Quattro lingue nazionali, decine di dialetti, oltre 250 lingue parlate in totale: il plurilinguismo è un fenomeno elvetico ed è in crescita. È sorprendente però vedere come l’inglese si stia imponendo a poco a poco come quinta “lingua nazionale”.
Renata Coray è cresciuta nel cantone di Basilea Campagna in una famiglia dove si parlava romancio e svizzero tedesco, ha svolto degli studi in francese e tedesco a Friborgo, vive a Zurigo, soggiorna spesso nella Surselva, legge anche dei testi in inglese per il suo lavoro e ama le vacanze in Italia. Anche se non tutti gli Svizzeri sono così poliglotti come questa responsabile di progetto presso l’Istituto di plurilinguismo dell’Università di Friborgo, l’ultimo studio dell’Ufficio federale di statistica (UST) sul paesaggio linguistico svizzero mostra comunque che il plurilinguismo è in netto aumento. Oltre due terzi della popolazione svizzera utilizzano regolarmente più di una lingua. Nel 2014, circa il 64% degli svizzeri parlava quotidianamente più di una lingua. Oggi, questa percentuale raggiunge il 68%. Per quanto concerne il numero di lingue utilizzate, il 38,4% ne parla regolarmente due, il 21,3% tre, il 6,4% quattro e l’1,7% cinque o più. Notiamo che lo studio non fa distinzione tra il tedesco e lo svizzero tedesco.
«Questo aumento è dovuto alla maggiore mobilità, a possibilità di comunicazione più estese offerte in particolare dai nuovi media e da Internet, ai corsi di lingue molto diffusi e alla composizione più internazionale della popolazione», indica la sociolinguista Renata Coray. Le cifre in crescita si spiegano però anche con una modifica delle domande del sondaggio: se, fino al 1990, gli intervistati dovevano indicare solo la loro lingua materna (le persone bilingui dovendo optare per una sola lingua), da allora essi possono menzionare anche le lingue a loro familiari e, dal 2010, indicare fino a tre lingue principali.
Un’attuazione difficoltosa
Nonostante questo aumento, il plurilinguismo resta un tema politico esplosivo in Svizzera. Lo dimostrano la lunga lotta per la sopravvivenza del romancio o, in vari luoghi, le dispute legate all’introduzione dell’inglese a scuola al posto del francese nella scuola obbligatoria. La promozione delle lingue nazionali, in particolare delle lingue minoritarie come l’italiano e il romancio, è però integrata nella Costituzione federale. «Si è fatto parecchio a livello della politica linguistica e delle leggi, ribadisce Renata Coray, ma l’attuazione presenta talvolta delle lacune.» Questo si vede, ad esempio, nell’amministrazione federale. Uno studio del 2020 del Centro per la Democrazia di Aarau mostra che in quasi due terzi degli uffici, gli Svizzero tedeschi sono chiaramente predominanti e i membri delle minoranze sono sottorappresentati.
Un problema analogo esiste nei Grigioni, rileva la sociolinguista. In questo cantone che possiede tre lingue ufficiali – il tedesco, il romancio e l’italiano – il tedesco resta nettamente dominante nell’amministrazione. La promozione del romancio ha un senso in un paese in cui soltanto lo 0,5% della popolazione residente permanente lo ritiene una delle sue lingue principali e solo lo 0,9% lo utilizza regolarmente, sapendo che la maggior parte dei romanci padroneggia anche il tedesco? «È vero che mia nonna faceva probabilmente parte dell’ultima generazione che parlava solo romancio, ma la promozione della diversità linguistica è comunque importante per la coesione e l’identità del paese», sottolinea Renata Coray. Anche dal punto di vista economico, il multilinguismo sembra pagante: esso è di fatto all’origine del 9% del prodotto interno lordo della Svizzera, come scoperto dai ricercatori dell’università di Ginevra nel 2008. Attualmente, è in corso un altro studio, poiché questa cifra potrebbe essere aumentata in questi ultimi anni.
