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I quesiti del grande Dürrenmatt sulla Giustizia

    Uno scrittore svizzero tra i più apprezzati nel mondo

    È lo scrittore e drammaturgo svizzero più conosciuto al mondo per i suoi capolavori: Friedrich Dürrenmatt.

    Era nato a Konolfingen vicino a Berna 100 anni fa, ne1921.
    Spesso in chiave grottesca, gli piaceva rendere palesi mentalità ristretta e comportamenti infimi dietro il placido vivere della società benpensante svizzera.
    Tra i suoi lavori, tradotti in molte lingue, “La visita della vecchia signora”, in versione musical, è stata protagonista nel celebre Broadway theatre a New York. Altre sue opere, come “I fisici “ sono state rappresentate nei più grandi teatri o sono divenute il soggetto di film di successo come “La promessa”.
    Nella sua prolifica carriera ha spaziato dal romanzo poliziesco ai testi autobiografici e di saggistica. Essenziale per lui il concetto della libertà e dell’individualità dei singoli come base di una sana società umana.

    Insieme ad un altro illustre connazionale, lo scrittore e architetto Max Frisch, Dürrenmatt è stato un importante rinnovatore del teatro di lingua tedesca. Nelle sue opere, che siano racconti o romanzi gialli, Dürrenmatt pone questioni legate all’uso della scienza, al Caso, alla religione, insomma, c'è tutta la visione allargata e profonda tipica dell’individuo che “vede oltre”.

    Basti pensare a cosa disse in un’intervista negli anni ’90: «Abbiamo costruito un mondo da catastrofe. Un addetto di laboratorio distratto può causare l’esplosione di una fabbrica di bombe atomiche (…) o a un ingegnere genetico possono sfuggire delle colture di virus… la nostra strada porta dritto a un mondo di pannes apocalittiche. Per questo la letteratura deve chiedersi se l’umanità non si trovi in una crisi evoluzionistica e stia andando verso la propria fine».

    La commedia umana
    Nelle sue opere di narrativa troviamo “Giustizia”, molto letto dagli avvocati più colti, la cui trama ci mostra i limiti della giustizia penale (da intendersi riferito anche a tutta la giustizia ordinaria) rendendoli comprensibili anche al comune lettore per via di logica.

    Un libro definito “geniale e anti-poliziesco”, un romanzo giallo che nelle prime pagine ci svela l’assassino, il consigliere cantonale Kohler che uccide il professor Winter. Qual è il movente? Il comandante a capo delle indagini fa di tutto per scoprirlo: «Il comandante era disperato ... Un omicidio senza motivo per lui non era un delitto contro la morale, bensì contro la logica». Mentre il consigliere Kohler se la gode in galera intrecciando ceste di vimini e interloquendo amabilmente con i suoi carcerieri, il suo difensore, un avvocato di bassa lega, sarà ingaggiato dallo stesso Kohler affinché realizzi un’ipotesi diversa, cioè trovi un altro possibile assassino. Il povero avvocato sarà presto catapultato in una storia parallela che coinvolge totalmente i lettori, impegnati nel conoscere il motivo dell’uccisione del professore e soprattuto nel capire come possa essere così allegro e felice un uomo chiuso in carcere.

    Oltre al valore narrativo di un testo che mantiene una continua stupefacente suspence, occorre sottolineare come la trama sia un pretesto per evidenziare importanti questioni etiche. Attraverso le sue note grottesche, Dürrenmatt esprime in modo eccellente la farsa della commedia umana e della inottenibile giustizia.

    È possibile la giustizia?
    Quello della giustizia è un tema caro a Dürrenmatt, e ne farà il fulcro di tante altre opere come La Panne, La promessa, Il giudice e il suo boia.
    Per Dürrenmatt la giustizia è irraggiungibile, le carte processuali sono un labile tentativo di inquadrare le vicende umane basato su piccoli o grandi compromessi, su possibili vittorie o perdite di cause per vizi di forma ed altri tecnicismi e sul possibile se non frrequente “errore umano” nell’interpretazione dei fatti da parte di investigatori e giudicanti.

    Al contempo e al contrario, fatti e comportamenti esecrabili passano inosservati in una assurda normalità e non sono minimamente considerati condannabili dalla giustizia umana… Quindi, credere nella infallibilità degli operatori della legge o delle indagini che dovrebbero appurare la verità è di per sé una visione utopistica della realtà.

