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Contessa Emilia Magdalena Zeltner Una Svizzera del risorgimento

    Si commemora una nobildonna elvetica che, insieme alle figlie, combatté per l’indipendenza del nord Italia

    Lugano - Grazie alle biografie – sempre estremamente interessanti per la nostra storia e cultura – degli Archivi donne Ticino viene messa in attenzione la figura di “Emilia Morosini Zeltner e la sua residenza a Villa Negroni”.

    Nel 2024-2025 il Centro Studi Villa Negroni sito a Vezia, (Lugano) propone a tutto tondo la figura di questa donna “moderna” e rivoluzionaria nel150° anniversario della sua morte.

    La contessa Emilia Magdalena Zeltner nasce il 16 luglio 1804 a Solothurn (Soletta).

    Sposò il nobile Giovan Battista Morosini, trasferendosi prima a Lugano nella Villa Negroni e poi a Milano. Ebbe sei figli.

    Il Risorgimento

    Insieme alle figlie si occupò, con grande determinazione, delle gravi vicende del Nord Italia, in pieno Risorgimento. Quest’ultimo era un movimento politico e culturale fiorito ad inizio Ottocento deciso a trasformare la Penisola, suddivisa in molte differenti entità politiche, in uno Stato unitario.

    In particolare il Nord, dopo il Congresso di Vienna del 1814-15, era occupato a Ovest dal Regno di Sardegna, guidato dalla dinastia dei Savoia, mentre i restanti territori del Settentrione facevano parte dell’Impero d’Austria.

    In questo complesso quadro la nobildonna svizzera e le sue figlie, tra cui Giuseppina (1824-1909), agognavano la libertà dei territori lombardi con la cacciata degli austriaci.

    Spinta da un alto impulso per la causa risorgimentale, la contessa Emilia riunì nella sua casa di Milano i membri del Governo provvisorio durante le Cinque Giornate.

    Il suo prestigioso salotto culturale, al contrario di quelli odierni, era ben frequentato. Tra le personalità intellettuali di spicco c’era anche Giuseppe Verdi che ebbe una assidua frequentazione epistolare con le figlie della contessa, Anna e Giuseppina. Quest’ultima fu un’altra figura importante quale esponente del patriottismo femminile, ben descritto dalla storica Marika Congestrì.

    Villa Negroni

    Momentaneamente vinti gli austriaci a Milano, questi rientrano in città e nell’autunno del 1848 la famiglia di Emilia Morosini Zelten, come scrive Congestrì: «è costretta a ritirarsi nella villa di famiglia (Villa Negroni ndr.) di Vezia (Lugano) che diventa in quel periodo un centro di riferimento per i profughi liberali lombardi avversi al regime austriaco e rifugiatisi in Ticino».

    Il diciassettenne figlio della contessa che porta lo stesso nome della madre, Emilio, parte volontario in guerra. Per madre e sorelle «comincia una vita fatta di ansia e di attesa (…) Questo stato d'animo emerge nitidamente da una lettera di Giuseppina nella quale si fa spazio la sua indole ribelle, il suo spirito curioso, impaziente e vivace, a tratti anticonformista…».

    Tra disperazione e lutti di congiunti e amici, in Emilia e nelle figlie (ad Anna muore il marito in combattimento) s’insinua il sentimento di protezione per Emilio e altri maschi parenti di amici che vengono implorati di tornare a casa avendo già fatto molto in quella guerra.

    Gli austriaci tornano a Milano

    Per Giuseppina occorre comunque continuare la battaglia che porterà, ella spera, alla liberazione: «In una lettera a Carmelita Manara, anch'essa in fervida attesa per le sorti del marito Luciano, la nostra Peppina privilegiò la causa nazionale e l’urgenza di perdurare nella disperata difesa di Roma, nonostante fosse opinione di molti (tra cui la stessa Emilia) che bisognasse arrendersi per evitare altre inutili perdite».