Incoraggiare i giovani
Anche Naomi Arpagaus apprezza la diversità linguistica. Questa giovane grigionese di 21 anni è cresciuta in un ambiente romancio e svizzero tedesco, ha imparato l’italiano a scuola, si è specializzata in spagnolo al liceo e sta attualmente imparando il francese. «Vivendo a Berna a motivo dei miei studi, parlo di solito soprattutto tedesco, ma anche il romancio con i miei amici.» La preservazione di questa lingua le sta a cuore. Così, in quanto presidente dell’organizzazione mantello della gioventù romancia GiuRu, essa si impegna per la difesa delle regioni linguistiche grigionesi e l’interconnessione dei cinque idiomi che sono il sursilvan, il sutsilvan, il surmiran, il puter e il vallader.
«Organizziamo concerti e serate divertenti in romancio, gestiamo una rubrica nel quotidiano romancio ‹La Quotidiana› e intratteniamo relazioni con altre minoranze linguistiche europee», spiega Naomi Arpagaus. L’interesse dei giovani è molto vivo, afferma: «Molti considerano che conoscere bene il romancio sia un vantaggio. Esso facilita l’accesso ad altre lingue latine come il francese, lo spagnolo o il portoghese, e si tratta quasi di una lingua segreta.» Tuttavia, sui socialnetwork, i giovani si esprimono piuttosto in tedesco che non in romancio, vero? Naomi Arpagaus risponde: «Nella mia generazione, si scrive soprattutto in inglese.»
La predominanza dell’inglese
In realtà, se si fa eccezione della posizione particolare del tedesco standard (cf. riquadro), l’inglese si sta sempre più imponendo quale quinta «lingua nazionale». L’inglese è la lingua straniera più diffusa, e di gran lunga (45%), in particolare tra i giovani: quasi tre quarti dei giovani tra i 15 e i 24 anni hanno utilizzato regolarmente l’inglese nel 2019. «Ed è una buona cosa, sottolinea Verio Pini, direi perfino che è indispensabile.» Il presidente dell’associazione Coscienza Svizzera, che si batte per la diversità linguistica, sperimenta tutto ciò nella quotidianità. Dopo essere cresciuto in Ticino, Verio Pini ha svolto degli studi a Losanna e Berna. Egli vive la metà del tempo a Berna e la metà in Ticino e utilizza anche il francese, l’inglese e lo spagnolo tutti i giorni, in particolare per leggere i giornali.
Pur ribadendo l’importanza dell’inglese oggi, Verio Pini nota però che questa lingua esercita una forte pressione sulle lingue nazionali. Non solo sulle lingue minoritarie come il romancio e l’italiano, ma anche sul tedesco a Ginevra o il francese a Zurigo.» Spesso, le lingue sono promosse solo nella loro area d’influenza, mentre oggi, ribadisce Verio Pini, considerata la grande diversità culturale e la mobilità, occorre guardare al di là delle frontiere linguistiche: «L’italiano, ad esempio, è parlato da un maggior numero di persone al nord delle Alpi che non in Ticino.» Ciò non è sfuggito alle cerchie politiche. Già nel suo messaggio sulla cultura 2016–2020, il Consiglio federale aveva definito l’obiettivo di sostenere la lingua e la cultura italiane al di fuori della Svizzera italiana. Il Parlamento chiede oggi una promozione maggiore e più dinamica del plurilinguismo, e questo allo scopo di favorire la coesione nazionale e l’integrazione.
«È evidente che la comunicazione tra le diverse regioni linguistiche sarebbe più facilitata se tutti parlassero inglese. Ma per la coesione nazionale e sociale, la comunicazione semplificata non basta, afferma Verio Pini. Bisogna comprendere anche la cultura delle altre regioni linguistiche.» Apparentemente, la popolazione svizzera ne è cosciente: secondo lo studio dell’UST, l’84% degli Svizzeri ritiene che conoscere varie lingue nazionali sia importante per la coesione del paese.
Non si imparano le lingue solo a scuola
Philipp Alexander Weber è di questo parere. Cresciuto a Winterthur, si è trasferito a Friborgo per studiare economia. All’inizio, faceva fatica con il francese: «A scuola, ero piuttosto un matematico.» Tuttavia, ha rapidamente notato che aveva molta più facilità ad imparare la lingua sul posto piuttosto che sui libri di grammatica. Per questo nel 2007, ha fondato l’organizzazione friLingue, che propone soggiorni linguistici ai giovani in Svizzera. «Volevo costruire dei ponti al di là del Röstigraben», spiega.
