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Intervista a Matteo Cornaggia – Medico veterinario, specialista in sanità animale, allevamento e produzioni zootecniche

    Matteo Cornaggia: passione e impegno nella sanità animale

    Tutti noi, da bambini, abbiamo sognato almeno una volta di prenderci cura dei nostri amici animali, immaginandoci nei panni di chi li aiuta a star bene. Per alcuni, questa passione è rimasta un semplice ricordo d'infanzia, mentre per altri è diventata un vero e proprio obiettivo di vita.

    In questo numero di GIOVANI E FUTURO, esploreremo il mondo della veterinaria, una professione che nasce dall'amore per gli animali e che richiede impegno, dedizione e una solida preparazione.

    Lo faremo insieme a Matteo Cornaggia, giovane veterinario italo-svizzero che, nonostante la sua età, è riuscito a trasformare la sua vocazione nella sua professione.

    1. Ciao Matteo, com’è nata questa tua passione per la Medicina Veterinaria?

    «Fin da bambino ho desiderato fare il “dottore delle mucche”.

    Dall’infanzia, infatti, passo le estati nella nostra casa a Crans Montana (VS), dove tra una passeggiata e l’altra, capita spesso di imbattersi in mandrie di bovini al pascolo. Sono sempre stato affascinato da questi animali, tanto possenti quanto mansueti e in pace con il mondo, che serenamente brucano l’erba nei pascoli montani, respirando aria pura godendosi uno dei panorami alpini più belli che esista.

    Contemporaneamente, ho sempre provato una forte passione e interesse per la medicina e la scienza, e così ho deciso di combinare le due cose.»

    1. Quale iter accademico e professionale hai intrapreso per diventare veterinario?

    «In Italia, quando ho intrapreso gli studi, l’iscrizione al corso di laurea in medicina veterinaria è vincolata al superamento di un test d’ammissione nazionale, che prevede un quiz a risposta multipla. Ora la situazione è in mutamento e, verosimilmente, il test sarà abolito e la selezione verrà fatta attraverso altre modalità.

    Quindi, terminati gli studi al liceo delle Scienze della formazione, mi sono iscritto al test di accesso e, dopo il suo superamento, ho studiato medicina veterinaria. Il corso di studi ha durata di 5 anni, ai quali si sono susseguiti 3 anni di scuola di specializzazione in sanità animale, allevamento e produzioni zootecniche.»

    1. Quali sono i settori di specializzazione nella veterinaria? Quale hai scelto e perché?

    «Al termine del percorso di studi, sono garantite le cosiddette day one competences ossia lo standard minimo richiesto ad un veterinario che inizia l'attività professionale che sono conoscenze di base nella cura degli animali da affezione (cane, gatto) e da reddito (ruminanti e suini) nonché nozioni di sicurezza alimentare.

    Per semplificare, si potrebbe dire che la medicina veterinaria si occupa di tutte le specie animali esclusa quella umana; ne consegue che i settori di specializzazione sono molto vasti.

    Generalmente quindi, al termine del percorso di studi, si sceglie una specie o un settore di interesse e lo si approfondisce con una formazione post lauream.

    Una prima distinzione può essere tra medici veterinari che si occupano della sicurezza degli alimenti di origine animale (carne, pesce, uova, latte, formaggi, miele, ecc.) che lavorano per prevenire l’insorgenza di malattie trasmesse dagli alimenti (MTA) come, ad esempio, la salmonella e medici veterinari che si occupano della prevenzione e cura degli animali.

    Quest’ultimi poi possono specializzarsi in una o più gruppi di specie (esotologi, erpetologi, buaitri, suiatri, ittiopatologi, esperti di malattie delle api, etc.) o un determinato apparato: ci sono infatti cardiologi, neurologi, anestesisti e chirurghi.

    Io ho scelto di specializzarmi in sanità animale, cioè la disciplina che si concentra sulla prevenzione delle malattie negli allevamenti e la conseguente tutela della salute pubblica e dei prodotti di origine animale che ogni giorno esportiamo in tutto il mondo.

    Questo perché credo fortemente in una salute unica “one health” cioè l'interconnessione tra la salute degli esseri umani, degli animali e dell'ambiente.»

    1. Come cambia il lavoro tra chi si occupa di piccoli animali domestici, animali esotici o animali da allevamento?

    «Come dicevamo, il mondo della medicina veterinaria è molto vasto! Chi si occupa di animali esotici o da compagnia generalmente lavora in ambulatorio, ospedale o clinica. Infatti, è molto più facile portare il proprio gatto a visita rispetto ad un bovino. Chi si occupa di animali da allevamento si sposta tra le varie cascine presenti sul territorio per visitare gli animali.