    Nel momento peggiore, con la rivalsa degli austriaci che in soli tre giorni riconquistarono Milano, Giuseppina, non si arrese e scrisse che dopo l’amara sconfitta si sarebbe risvegliato di nuovo «il fuoco di sotto le ceneri, e più tremendo di prima» e che «Uno stato di violenza come è ora quello d'Europa intiera, e qualche impreveduto avvenimento verrà d'un tratto a spezzare l’incantesimo che tiene i popoli soggiogati al dispotismo, e conculca i loro più santi diritti».

    Emilia Zeltner, con Giuseppina sempre in prima linea e le sue quattro sorelle, si prodiga in molte opere per la cacciata degli Austriaci da Milano. «Il credo liberale – spiega nella sua analisi Marika Congestrì – fu sempre una cifra determinante nella tradizione familiare della Zeltner che - al pari di altre madri e patriote - seppe trasmetterlo vivamente ai propri figli facendo sì che l’avversione al regime austriaco e la difesa della causa nazionale diventassero il “motore del [loro] impegno politico”».

    La morte del figlio

    Sul piano pratico si occuparono del soccorso ai feriti con un centro di degenza allestito nella casa dei Morosini Zeltner, degli approvvigionamenti da spedire al campo e di sottoscrizioni per la richiesta al Governo Provvisorio di supporti logistici per le truppe, oltre a molte altre importanti iniziative.

    Dal 20 marzo 1849, nella seconda fase della guerra di indipendenza che portò alla vittoria austriaca, la contessa fece di tutto per convincere il giovanissimo figlio Emilio a tornare a casa, dato che da volontario aveva già dato molto alla legittima rivolta e che i rischi erano enormi. Emilio Morosini morì eroicamente a Roma, nel 1849, da patriota italiano presso Porta San Pancrazio.

    Giuseppina, pur nel grande dolore per la perdita del fratello, proseguì nella causa di liberazione dagli austriaci, andando contro le idee “tiepidamente reazionarie” e filo austriache di suo marito Alessandro Negroni Prati, facoltoso ingegnere di Vigevano, e nonostante l’abbandono della lotta da parte della madre Emilia, straziata dal dolore per la morte del figlio.

    Il 2025 coincide con il 150° anniversario della morte di Emilia Zeltner Morosini. Il Centro Studi Villa Negroni vuole ricordare il suo operato nella storica dimora di Villa Negroni: fu Emilia a renderla un luogo di stimoli intellettuali, all’insegna del cambiamento. Le sue figlie, in particolare Giuseppina con il suo coraggio rivoluzionario, hanno continuato l’opera della madre che permane quale esempio fino ai nostri giorni.

    Annamaria Lorefice

    Emilia Magdalena Zeltner (1804-1875) figlia di Franz Xaver Zeltner del Canton Soletta, balivo di Lugano. Emilia, nel 1819 si trasferì stabilmente a Lugano in virtù del matrimonio con il nobile Giovan Battista Morosini il quale non appoggiò gli ideali risorgimentali della moglie, per la sua visione reazionaria moderatamente filo austriaca. Ritratto del pittore Francesco Hayez (1791-1882).

    2024-2025 il Centro Studi Villa Negroni sito a Vezia, (Lugano) commemora Emilia Zeltner (1804- 1875): «una donna “moderna” e rivoluzionaria, che ha fatto di Villa Negroni un luogo dove la cultura è diventata, per la prima volta, un valore sul quale investire con successo e un vivaio di ispirazione intellettuale. Il 2025 coinciderà con il 150° anniversario della morte di Emilia. Ma il suo coraggio rivoluzionario continua ad offrire spunti di riflessione sui ruoli di genere nella cultura e sull’impatto che avevano e ancora hanno sulla società e sull’economia. La storia di Emilia Morosini Zeltner offre quindi ispirazione per affrontare le sfide contemporanee».

    Giuseppina (1824-1909), figlia di Emilia Zeltner, instancabilmente si prodigò per la causa risorgimentale e la cacciata degli austriaci dal Nord Italia. Ritratto del pittore Francesco Hayez.

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