Oggi, un migliaio di bambini e adolescenti partecipano ogni anno ai campi di lingue di friLingue. Philipp Alexander Weber ha notato un aumento dell’interesse soprattutto tra i giovani Romandi: «Mentre gli svizzero tedeschi sono sempre stati attratti dal francese, lingua della diplomazia, che considerano come un segno di educazione, i Romandi hanno una relazione piuttosto complessa con il tedesco. Forse perché a scuola imparano il buon tedesco, mentre si parlano dialetti diversi a Berna, Zurigo e Basilea.» Dopo la Coppa del mondo di calcio nel 2006 in Germania, afferma Philipp Alexander Weber, il tedesco ha guadagnato importanza presso i Romandi. In pochi anni, la Germania è diventata la loro destinazione di viaggio preferita. E molti di loro desiderano ora effettuare un anno sabbatico a Berlino o un soggiorno linguistico nella Svizzera tedesca.
Parallelamente, diversi cantoni della Svizzera centrale ed orientale a scuola preferiscono l’inglese al francese. Ad Uri e nell’Appenzello interno, ad esempio, non si insegna più il francese nella scuola primaria, e in Turgovia e a Zurigo, il francese non è più una materia determinante per il passaggio alla scuola secondaria o al liceo. «Questo si riflette anche nelle iscrizioni ai campi di lingue», indica Philipp Alexander Weber. Ma la scuola non è il solo luogo dove si imparano le lingue: secondo lo studio dell’UST, il 25% della popolazione svizzera impara una o più lingue a partire dai 25 anni. La lingua più frequentemente studiata è… l’inglese.
Beninteso, anche a friLingue, succede che dei giovani provenienti da diverse regioni linguistiche ricorrano all’inglese per capirsi. Secondo Philipp Alexander Weber, non c’è nulla di grave: «Noi non siamo una scuola. Il nostro obiettivo è di suscitare l’amore per le lingue.» Lui stesso utilizza il tedesco e il francese nella quotidianità, ma anche l’inglese e il portoghese. Egli ha vissuto dieci anni in Brasile e ha un figlio brasiliano che parla lo svizzero tedesco. «Le conoscenze linguistiche permettono di scoprire e comprendere altre culture e modi di pensare, sottolinea. Esse aprono nuovi orizzonti.
Eva Hirschi
“Si è fatto parecchio a livello della politica linguistica e delle leggi per promuovere le lingue nazionali, ma l’attuazione presenta talvolta delle lacune.”
Renata Coray.
“L’inglese esercita una forte pressione sulle lingue nazionali. Non solo sulle lingue minoritarie, il romancio e l’italiano, ma anche sul tedesco a Ginevra o il francese a Zurigo.”
Verio Pini
“Molti considerano che conoscere bene il romancio sia un vantaggio. Esso facilita l’accesso ad altre lingue latine come il francese, lo spagnolo o il portoghese.”
Naomi Arpagaus
"Hochdeutsch" o svizzero tedesco?
Per gli uni, lo svizzero tedesco è un dialetto, mentre altri lo considerano una lingua a tutti gli effetti. Secondo Jürg Niederhauser, presidente di SVDS (Schweizerischer Verein für die deutsche Sprache), si tratta in fin dei conti di una «questione ideologica» che non si può discutere basandosi sui dati linguistici. È chiaro che per qualcuno che proviene da un’altra regione linguistica o dall’estero, lo svizzero tedesco parlato nella quotidianità costituisce spesso un ostacolo.
Inoltre, il dialetto è sempre più spesso utilizzato oggi, poiché le forme di espressione diventano sempre più informali: «70 anni fa, una partita alla televisione era ancora commentata in buon tedesco. Oggi si utilizza il dialetto», rileva Jürg Niederhauser. Secondo lui, questo rende la comprensione più difficile per gli Svizzeri che non parlano tedesco e a sua volta fa sì che gli svizzeri di lingua tedesca siano più riluttanti a parlare l’Hochdeutsch, poiché è usato quasi esclusivamente in contesti formali, come a scuola.
(EH)