    Lavorare in clinica ha sicuramente dei vantaggi: in primis, se piove, sei al caldo con un tetto sopra la testa; viceversa, i veterinari di campo che si occupano di animali da reddito sono esposti alle intemperie. Ma riflettendo ai paesaggi montani Vallesani, preferirei così.»

    1. In cosa consiste il tuo lavoro? E com’è la tua giornata tipo?

    «Il mio lavoro consiste nel controllo delle condizioni igieniche degli allevamenti e della prevenzione delle malattie.

    La mia giornata tipo prevede il sopralluogo nelle aziende zootecniche, principalmente che allevano bovini o suini, ma non esclusivamente.

    Procedo a verificare che le strutture siano idonee e a detenere gli animali e che non ci siano porzioni di fabbricato vetuste o pericolose, poiché in quel caso le farei sostituire, controllo i locali deputati alla mungitura e allo stoccaggio del latte e rientro in ufficio dove, acquisita tutta la documentazione inerente ai controlli sanitari, procedo a stendere una relazione su ciò che ho visto e quali sono i parametri eventualmente migliorabili o sui quali fare attenzione.»

    1. Come si gestisce il rapporto con i proprietari degli animali, soprattutto nei momenti delicati?

    «La base per gestire i rapporti con i proprietari è la corretta comunicazione. Bisogna sicuramente instaurare una relazione di fiducia, poiché contrariamente non si verrebbe ascoltati.

    È necessario essere sinceri e dire ciò che si pensa senza aver paura della reazione dell’interlocutore. È fondamentale poi spiegare al proprietario perché dovrebbe migliorare questo aspetto della sua azienda e affiancarlo e condurlo nel percorso di crescita.»

    1. Come vedi la situazione della professione veterinaria in Italia e in Svizzera? Com’è il rapporto tra domanda e offerta nel settore in entrambi i Paesi?

    «In questo momento storico, gli animali da compagnia sono diventati parte della famiglia a tutti gli effetti, e come tali hanno il diritto di ricevere le cure mediche più appropriate. Questo è valido sia in Italia che in Svizzera.

    In questo momento, la medicina veterinaria italiana, alla stregua di altre professioni parte del Servizio sanitario nazionale soffre di una carenza di organico quasi cronica imputabile ad anni di blocco delle assunzioni e dello scarso numero di professionisti formati per anno. Quindi al momento posso dire che il rapporto tra domanda e offerta è molto alto.

    Situazione analoga e sovrapponibile è riscontrabile in Svizzera, dove Olivier Glardon, presidente della Società delle veterinarie dei veterinari svizzeri, in un’intervista spiega come la carenza di veterinaria metta a repentaglio la cura dei nostri animali e la sicurezza degli alimenti di origine animale che ogni giorno troviamo sulle nostre tavole.»

    1. Qual è l’animale più insolito che hai curato? E c’è un animale che sogni di assistere un giorno?

    «Io non “curo” animali, mi occupo di verificare il che essi siano allevati o detenuti rispettando le condizioni di benessere animale previste dalla legge.

    In pratica evito che gli animali si possano ammalare o ferire a causa di scarse condizioni di stabulazione o per errore umano.

    Se dovessi pensare a un animale in particolare, lo scorso dicembre mi sono occupato di ispezionare un parco per la tutela delle specie, dove ho avuto modo di toccare da vicino leoni, tigri ed elefanti. Tutti allevati nel rispetto del loro benessere.»

    1. Quali consigli ti sentiresti di dare alla nuova generazione che si vuole affacciare al mondo della veterinaria?

    «Il mestiere del medico veterinario è molto bello e appassionate, ogni giorno ti trovi a dover affrontare numerose situazioni nuove.

    Personalmente trovo stimolante l’approccio anglosassone di iniziare a fare esperienza prima di iscriversi al corso di studi, magari frequentando per qualche tempo un medico veterinario per vedere se la professione possa essere di nostro gradimento.

    Successivamente, per quanto bello, il percorso di studi prevede numerosi esami, e, una volta laureato, l’aggiornamento professionale è costante. Bisogna essere consapevoli che lo studio è parte integrante della vita di tutti i giorni e sicuramente la conoscenza di una lingua straniera come l’inglese è essenziale.

    Con buona motivazione e sacrificio si può ottenere tutto.»

    di Nicola Magni

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