    “La promessa” è un romanzo giallo che meglio non potrebbe descrivere tale desolante convinzione di Dürrenmatt.
    Questo libro divenne un film diretto da Sean Penn nel 2001, con lo stesso titolo nella versione italiana, “La promessa”, da molti ritenuto un capolavoro, vedibile e scaricabile dal web.

    Il film sorvola abbastanza sulla connotazione filosofica del nostro scrittore (sua l’affermazione: «Io non scrivo polizieschi, io scrivo filosofia») sull’impossibilità di realizzare la giustizia tenendoci in balia del caso, e punta piuttosto sul ritratto psicologico del mitico poliziotto di Zurigo, Matthäi, reso in modo splendido dall’ultima grande interpretazione di Jack Nicholson, che si muove alla ricerca dell’assassino nel suggestivo paesaggio del Nevada (anni prima, la miniserie Rai con l’attore Rossano Brazzi, più fedele al romanzo di Dürrenmatt, era stata ambientata in Svizzera).

    Dürrenmatt pittore
    Anche in ambito pittorico volle essere il distruttore del conformismo dei benpensanti. Dürrenmatt disse un giorno che la scrittura era la sua professione e la pittura la sua passione. Aveva cominciato da ragazzino con disegni e quadri e proseguì, da autodidatta, per tutta la vita. Un giorno, il giovane Friedrich scrisse al padre: «Devo dedicarmi alla pittura o alla scrittura? Ho una vocazione per entrambe».

    Svariati i temi affrontati sulla tela, dai soggetti mitologici a quelli religiosi con uno stile che risente dell’espressionismo tedesco. La stessa drammaturgia espressa in scrittura la riverserà in molti quadri, eseguiti con tecniche varie, rappresentando pungenti caricature di personaggi o ambienti autorevoli come in “Guerra dei critici” che prende di mira l’imprenditoria editoriale.

    Non con la penna ma a colpi di pennello proseguiva, come detto, il suo racconto dissacratorio della società perbenista elvetica. Emblematica, tra le altre, la tela intitolata “L’ultima assemblea generale dell’istituto bancario federale”. «I miei disegni non sono lavori accessori alle mie opere letterarie, ma i campi di battaglia disegnati e dipinti su cui si svolgono le mie lotte, le mie avventure, i miei esperimenti e le mie sconfitte di scrittore».
    Il Centre Dürrenmatt Neuchâtel contiene una mostra permanente con 1000 opere originali e diversi quaderni con disegni.

    Vita privata
    Friedrich Dürrenmatt, primo figlio di un pastore protestante, ha studiato filosofia a Berna e Zurigo. Era di carattere gioviale e assai generoso con il mondo dell’arte, dava soldi con molto tatto ad artisti e colleghi scrittori. Sposato in prime nozze con l’attrice Lotti Geissler, vivrà a Neuchâtel dove si impone sia come drammaturgo sia come pittore. Dürrenmatt era apprezzato per la sua simpatia, amava i vini bordeaux che conservava in una grande cantina, e deliziava i suoi interlocutori con racconti zeppi di intriganti e divertenti vicende.

    Spesso trascorreva intere notti ad osservare il cielo con il suo telescopio. Sono famose molte sue affermazioni che denotano il suo spirito anticonformista, tra le quali: «Il fine dell’uomo consiste nel pensare, non nell’agire. Qualsiasi sciocco è in grado di agire» e, ancora: «È sui governanti che bisogna vigilare, non sui governati!».

    Morì per cause legate ad un infarto, 30 anni fa, nel 1990. Da allora, la sua popolarità a livello internazionale si è mantenuta intatta grazie all’universalità del suo messaggio.

    Annamaria Lorefice
    lorefice.annamaria@gmail.com

    Friedrich Dürrenmatt (1921-1990)drammaturgo e scrittore svizzero di fama mondiale

    "Giustizia", uno dei libri imperdibili di Dürrenmatt, iniziato nel 1959, tralasciato e poi terminato nel 1985. In copertina la foto di un suo dipinto

    F. Dürrenmatt, "L'ultima assemblea generale dell'istituto banca rio federale", 1966, collezione Centre Dürrenmatt Neuchatel