Contro-onda “verde” – si ritorna (quasi) agli equilibri del 2015

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Perdente di 12 seggi nel 2012, l’UDC ne riconquista 9, soprattutto a spese di Verdi e Verdi liberali il cui volo è durato solo una legislatura.

«Grande vittoria democentrista», «crollo verde», «disfatta verde-liberale». O ancora «netto spostamento a destra» del Parlamento. È con questi titoli che i media svizzeri hanno commentato quello che all’estero potrebbe sembrare un vero terremoto politico. Per le dimensioni e la stabilità politica svizzera, effettivamente il voto dello scorso 22 ottobre è degno di nota.

Il Centro, nuovo terzo partito in Svizzera (per numero di seggi)

Un Paese abituato alla stabilità e poco incline a repentini cambiamenti, ha vissuto cambiamenti non indifferenti. Il Centro, l’unione degli ex Partito popolare democratico e Partito borghese democratico, è riuscito a superare per la prima volta nella storia i liberali radicali (PLR) in termini di seggi (ma non di percentuali). Dal canto suo, l’Unione democratica di centro ha realizzato il suo secondo miglior risultato di sempre (non raggiungendo però il “record” del 2015) aumentando la sua quota di elettori del 3%, mentre hanno visto i loro elettori diminuire rispetto a quattro anni fa i Verdi (-3,8%, ma soprattutto -5 seggi) e i Verdi liberali (-0,6 ma -6 seggi).

Perché l’aumento/diminuzione dei seggi non è proporzionale alla differenza in termini di elettori?

I lettori più attenti potrebbero chiedersi come mai, ad esempio, il partito dei Verdi, perdendo 3,8% in termini di elettorato, ha lasciato sul campo 5 seggi mentre i Verdi liberali, con una riduzione “minima” dello 0,6% ne hanno persi ben 6! La spiegazione sta nel fatto che le elezioni nazionali… di fatto sono elezioni che si svolgono nei cantoni. Ogni cantone ha a disposizione un numero di seggi in base alla sua popolazione. Questi seggi, nei 26 cantoni, vengono proporzionalmente suddivisi in base alla forza dei diversi partiti. Alcuni seggi sono conquistati “per pochi voti”, altri persi per una manciata di suffragi. La ripartizione dipende però anche dalle congiunzioni tra le liste che possono variare di volta in volta. La crescita o la perdita di un partito calcolata e ponderata su 26 cantoni (riprodotta dalle percentuali sopra) non riflette dunque per forza la crescita o la perdita dei seggi nei singoli cantoni, frutto di 26 dinamiche e logiche e calcoli a sé stanti.

A bocce ferme, con il 28,9% l'Unione democratica di centro, destra conservatrice, è la vincitrice delle elezioni. Disporrà fino al 2027 di 62 seggi in Consiglio nazionale, 9 in più di quattro anni fa. Il secondo partito, i socialisti, passano da 39 a 41 rappresentanti, raggiungendo il 18% dei voti. Come nuova terza forza del paese in termini di seggi si stabilisce il Centro che conquista un seggio, mentre il PLR ne perde uno, perdendo così il “derby” tra i partiti di centro.

Una contro-onda del 2019

L’elemento più “spettacolare” in termini di percentuali e seggi è la caduta dei Verdi e dei Verdi liberali. Eppure, malgrado tutto, per i Verdi si tratta del terzo miglior risultato di sempre (nel 2019 i Verdi ottennero un risultato straordinario). I Verdi liberali perdono soli 0,6 punti e scendono al 7,2% e anche loro hanno realizzato il secondo miglior risultato nella loro giovane storia. Come interpretare dunque questo “tonfo” dei partiti verdi?

In linea di principio si ristabiliscono più o meno gli equilibri stabilitisi nel 2015. Il 2019 aveva visto una fortissima (sempre per le proporzioni elvetiche) crescita dei partiti con gli elementi “verdi” nel nome. Malgrado certamente il tema del riscaldamento globale resti all’ordine del giorno, la popolazione è ritornata tendenzialmente sui partiti storici, ritenuti più affidabili a combattere altre sfide quali i premi di cassa malati in crescita, le guerre in corso o l’inflazione.

