La popolazione svizzera (ri)conferma piuttosto nettamente le posizioni di Consiglio federale e Parlamento.
Secondo gli analisti una sorpresa non era da escludere. Dopo il NO alla Legge sul CO2 in giugno del 2021, aleggiava tra i fautori della legge sul clima il timore – alimentato da sondaggi che vedevano un fronte contrario in crescita, anche se ad un livello ancora modesto – di farsi raggiungere in dirittura d’arrivo. Così non è stato, nemmeno per la terza votazione sulla legge COVID-19. Senza storia invece la votazione relativa al progetto fiscale. La partecipazione al voto è stata del 42% circa.
Grandi imprese multinazionali al sicuro, gettito fiscale anche
È stata senza storia, con una vittoria dalla partenza al traguardo, quella della ministra Karin Keller Sutter, impegnata a difendere il progetto fiscale che permette alla Svizzera di adeguarsi alle normative OCSE e G20. Hanno approvato il testo tutti i cantoni e complessivamente il 78,5% degli elettori. Molto netta è l’approvazione nei cantoni che oggi ospitano molte delle multinazionali toccate dalle normative, ossia Zugo, Basilea e Vaud. In generale la Svizzera francese ha approvato a grandi maggioranze una riforma che, prevedendo un aumento delle imposte per le grandi imprese, è riuscita a conciliare tematiche sia della destra che della sinistra.
Il progetto aveva lo scopo di adeguare a livello globale le regole per l'imposizione dei grandi gruppi (con un fatturato superiore ai 750 milioni di euro) alla digitalizzazione e alla globalizzazione dell'economia. Al progetto dell'OCSE hanno aderito altri 140 Stati, ma la Svizzera è il primo Paese in cui il popolo ha potuto esprimersi in merito. Per introdurre l'imposizione minima, la Confederazione ha previsto di aumentare, laddove necessario, le imposte ai grandi gruppi attraverso un'«imposta supplementare» che compensa la differenza tra l'aliquota di imposta effettiva prelevata dai Cantoni e quella minima, prescritta da OCSE e G20 del 15%. Ciò equivale ad un intervento nella sovranità fiscale dei Cantoni. Per questo si è resa necessaria una modifica della Costituzione e dunque un referendum obbligatorio (cfr. riquadro per la spiegazione). Il nuovo regime fiscale entrerà in vigore il primo gennaio 2024.
«Ancora più concorrenza fiscale tra i cantoni»
Secondo il Partito socialista, la riforma inasprisce inutilmente la concorrenza fiscale tra Cantoni. Quelli ricchi che ospitano molte multinazionali, come Zugo e Basilea Città, riceverebbero un gettito fiscale maggiore rispetto agli altri. Tuttavia durante la campagna varie sezioni cantonali hanno scelto di non aderire alla linea del partito nazionale, invitando i propri aderenti a votare sì.
«È il momento di investire nella piazza economica elvetica»
Sollevata la reazione di Thierry Burkhart, presidente del PLR svizzero. Secondo lui è ora importante che i Cantoni investano nella loro attrattività economica. Così facendo, creeranno posti di lavoro e manterranno la prosperità malgrado alcune imprese dovranno pagare più imposte.
Cosa è un referendum obbligatorio?
Contrariamente al referendum facoltativo che impone la raccolta di 50'000 firme per sottoporre alla popolazione una modifica legislativa decisa dal Parlamento federale, quello obbligatorio permette, o meglio impone, alla popolazione di votare senza prima raccogliere le firme. Infatti hanno bisogno dell’approvazione da parte del popolo – senza raccolta firme – una modifica della Costituzione (come è il caso con il progetto CSE) o l’adesione a determinate organizzazioni (per esempio all'ONU o all’UE). Per approvare un referendum obbligatorio è necessaria una doppia maggioranza. In altri termini, per approvare l’oggetto è richiesta sia la maggioranza del popolo che quella dei Cantoni.
Fonte: https://developer.srgssr.ch/apis/srgssr-polis/docs (swissinfo.ch)
Ha giocato facile il Comitato favorevole all’imposizione minima: destra e sinistra erano d’accordo con questo progetto fiscale
Legge sul clima, un esercizio di equilibrismo riuscito
I sondaggi affermavano da subito una vittoria piuttosto netta. Ma nelle ultime settimane il fronte contrario – capitanato dall’Unione democratica di centro che ha lanciato il referendum – sembrava guadagnare terreno. Alla fine il trend si è arrestato, alla luce di una vittoria del sì piuttosto convinta che ha sfiorato il 60% dei voti (59,1%).
Soprattutto i cantoni romandi hanno approvato a larga maggioranza la nuova legge – quasi tre cittadini su 4 nel Canton Ginevra – mentre scetticismo è stato manifestato dai Cantoni più conservatori della Svizzera centrale: Uri, Svitto, Glarona, Obvaldo, Nidvaldo, a cui si aggiungono Turgovia e Appenzello interno. Svitto è il Cantone che si è maggiormente opposto al testo in votazione, con il 57,5% dei voti contrari.
