«La realtà della guerra in Ucraina ha fatto muovere le cose molto più in fretta rispetto al successo dei Verdi nelle elezioni del 2019.» Michael Hermann
Le elezioni nazionali svizzere avranno luogo il 22 ottobre. Le ultime elezioni, nel 2019, erano state contrassegnate da un’…ondata di voti verdi e da uno slittamento del Parlamento verso sinistra. Erano inoltre state elette un numero record di donne. Qual è stato l’impatto di tutto questo? Abbiamo fatto un bilancio con il politologo Michael Hermann all’inizio dell’anno elettorale 2023.
Michael Hermann, in occasione delle elezioni parlamentari svizzere del 2019, è stata osservata una forte ascesa del partito dei Verdi, a sinistra, nonché dei Verdi liberali. Due anni dopo, il popolo ha respinto la legge sul CO2, che voleva far avanzare la politica climatica. Tutto ciò è coerente?
Michael Hermann: «Sembra una contraddizione. Prima la grande ondata verde alle elezioni, una svolta storica per gli standard svizzeri. Poi una legge piuttosto moderata sul CO₂ che non riesce a convincere nemmeno il 50% dei cittadini. Sono diversi i fattori che spiegano come questa ondata verde abbia avuto meno effetti politici concreti del previsto. Il clima e l’ambiente restano ai vertici delle preoccupazioni della popolazione. Ma di fronte al rincaro annunciato del prezzo della benzina e dei biglietti aerei, numerosi svizzeri hanno preferito preoccuparsi piuttosto del loro budget invece di un contributo solidale alla protezione del clima. A ciò va aggiunto il fatto che anche nel 2019, solo una minoranza aveva votato verde.»
Ciò non impedisce però che i partiti ecologisti abbiano convinto insieme il 21% degli elettori. In Consiglio nazionale, i Verdi sono riusciti a conquistare più seggi rispetto a qualsiasi altro partito prima di loro.
Sì, i Verdi sono riusciti a mobilitare la popolazione, erano ben visibili e attivi. Ma per cambiare la politica climatica, sono necessarie vaste alleanze in un parlamento svizzero a maggioranza borghese. Queste alleanze sono nate solo al momento dell’invasione russa in Ucraina, che ha messo in pericolo l’approvvigionamento energetico della Svizzera. All'improvviso, interessava meno il clima globale e molto di più di avere sufficiente caldo in inverno ed elettricità per le case e le imprese. Ciò ha accelerato la transizione energetica a velocità record, malgrado i processi politici in Svizzera di solito siano molto più lenti.
Lei parla dell’offensiva solare e della promozione dell’energia idroelettrica decise dal Parlamento nell’autunno 2022, e subito entrate in vigore.
In Svizzera, il fotovoltaico è stato a lungo visto come un'alternativa, un capriccio verde, come una tecnologia soft. L'energia solare è ora vista come un modo per rendere il paese più autosufficiente nell'approvvigionamento. È diventato una realtà il modo in cui la Svizzera vuole plasmare il proprio futuro energetico. Si è formata un'alleanza tra i Verdi e la destra e proprietari di case un tempo scettici sono diventati fan del fotovoltaico. Quindi la realtà della guerra in Ucraina ha messo in moto quasi più dell'onda verde delle elezioni del 2019.
Il suo istituto pubblica un barometro elettorale per conto della RTS. Un anno prima delle elezioni del 2023, lei aveva costatato che l’ondata verde si era indebolita.
Dal punto di vista della comunicazione, i Verdi sono in difficoltà. Certo, il loro grande tema di campagna, il clima e l’ambiente, ha ulteriormente guadagnato importanza dopo il 2019, in particolare a seguito della canicola che si è manifestata in Svizzera durante l’estate 2022. Ma questo argomento oggi non è legato unicamente al loro partito, e il punto di vista è cambiato. Ormai, si discute di energie rinnovabili perfino nelle centrali elettriche e nell’industria. E ci si preoccupa di più della sicurezza dell’approvvigionamento che di ciò che reclamano i Verdi, ossia un modo di vita rispettoso delle risorse. Le elezioni del 2019 hanno fatto seguito ad una fase di benessere economico, mentre si succedono attualmente le crisi. Le preoccupazioni percepite come idealiste, come quelle portate dai Verdi, faticano maggiormente ad imporsi.
