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Il nuovo concetto di neutralità svizzera

    Intervento dell’Ambasciatrice Schmutz Kirgöz a TG2 Post

    Il 28 marzo la nostra Ambasciatrice in Italia, signora Monika Schmutz Kirgöz, ha partecipato a TG2 Post, una rubrica informativa molto seguita del secondo canale RAI, condotta da Manuela Moreno.

    In questa edizione, presenti anche il direttore Gennaro Sangiuliano e l’Ambasciatore Giampiero Massolo, presidente dell’Istituto per gli studi di politica internazionale, si discuteva dell’ipotesi di nuovo status di neutralità dell’Ucraina quale possibile contributo ad una via d’uscita dal conflitto. Per questo motivo è stata invitata a partecipare la rappresentante di un Paese che ha al suo attivo quasi quattrocento anni di neutralità internazionale, posizione maturata a seguito della storica battaglia di Marignano, svoltasi alle porte di Milano.

    Una neutralità internazionale “riconosciuta, armata e attiva”, ha spiegato l’Ambasciatrice, che ha voluto chiarire la posizione della Svizzera nei confronti del conflitto ucraino, espressa ufficialmente dal presidente della Confederazione, Ignazio Cassis: la Svizzera mette la sua neutralità al servizio della diplomazia internazionale per evitare che si ricorra alla peggior soluzione, cioè le armi per risolvere i conflitti, ma neutralità non significa indifferenza. Per questo la Svizzera ha sinora ripreso i pacchetti di sanzioni decise dall’Unione Europea contro la Federazione Russa. «Pur non essendo membri dell’UE – ha chiarito l’Ambasciatrice – siamo parte della medesima comunità di valori; questa era la decisione giusta da prendere di fronte ad una aggressione militare». Decisione quest’ultima molto importante sul piano strategico, perché evita che la Russia aggiri le sanzioni dell’Unione Europea attraverso un paese che non vi ha aderito.

    Nella stessa direzione va la richiesta della Confederazione di congelamento degli assets russi gestiti dalle banche svizzere – che complessivamente si stimano ammontare a 150 miliardi di dollari – nella parte in cui risultino riconducibili ad una lista di 870 personalità, attualmente sanzionate. Trattasi di persone – ad esempio oligarchi – ed entità che hanno un ruolo nella minaccia all’integrità ucraina e che includono soggetti che sostengono finanziariamente o materialmente l’aggressione nei confronti di Kiev (fonte: RSI News).

    È evidente che lo sforzo della Svizzera di mantenersi neutrale nel corso degli anni è legato anche al suo ruolo di mediatrice, che verrebbe danneggiato da una aperta presa di posizione a favore o contro una delle parti in conflitto. Essa interpone i suoi buoni uffici, mantenendo in comunicazione tra loro quei paesi che non hanno relazioni diplomatiche (è il caso del rapporto tra Georgia e Russia, o tra Iran e Stati Uniti). E questo è uno scenario che potrebbe presentarsi a breve anche per la Federazione Russa, che sta subendo un isolamento diplomatico da parte di molte istituzioni presso le Nazioni Unite.

    In questa occasione però la neutralità svizzera ha subìto una evoluzione in nome della condivisione di principi universali, la cui violazione non può essere accettata. Si tratta di una posizione di compromesso tale per cui la Svizzera – ha chiarito l’Ambasciatrice – pur avendo ripreso le sanzioni, non invia armi, né possono transitare dal suo territorio armi dirette in Ucraina. In altre parole la Svizzera non può perdere il suo fondamentale ruolo di mediatrice, anche considerando che – secondo gli esperti – questa guerra potrà essere terminata davvero solo dal negoziato.

    Per quanto riguarda la dipendenza dal gas russo, l’Ambasciatrice ha spiegato che la situazione in Svizzera è un po’ più rosea, grazie alla sua geografia favorevole che consente di sfruttare le montagne e l’acqua per ottenere energia idroelettrica. La Svizzera è infatti dipendente dal gas solo per il 15%, di cui la metà è gas russo, acquistato non direttamente, ma attraverso la Germania.

    Le domande della conduttrice si sono poi spostate sull’esercito svizzero, argomento che suscita sempre un certo interesse da parte della comunità internazionale. L’Ambasciatrice ha spiegato che la Svizzera ha un esercito che si basa sulla partecipazione dei cittadini, obbligatoria per gli uomini di età compresa tra 18 e 32 anni, e facoltativa per le donne. «Nella nostra Ambasciata – ha riferito – vi è una addetta alla difesa, prima ed unica donna ad avere questo ruolo in Svizzera».

    Non è mancato un momento gossip, quando la conduttrice ha chiesto conferma di una notizia, rimbalzata in questi mesi dalla stampa internazionale, secondo cui una atleta russa molto vicina a Putin, dal quale avrebbe avuto dei figli, manterrebbe il suo domicilio stabile in Svizzera… il tema resta ancora in sospeso.

    Il bilancio della presenza svizzera alla trasmissione televisiva ci sembra molto favorevole. Le posizioni espresse hanno dato l’immagine di una Svizzera responsabile e attenta, pronta a ridiscutere prudentemente le proprie posizioni abituali in nome di una condivisione di valori irrinunciabili.

    Grazie, Ambasciatrice, per aver rappresentato in maniera esemplare la nostra Nazione.

    Andrea Giovanni Pogliani
    Presidente Associazione Gazzetta Svizzera