeri dovrebbero resistere all’esplosione di una bomba e ridurre l’esposizione alle radiazioni interne di un fattore 500. Gli svizzeri utilizzano i rifugi come magazzini o talvolta come sale riunioni, e per richiedenti l’asilo. Ma questi locali devono poter essere operativi in cinque giorni.
Il 3 marzo, una settimana dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, la Confederazione ha segnalato che, considerata la situazione in materia di sicurezza, i cantoni devono «rivedere la pianificazione di attribuzione dei posti nei rifugi e adattarli se necessario.» (SH)
Le porte in cemento armato che portano ai rifugi degli immobili abitativi sono familiari agli Svizzeri da decenni.