Il testo approvato in votazione è un controprogetto indiretto all’iniziativa “Per un clima sano”, denominata anche “Iniziativa sui ghiacciai”. Contrariamente a quest’ultima che prescriveva numerose misure concrete – tra cui l’abbandono dei combustibili fossili – la nuova legge federale fissa gli obiettivi della Confederazione in materia di protezione del clima, di innovazione e di rafforzamento della sicurezza energetica, rendendo vincolante “solo” il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. Questo impone ora alla nazione di registrare tra 27 anni un saldo netto delle emissioni di gas serra pari a zero. La legge agisce soprattutto a livello di incentivi: per raggiungere il risultato e ridurre il consumo di vettori energetici fossili come petrolio e gas si potranno erogare sussidi fino a 200 milioni di franchi all’anno per sostituire i riscaldamenti inquinanti con impianti rispettosi del clima o per migliorare l’isolamento degli edifici.
Incentivi sono previsti anche per le imprese che investiranno in tecnologie innovative. Rientra negli obiettivi del testo approvato anche l’accelerazione della transizione verso le energie rinnovabili, facendo maggiormente ricorso alla forza idrica e all’energia solare e al contempo condurre ad una riduzione della dipendenza di vettori energetici dall’estero.
«Mancanza di energia anche in futuro»
Vari esponenti dell’UDC commentano i risultati indicando che questa legge causerà ancora più problemi di approvvigionamento, dal momento che si farà affidamento soprattutto sull'energia elettrica. Secondo il parlamentare vallesano Michael Graber la decisione del popolo è deplorevole perché l'elettricità diventerà più costosa, mentre Magdalena Martullo Blocher ha affermato che si tratta in sostanza della legge più restrittiva al mondo.
«Un impegno a cui dare seguito»
I sostenitori del "sì", descrivono il 18 giugno come una pietra miliare nella lotta a difesa del clima. Il risultato rappresenta un impegno a rispettare gli obiettivi climatici vincolanti e a ridurre la dipendenza della Svizzera dalle fonti energetiche fossili e dall’estero. Dopo il No alla legge sul CO2 si tratta dunque di una vittoria importante per un fronte costituito da numerose associazioni e da tutti i partiti di Governo tranne l’UDC.
Fonte: https://developer.srgssr.ch/apis/srgssr-polis/docs (swissinfo.ch)
Vittoriosi oltre le aspettative: i difensori della nuova legge sul clima
Tre su tre per la Legge Covid-19
Come unico paese al mondo, il popolo svizzero ha potuto esprimersi – attraverso referendum facoltativo – ben tre volte sulle misure Covid predisposte dalla Confederazione nella lotta contro la diffusione del virus e della pandemia. Lo spettro del coronavirus sta diventando un ricordo sempre più lontano, fortunatamente. Questo si è riflettuto anche in una campagna piuttosto sottotono di favorevoli e contrari, anche di fronte al fatto che gli argomenti sono stati esposti già in occasione delle prime due votazioni. Il risultato, di conseguenza, ricalca quelli precedenti: l’approvazione è stata del 61,9% delle elettrici e degli elettori. Ad opporsi al testo sono stati il Cantoni di Obvaldo, Svitto e Appenzello interno.
A ben guardare la terza chiamata alle urne può sorprendere, considerando che è passato più di un anno da quando il Consiglio federale ha revocato le ultime misure sanitarie. Sono però passati pochi mesi da quando il Parlamento ha deciso di prorogare la legge fino a giugno 2024. Questo ha dato l’occasione a movimenti di cittadini e cittadine senza una chiara affiliazione politica a raccogliere nuovamente le firme.
Con il Sì alla legge, il Governo avrà a disposizione ancora alcuni strumenti nella lotta contro la pandemia e soprattutto verrà prolungata anche la validità del certificato Covid-19. Prorogando la legge potranno essere rilasciati i certificati eventualmente necessari per i viaggi all’estero. Lo stesso testo permetterebbe anche, in caso di necessità, di riattivare l'app SwissCovid.
«Occasione persa per ristabilire la democrazia»
Secondo i contrari, un No avrebbe permesso un ritorno alla democrazia diretta. Così ora non sarebbe: «Grazie alla proroga della legge, il Consiglio federale conserva poteri incompatibili con una democrazia». Il comitato che lanciato il referendum deplora il fatto che, mentre le leggi COVID vengono abrogate praticamente ovunque nel mondo, la Svizzera mantiene in vigore la sua, continuando così a mettere in pericolo il tessuto democratico del Paese.
«Ora avanti con la legge sulle epidemie»
Il chiaro "sì" emerso alle urne soddisfa i sostenitori della legge. Secondo Lorenz Hess (Il centro), si può concludere che la Svizzera ha superato abbastanza bene la pandemia nel confronto internazionale. Secondo lui la popolazione si è anche resa conto che questa proposta serviva solo per essere pronti in caso di nuova ondata, in modo da non dover agire con una legge d'emergenza. Ora si tratta di andare avanti con la legge sulle epidemie.
Dal canto suo, il Consiglio federale si dichiara sollevato e confermato nella sua politica contro il Covid, nella speranza che questo sia stato l’ultimo atto politico di anni difficili per tutta la popolazione.
Angelo Geninazzi
Fonte: https://developer.srgssr.ch/apis/srgssr-polis/docs (swissinfo.ch)
Tre volte su tre: i favorevoli alla legge Covid non hanno perso lucidità rispetto alle prime due votazioni