Nel 2019, sono state elette in Parlamento più donne che in qualsiasi altro momento dall'introduzione del suffragio femminile nel 1971. La percentuale di donne nella camera grande, il Consiglio nazionale, è salita a oltre il quaranta per cento. Ciò si è fatto sentire anche politicamente?
Sì. L'elezione di queste donne nel 2019 era anche in qualche modo diretta contro il cliché del maschio alfa conservatore, che aveva a lungo prevalso nella politica svizzera, sia a destra che a sinistra. Oggi il Parlamento è diventato più aperto e progressista e riflette gli sviluppi sociali. Questo è dimostrato, ad esempio, dalle decisioni prese a proposito dell’accudimento dei bambini al di fuori della famiglia. Questo tema è ora preso sul serio come problema, mentre la Svizzera si è a lungo aggrappata a modelli conservatori. Anche il matrimonio per tutti è nato durante questa legislatura, segno di maggiore apertura della società.
Nel 2022, le fratture di genere si sono riaperte. Gli uomini hanno battuto le donne in maniera inabitualmente chiara durante la votazione sull’aumento dell’età di pensionamento delle donne.
La riforma dell’AVS concerneva direttamente le donne, l’età del loro pensionamento e le loro prospettive di lavoro. Questo tipo di argomento, che ha un impatto così diretto su un solo sesso, è raro. In questa misura, il voto sull’AVS non cambia il quadro generale. Tuttavia, ci ha reso più consapevoli: la politica di genere va oltre lo stile di vita. Si tratta di politica sociale classica, di sicurezza economica. Si trattava in particolare di un'indicazione per il PS.
Il Partito socialista ha respinto la riforma dell’AVS, che era uno dei principali progetti della legislatura, e ha perso solo di misura, contro ogni aspettativa, di fronte al campo borghese unito.
La votazione sull’AVS ha mostrato che i temi concernenti la sicurezza sociale, in particolare quella delle donne, possono mobilitare al di là dell’elettorato del PS. Nel contempo, alcune cerchie del partito tendono a enfatizzare i temi della politica identitaria, culturalmente polemici, ciò che può scoraggiare i potenziali elettori. In periodi di crisi come quelli che attraversiamo, i partiti traggono vantaggio dai temi nei quali sono ritenuti competenti: la politica sociale per il PS e l’economia per il PLR.
Nel 2019, tutti i partiti di governo hanno perso degli elettori e dei seggi in Parlamento: il PS, il PLR, Il Centro e, ancora più nettamente, il grande partito conservatore dell’UDC. Quest’ultimo ha attualmente riguadagnato terreno?
Non proprio. L’UDC resta il partito che conta il maggior numero di elettori in Svizzera. Durante la pandemia di coronavirus, ha preso posizione contro le misure sanitarie e trovato così i favori dei coronascettici. Ma ciò ha anche fatto paura ad alcuni, come pure le posizioni pro Putin a proposito della guerra in Ucraina. A questo va aggiunto il fatto che il suo concorrente, il Partito liberale radicale, con il suo nuovo presidente Thierry Burkart, si è riallineato un po' più alla borghesia e alla destra. L’UDC cerca un grande tema di campagna.
Al partito conservatore mancano forse dei temi stimolanti?
Fino alle elezioni del 2015, l'UDC ha ottenuto un forte impulso soprattutto dai temi dell'Europa e della migrazione. Questo gli ha permesso di distanziare per anni gli altri partiti. Ora questo è cambiato. In materia di politica europea, il governo svizzero ha dato prova di una certa prudenza e l’UDC non ha più munizioni da utilizzare contro di esso. La problematica dell’immigrazione ha perso peso, in particolare a causa della penuria di manodopera in Svizzera. Ma se nei prossimi mesi il tema degli stranieri dovesse tornare di interesse pubblico, anche l’UDC potrà mobilitarsi meglio che nel 2019.
Schweizer Revue
Intervista di Susanne Wenger
Perché la politica europea non è avanzata dopo le ultime elezioni? Quanto sono stati stabili gli equilibri politici in tempo di crisi? Scoprite le risposte di Michael Hermann nella nostra edizione online: revue.link/hermann
Michael Hermann, di origine bernese, è proprietario e direttore dell’istituto di ricerca Sotomo di Zurigo. Esperto in geografia sociale e autore di libri, egli analizza la politica e la società svizzera da numerosi anni. Foto Frank Brüderli