Il Consiglio degli Stati in attesa del ballottaggio

Oltre i 200 rappresentanti in Consiglio nazionale, il 22 ottobre si sono tenute anche le elezioni del Consiglio degli Stati. Queste ultime si svolgono secondo il metodo maggioritario. Sono stati dunque eletti solo candidati che, nel loro rispettivo cantone, hanno già raggiunto al primo turno almeno la metà di voti complessivi. Per tutti gli altri, la maggioranza, è necessario un secondo turno che si tiene durante il mese di novembre. Una valutazione è dunque prematura, premesso che con ogni probabilità i partiti più rappresentati resteranno il Centro e il PLR. Riporteremo dei risultati finali nella Gazzetta di dicembre.

In dicembre il nuovo Parlamento voterà i Consiglieri federali

Ad inizio dicembre, in occasione della prima sessione del Parlamento, si eleggeranno i Consiglieri federali per i prossimi 4 anni. Alain Berset (Partito socialista) ha comunicato nel corso dell’estate che non solleciterà un nuovo mandato. Nelle scorse settimane vari candidati del suo partito hanno annunciato la disponibilità a subentrargli. Nel corso del mese di novembre il partito deciderà quali candidati “nominare” per la successione dell’attuale Ministro degli interni. Per quanto riguarda gli altri partiti, i vari gruppi stanno scaldando i motori. Il Centro – ormai nuovo terzo partito più forte in termini di seggi in Svizzera – ha ricordato che UDC e PLR hanno sempre rivendicato due seggi in Consiglio federale con la logica dei “tre partiti più forti ottengono due seggi”. I Verdi avevano annunciato di voler dare battaglia per un loro seggio, ma alla luce del risultato elettorale verosimilmente dovranno rivedere i propri piani. Secondo gli osservatori lo scenario più possibile è quello di uno status quo per quanto riguarda la composizione partitica, con però la sostituzione di Berset.

Angelo Geninazzi

Il 22 ottobre 2023 i cittadini hanno definito le 200 persone che occupano le sedie del Consiglio nazionale.

Fonte: swissinfo (2023), percentuale dei voti dei partiti in Consiglio nazionale.

Fonte: swissinfo (2023), variazione dei seggi dei partiti in Consiglio nazionale.

Come i media svizzeri spiegano i risultati elettorali

Secondo il Tages-Anzeiger i Verdi si sono sconnessi dalla maggioranza della società con azioni giudicate troppo estreme. Il sogno di avere un seggio in Consiglio federale sarebbe ormai da accantonare.

La Basler Zeitung, spiega come l'UDC abbia rispolverato i suoi cavalli di battaglia prendendo di mira gli stranieri e i migranti. Finché la sinistra continuerà a sottovalutare il problema, il tema continuerà a favorire i democentristi.

Per la Südostschweiz, giornale dei Grigioni e della svizzera sud-orientale, il cambiamento climatico è passato in secondo piano rispetto alla guerra in Ucraina e alla conseguente crisi energetica. L'UDC ne ha approfittato per associare i profughi ucraini all'aumento dei costi degli affitti, della vita ed energetici in Svizzera.

SRF, l’emittente di stato, ricorda che l'UDC, anche se associato al PLR, non ha maggioranze e dunque saranno necessarie anche in futuro collaborazioni.

La Neue Zürcher Zeitung, giornale storico di centrodestra, prevede tempi duri per il liberalismo poiché in tempi di incertezza la popolazione chiede più responsabilità statali e non individuali. Secondo la testata lo spostamento a destra non si tradurrà necessariamente in una politica più borghese.

Per il vallesano Nouvelliste, i Verdi dovranno rimettere profondamente in discussione la loro strategia se vorranno tornare a convincere la popolazione. Dovranno parlare di speranze, piuttosto che di divieti e colpe. Lo schiaffo elettorale non deve però servire da scusa agli altri partiti per abbandonare ogni sforzo a favore di una politica climatica ambiziosa, scrive il quotidiano.

Per La Liberté, quotidiano friborghese, i Verdi pagano a caro prezzo la dispersione delle loro priorità. Invece di concentrarsi sulla lotta contro il riscaldamento globale, si sono persi in temi sociali.

Per il vodese 24 Heures il fallimento dei Verdi è quello di un partito che non ha ancora fatto la scelta tra attivismo e pragmatismo.

Molto duramente si esprime la Tribune de Genève che denuncia il “moralismo” dei Verdi, ricordando le loro “lezioni” sul clima globale, su temi sociali come la razza, il genere o il consumo di carne.

Le Temps, invita il partito di Marco Chiesa a stringere vere e proprie alleanze costruttive, come – afferma il quotidiano – sono capaci i suoi due consiglieri federali.